Coraggio e voglia di verità. E' con queste parole che tutti lo ricordano nella due giorni che varie associazioni e la famiglia hanno organizzato a Barcellona Pozzo di Gotto per celebrarne la memoria
L’8 gennaio di venti anni fa a Barcellona un uomo guidava inconsapevolmente verso il suo destino. Beppe Alfano aveva una passione, la passione per la verità. Malaffari, attività mafiosa, traffico di armi. C’era questo e molto altro nelle inchieste che conduceva. Instancabile, curioso, coraggioso. Aveva tutto quello che gli serviva ed era per questo che faceva paura. Era insomma “uno che sapeva troppo”, uno che stava “ficcando il naso dove non doveva”. E in questi casi la mafia che fa? Gli spara tre colpi di pistola a distanza ravvicinata con una calibro 22. A distanza ravvicinata, sì. E ad avvicinarsi era stato proprio Beppe Alfano mentre tornava a casa. Si era accostato con la macchina e aveva abbassato il finestrino. Le considerazioni da questo momento sono le stesse per tutti, anche per chi legge per la prima volta. Ma quella che non conosciamo, che non è stata riconosciuta, è la verità. Beppe Alfano è morto venti anni fa e ancora non si conoscono i mandanti dell’omicidio.
Ma la Sicilia non dimentica, la figlia Sonia Alfano non dimentica, Barcellona non dimentica. Non dimenticare è l’imperativo categorico. Soprattutto quando i tempi sono duri, e oggi come venti anni fa si uccide ancora per le strade del centro, fuori dalla sala di un barbiere o dentro a un bar. Oggi come venti anni fa. E’ questo che fa paura. La mafia forse ha cambiato interessi, ma la firma è sempre la stessa. Ma oggi come venti anni fa c’è una cosa che persiste nel tempo, la passione per la verità. Accolta, diffusa, insegnata, manifestata. Al centro della due giorni che varie associazioni, insieme alla famiglia Alfano, hanno organizzato per celebrare la memoria di Beppe Alfano.
“Non è più tempo di belle parole, servono urgentemente i fatti”. Schiva e diretta il primo cittadino di Barcellona Maria Teresa Collica ha espresso il pensiero di tutti. Il sindaco incoraggia i suoi cittadini perché, è vero, ci sono stati due omicidi mafiosi negli ultimi due mesi, ma non bisogna dimenticare che l’operazione Gotha ha messo in carcere quasi tutti i vertici mafiosi. Collaborazione è quella che la Collica chiede ai suoi abitanti, senza arrendersi al pessimismo e senza fare gli eroi. Solo collaborazione: “Uniti e numerosi faremo valere la nostra forza”.
Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, è arrabbiatissimo: “Con la schizofrenia normativa che abbiamo in Europa non andremo da nessuna parte. Circolano tonnellate di cocaina, ma non è possibile il sequestro e nemmeno il ritardato arresto. Siamo ancora all’abc, da questo punto di vista – e poi continua -, A me dispiace per i colleghi, che se la prendano. Ma dove vogliamo arrivare?”. Per Gratteri l’utopia sarebbe un’Europa federale, con una Procura europea che si interessa di reati federali, di macrocriminalità. “Ma è una strada molto lunga, perché interviene la politica. Per non aspettare altri 50 anni, facciamo piccoli passi: le intercettazioni anche all’estero”.
Il componente della commissione antimafia, il senatore Pd Giuseppe Lumia, descrive Beppe Alfano un giornalista vero, un militante che ha avuto il coraggio di contestare i suoi vertici, un cittadino che ha ispirato la sua vita ai valori della legalità e della giustizia. “La sua lezione è ancora estremamente attuale. Oggi Beppe Alfano è un importante punto di riferimento per il movimento antimafia e per molti cittadini”.
C’è tutto. C’è la rabbia, ma la voglia di andare avanti. C’è il ricordo del passato che diventa spinta per il futuro. E c’è un insegnamento che è costato lacrime e sudore e che è tutto concentrato nelle foto che lo ritraggono, Beppe Alfano, con gli occhi fermi e pensierosi e la testa chinata ma mai abbassata, dove intravedi tutto: testa e cuore. (Giusy Briguglio)
…un vero fascista con la curiosità di un progressista.