Padroni senza cuore, la nuova frontiera dell'abbandono è la rinuncia di proprietà

Padroni senza cuore, la nuova frontiera dell’abbandono è la rinuncia di proprietà

Alessandra Serio

Padroni senza cuore, la nuova frontiera dell’abbandono è la rinuncia di proprietà

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sabato 07 Settembre 2024 - 17:00

A Messina in calo i cani abbandonati per le vacanze ma sempre più rinunciano ai piccoli amici perché diventati "ingestibili". L'Aipae spiega perché

Messina – L’estate sta andando in soffitta e per fortuna, spiegano le associazioni animaliste, nel 2024 non c’è stato il consueto boom di cani abbandonati in vista delle vacanze. Come l’anno scorso, però, va crescendo il numero delle persone che rinunciano, magari dopo anni, ai loro compagni a 4 zampe perché considerati non più gestibili.

Cani piccoli ma che diventano “ingestibili”

“Ho ricevuto tante richieste in poche settimane, richieste che sono sempre di più – racconta Cristina Lombardo di Aipae Messina ( in foto insieme a Davide Crimi, un altro volontario) – di persone che hanno adottato cani di piccola taglia e dopo 3, 4 anni, non vogliono più tenerli perché diventati sempre più “ingestibili”. Sono cani diventati progressivamente più aggressivi o “abbaioni”, movimentati, e che magari in presenza di un bambino piccolo chi li ha adottati non si sente più di tenerli.

Adottare con coscienza

I numeri in crescita di questo fenomeno per la responsabile messinese dell’Associazione Internazionale Pianeta Animali Ecozoofila vogliono significare una cosa precisa: “Spesso la gente adotta cani senza rifletterci abbastanza, convinti che siano comunque gestibili perché di piccola taglia. Si rende poi conto che non è un soprammobile ma un cane in carne e ossa, con i propri bisogni e la propria indole, di cui la taglia non è mai indicativa”.

La “vittima preferita” è per esempio il jack russell, un cane molto richiesto. Un genere di cane però molto attivo, di indole vivace. O il chiwawa, un altro cane molto gettonato perché di dimensioni ancora più contenuti ma che ama molto giocare, socializzare, ha bisogno di movimento e di una gestione specifica altrimenti rischia di diventare appunto difficilmente gestibile, se non aggressivo.

“L’ultima richiesta risale a qualche settimana fa: una signora vorrebbe separarsi dal proprio chiwawa, dopo diversi anni, perché sarebbe diventato addirittura aggressivo. Le ho spiegato che ovviamente per essere adottabile il cane doveva prima essere portato da un comportamentista. Mi ha spiegato che piuttosto che farlo si sarebbe tenuta il cane”.

Addestratore, questo sconosciuto

Se non è ancora abbastanza diffusa l’abitudine di informarsi bene sulle caratteristiche dei cani che si adotta quella di rivolgersi ad un addestratore e comportamentista lo è ancora meno. “E’ una opzione non considerata nella maggior parte dei casi – racconta Cristina, piuttosto ci ci separa dal proprio amico dopo anni che sembravano di amore incondizionato”.

Il mercato nero dei cani

Il problema però non è soltanto chi adotta. Ma anche chi affida i cani spesso lo fa a cuor leggero. Dal mercato nero dei cuccioli alle cucciolate casalinghe, il panorama delle adozioni senza criterio è vasto e fuori controllo. “Come associazione ci impegniamo molto nel valutare gli adottanti che si candidano, valutiamo il loro stile di vita e la compatibilità con i vari cani che candidiamo alle adozioni per tutto il tempo che serve. Siamo spesso criticati perché considerati troppo severi, ma storie come quelle di Rey spiegano bene perché lo facciamo, e purtroppo non si tratta di casi isolati.

Gli affidi a cuor leggero, la storia di Rey

Rey, del quale ha raccontato Giuseppe Fontana oggi ha trovato casa idonea in centro Italia. Ma prima è stato dato in adozione tramite una associazione della provincia ad una famiglia del messinese. In poco tempo è diventato una rinuncia di proprietà e finito in un canile di Bari. “Qui era un numero di matricola, relegato e triste. Quando l’ho scoperto è stato un colpo al cuore e ho provato a farlo adottare. Riuscendoci, per fortuna per Rey.

Le rinunce di proprietà negli ultimi due anni sono aumentate anche a seguito della crisi economica, spiega Cristina, che registra sempre maggiori richieste di aiuto da parte di famiglie che non vogliono separarsi dal proprio cane o gatto ma non ce la fanno a far fronte alle spese. Gli alimenti per animali sono infatti sempre più cari e anche gestire una colonia felina si è trasformato in un impegno serio.

2 commenti

  1. Sono sempre bravi questi di queste associazioni, pronti ed impavidi a dare contro le persone, subito si sentono in dovere di poter giudicare e far passare per mostri chi purtroppo, a differenza loro, non dipende da un peloso, ma mica ti danno croccantini gratis, antiparassitari gratis, ti pagano il veterinario, c’è moltissima gente più di quanto loro immaginano che hanno il cane o il gatto e che lo vogliono tenere , ma, grazie al governo, non ha i soldi neanche per comprare il pane ai propri figli, eppure fa lo stesso sacrifici, prima di pensare a prodigarvi per giudicare, create tramite isee una possibilità di fare un banco alimentare per famiglie che vogliono tenerseli ma hanno gravi difficoltà economica, poi infine forse si potrà giudicare per adesso giudichiamo voi.

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  2. bisognerebbe fare un vero test psichico a chi vuol tenere animali da compagnia

    non tutti possono tenerli questo è il problema

    è per i randagi purtroppo bisognerre cominciare con le sterilizzazioni di massa visto che i canili non bastano

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