“Orfeo e Euridice” – Più forte del fato

“Orfeo e Euridice” – Più forte del fato

Tosi Siragusa

“Orfeo e Euridice” – Più forte del fato

sabato 21 Agosto 2021 - 11:04

O della vana ricerca di conoscenza e rappresentazione dell’Aldilà

Per la Sezione Tindari “Prosa” Orfeo e Euridice ha degnamente tenuto luogo della mancata messa in scena di “Quadri di una rivoluzione” di Tino Caspanello, che, per ragioni di non adesione alle politiche organizzative legate al Covid-19, ha scelto di non proseguire le rappresentazioni stesse.

Anche la piece “de qua” era stata oggetto di spostamento di data e location: era stata infatti dapprima programmata per il 6 agosto nel solco della Rassegna “Palcoscenico Aperto” c/o il sito archeologico regionale Villa Romana di Patti.

La splendida produzione del “Teatro dei due Mari” ha potuto finalmente godere, al Teatro Antico di Tiindari, dell’interpretazione di una attrice d’eccezione, l’eccelsa Viola Graziosi, come sempre piena di grazia e di incanto, nel suo nero non luttuoso, ma lieve, che in trasparenza ne ha rivelato la bellezza (anche esteriore)…Una perfetta Euridice, molto presente a se stessa, meno diafana e più di contenuto…una bella sostanza, sapientemente rappresentata, mettendo in valore pienamente il perfetto testo, lo script di Claudio Magris, “Lei dunque capirà”, realizzato per esorcizzare la scomparsa dell’amata moglie, che è stato in linea con la qualità della sua pregressa scrittura, ove ogni termine in uso è sempre ben incastrato nel complesso insieme, non trovandosi mai un dettaglio fuori posto. Scrittura struggente, quasi “fisica”, a singhiozzo, con alternanza di toni, passando continuamente da espressioni gergali e colloquiali ad altissime aperture poetiche. La parola, protagonista, è intervallata dalla musica: lo spettacolo è in realtà una riduzione di quello originale, ove è presente anche una piccola orchestra, chiamata ad eseguire gli splendidi brani tratti dall’omonima opera di Gluck, qui riprodotti in registrazione, musica che ha costantemente accompagnato la rappresentazione lungo tutto il suo percorso, rendendo ancora più densa e commovente la storia.

La garbata e raffinata presenza di Graziano Piazza, dolente Orfeo, tutto in bianco, una delicata figura ridisegnata a mezzo della narrazione della defunta compagna, che si rivela vero perno della coppia, lei forte e concreta.

Uno studio certosino sulla psiche dei due personaggi della mitologia, di una riscrittura densa e significante, che restituisce un differente senso alla loro storia, mettendo in luce gli anfratti più oscuri delle loro anime per scandagliare ogni moto, scrutandone le correlazioni.

Si scava e si scova in questa mise en espace, fino a scarnificare la materia trattata e giungere all’essenza, mettendo la sordina a tutto il resto…Cosa residua allora? La relazione fra due personalità, ciascuna a suo modo forte, ma con dominanza di quella femminile, che permea di sé l’elemento maschile, lo rende conforme a quel che pensa voglia e debba essere.

Una sorta di inquietante Musa del Genio, questa Euridice, ispiratrice, e non solo, dell’Opera Omnia del Suo Uomo, fattosi materia plasmabile. Si rivolge al fantomatico Presidente della “Casa di Riposo”, Euridice/Viola, ringraziandolo in primis per quello speciale permesso accordato al vedovo, unico dal Regno dei Vivi, ad aver avuto quella concessione ad addentrarsi nel Regno dei Morti: Lei potrà dunque far ritorno sulla terra, al seguito del compagno che non ha accettato di essere rimasto privo del suo “specchio”, e pur di riaverla scende negli Inferi. E chiuso nella sua disperazione, Orfeo/Graziano è incapace di condurre ancora una esistenza degna, privato della Sua guida e dunque…azzarda l’inumana prova, ma…..

Dal racconto di Euridice apprendiamo, avvinti, che anche in quest’ultima situazione è stata forte protagonista: reputando, infatti, che il compagno di una vita avrebbe anelato conoscere ciò che è negato ai mortali, cioè cosa si nasconde nel dopo-esistenza, per poterlo per primo rappresentare e palesare, per non frustrare quelle Sue aspettative, non essendo in verità venuta da morta a capo di nulla, lo chiama a gran voce, quasi giunti al limitare estremo, e Orfeo, come previsto….si volta indietro.

Tutto è compiuto, le loro dimensioni sono ancora divise e Orfeo ripiomba nel suo sordo dolore di vivente.

Rappresentazione sofferta, lucidamente razionale nella direzione valente di Graziano Piazza, che una volta ancora guida la Sua Musa di grande personalità…la sua Viola, con superbi esiti, fortemente apprezzati dagli spettatori in quel di Tindari, che hanno espresso giusta condivisione altresì verso la dedica della piece alla grandissima interprete, da poco scomparsa, Piera Degli Esposti.

L’esemplarità delle figure di Orfeo e Euridice, il primo figlio di Apollo e Calliope, esperto in musica e poesia, eccelso suonatore della lira, e la Ninfa, sua amata consorte, deceduta nel giorno delle nozze per il morso di un serpente, per sfuggire alle mire insidiose di un altro uomo, è stata riportata in rappresentazioni letterarie – nelle Georgiche e nell’Eneide di Virgilio, nelle Metamorfosi ovidiane – come in testi più attuali, ove è stata ritratteggiata – in Camus, in Cocteau, solo per citarne alcuni -; anche le arti visive pittoriche hanno consacrato il bel mito – da Tiziano a Moreau, fino a giungere a Kokoschka Blake e Chagall – ; anche la musica ha contribuito a rendere immortale quelle amate figure: oltre al già citato Gluck, si annovera l’Opera pregressa di Monteverdi. Differente è stato anche il significato riferito al mito stesso, secondo le varie accezioni, con preferenza del concepire Euridice quale anima di Orfeo, che dunque disgiunto da essa, non può più percorrere la sua esistenza in armonia.

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