Rinviati a giudizio i fratelli Di Blasi e gli altri due indagati al centro delle "rotte del rame" scoperte dalla Procura di Messina.
Sarà il processo a stabilire se le accuse mosse nei confronti dei fratello Di Blasi sono fondate. Sono state tutte rinviate a giudizio, infatti, le persone coinvolte nell’inchiesta Red Carpet sul riciclaggio di rame rubato tra Caltanissetta, Messina e Pisa. La decisione è arrivata al termine dell’udienza preliminare di ieri. Processo a partire dal prossimo 27 maggio davanti ai giudici della I sezione Penale per Alberto, Antonino e Luciano di Blasi, della “Fratelli Di Blasi”, Lucia Spadaro della Metal rottami s.r.l.” di Venetico e Maurizio Pintabona, 38 anni. Per loro il pool di pm titolari del caso, Roberta La Speme ed Antonio Carchietti, coordinati dall’aggiunto Sebastiano Ardita, hanno ribadito la richiesta di rinvio a giudizio. Ha patteggiato 2 anni, invece, un sesto indagato, un cittadino albanese coinvolto nei furti di rame.
Ai fratelli Di Blasi, difesi dall’avvocato Salvatore Silvestro, viene contestato di aver acquistato rame rubato a circa 3 euro al chilo da diverse parti del nisseno, stoccarlo nel messinese poi trasferito in altre aziende italiane per la successiva fusione e reintroduzione nel mercato legale.
L’indagine, scattata lo scorso luglio e sfociata in 4 arresti a settembre, ha permesso ai Carabinieri di svelare la “catena di montaggio” di un fenomeno, quello dei furti di oro rosso, che da tempo imperversa un tutta l’Italia, con maggior specificità nel territorio siciliano.
In poco meno di due mesi, l’inchiesta ha messo in luce il ruolo delle aziende messinesi, dove c’erano veri e propri centri di raccolta e smistaggio del materiale ferroso rubato principalmente dagli impianti Enel delle comunità agricole di Caltanissetta.