La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio dei fratelli Di Blasi, titolari del centro di stoccaggio di via Don Blasco da dove il rame rubato nel nisseno partiva per il resto d'Italia, "riciclato".
Va la vaglio preliminare l’inchiesta della Procura di Messina su un giro di riciclaggio di rame tra Messina e Caltanissetta. Al centro dell’inchiesta i fratelli Alberto, Antonino e Luciano di Blasi, della “Fratelli Di Blasi” e Lucia Spadaro della Metal rottami s.r.l.” di Venetico.
Per loro il pool di pm titolari del caso, Roberta LA Speme ed Antonio Carchietti coordinati dall’aggiunto Sebastiano Ardita, hanno chiesto il rinvio a giudizio e l’udienza è stata fissata al prossimo 23 febbraio.
Ai quattro, arrestati a settembre scorso, viene contestato di aver acquistato rame rubato a circa 3 euro al chilo da diverse parti del nisseno, stoccarlo nel messinese poi trasferito in altre aziende italiane per la successiva fusione e reintroduzione nel mercato legale.
L’indagine, scattata lo scorso luglio, ha permesso ai Carabinieri di svelare la “catena di montaggio” di un fenomeno, quello dei furti di oro rosso, che da tempo imperversa un tutta l’Italia, con maggior specificità nel territorio siciliano.
In poco meno di due mesi, l’inchiesta ha messo in luce il ruolo delle aziende messinesi, dove c’erano veri e propri centri di raccolta e smistaggio del materiale ferroso rubato principalmente dagli impianti Enel delle comunità agricole di Caltanissetta.