A Messina, per la stagione musicale dell’Accademia Filarmonica, si è esibito il grande violinista
Sabato al Palacultura, per la stagione musicale dell’Accademia Filarmonica, si è esibito il grande violinista Uto Ughi, già spesso ospite presso le sale da concerto cittadine, (lui stesso nel corso della serata, dicendosi felice di tornare nella nostra città, ha ricordato una sua esibizione a Messina alla Sala Laudamo).
Il Concerto, in abbonamento, che ha fatto registrare praticamente il tutto esaurito, ha visto il maestro esibirsi con i Filarmonici di Roma, un complesso da camera ben affiatato e da lui magistralmente diretto.
Proprio questo complesso cameristico ha iniziato il concerto, senza Ughi, eseguendo la Sonata n. 3 in do maggiore, delle sei “Sonate a quattro” di Gioacchino Rossini. Sono sei brani che il musicista pesarese compose all’età di dodici anni, i quali mantengono tutt’oggi una miracolosa freschezza. La terza, eseguita in maniera raffinata e precisa da I Filarmonici, è senz’altro la più famosa, ricca di quell’umorismo tipicamente rossiniano.
È entrato finalmente Uto Ughi, che con i Filarmonici ha eseguito il Concerto in la minore BWV 1041 per violino e orchestra Johann Sebastian Bach, nei tempi “Allegro moderato”, “Andante” e “Allegro assai”. È uno dei numerosi concerti composti da Bach per violino, purtroppo ce ne sono rimasti solo due, mentre per altri sono pervenute a noi le trascrizioni per clavicembalo. Si tratta di concerti fondamentali per la storia di questo organico, in quanto all’orchestra d’archi non è affidata una funzione di mero ripieno, ma parti essenziali ed elaborate del concerto; in particolare il primo movimento del concerto in la minore vede il solista e l’orchestra alternarsi con eguale importanza, dando vita ad un meraviglioso equilibrio.
Magistrale l’esecuzione del violinista e dell’orchestra da camera, in particolare per quanto riguarda il secondo movimento, una interpretazione intensa e solenne di questo splendido Andante, mentre qualche incertezza si è notata nell’esecuzione del primo movimento, per il quale però il Maestro ha in seguito, come vedremo, riserbato una sorpresa al pubblico.
Ughi e il suo complesso hanno poi eseguito il “Preludio e Allegro” di Pugnani/Kreisler, un brano scritto da Kreisler, celebre virtuoso del violino vissuto a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento, alla maniera di Pugnani, un musicista settecentesco, brano entrato ormai nel repertorio dei grandi violinisti.
Dopo la piacevole Polonaise n. 1 in re maggiore op. 4, di Henryk Wieniawski, musicista polacco del tardo Ottocento, che tratta il violino in maniera tipicamente slava, quasi zigana, ecco finalmente uno dei brani più attesi che figura stabilmente nel repertorio di Uto Ughi e del quale è padrone assoluto: la celebre “Fantasia sulla Carmen” di Pablo de Sarasate.
Si tratta di una composizione di sicuro effetto: nella Fantasia si ascoltano alcuni fra i più conosciuti temi della Carmen di Bizet, fra cui la celebre Habanera; il violino è assoluto protagonista, e Uto Ughi ha potuto sfoggiare il suo virtuosismo sempre caratterizzato dalla nitidezza del fraseggio, dalla limpidezza e pulizia del suono, anche nei passaggi più difficili e rapidi, dal meraviglioso modo di rendere il “cantabile”, intensamente lirico ma equilibrato, mai scomposto.
Uto Ughi si è ancora una volta dimostrato uno straordinario artista e professionista, strappando applausi fragorosi da parte del numerosissimo pubblico presente, al quale ha concesso ben quattro bis: prima un delicato e suggestivo “Notturno” di Antonin Dvorak; poi “Oblivion”,famosissimo brano di Astor Piazzolla, dalla vena nostalgica e malinconica tipicamente sudamericana, che il musicista argentino compose su commissione di Antonioni per il suo film Enrico IV. Tale brano è stato eseguito da Uto Ughi e il suo gruppo, insieme al Concerto in la minore di Bach, il 26 gennaio, presso l’Aula Paolo VI, al Vaticano, in occasione del Giubileo per il Mondo della Comunicazione (al quale ho avuto la fortuna di assistere), proprio in omaggio al Papa argentino Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco.
A seguire Ughi si è esibito da solo eseguendo in maniera strepitosa il celebre Capriccio di Paganini n.24; infine, con i Filarmonici, – ecco la sorpresa – ha eseguito nuovamente il primo movimento del Concerto di Bach, in quanto, ha poi affermato, la prima volta non lo aveva eseguito bene: una dimostrazione di umiltà che è propria solo dei grandissimi artisti. Inutile dire che questa volta l’esecuzione è stata straordinaria.
