La Polizia ha indagato sui protagonisti dell'operazione Ottavo Cerchio istallando sui loro smartphones un software spia, che ha svelato gli episodi di corruzione a Messina
E’ stato un virus spia a permettere agli investigatori della Squadra Mobile di svelare il sistema messo in piedi da Tavilla e Micali per ottenere lavori pubblici e far scattare il blitz Ottavo Cerchio.
Gli agenti ai comandi del capo della Mobile Antonio Sfameni e del dirigente della sezione Criminalità Simone Scalzo sono riusciti infatti a istallare un trojan che ha trasformato i telefoni di Micali, Antonio Bonaffini e Maurizio Tavilla in un vero e proprio microfono. Il virus si attiva lanciando il link che gli investigatori sono riusciti ad inviare agli smartphones dei tre.
“Un utilissimo strumento di indagine”, lo ha definito il procuratore aggiunto Rosa Raffa, titolare del caso. Per le indagini che non riguardano la criminalità organizzata, infatti, le più recenti norme sulle intercettazioni hanno ristretto parecchio il ventaglio delle ipotesi in cui queste possono essere praticate. Sono rimaste “schermate” agli orecchi dei poliziotti, ad esempio, le abitazioni di tutti gli indagati, che neppure il software spia può violare.
Ma il fiuto dei poliziotti ha capito che servivano altre cimici, che gli agenti sono riusciti abilmente a piazzare nelle auto dei principali protagonisti della vicenda.
Il trojan lo si può usare grazie ai cinque stelle. La signora Gelmini in aula giorni fa tuonò contro il suo utilizzo.