"Silenzio sui beneficiari, sugli altri componenti del sistema, sulla catena di comando". La riflessione del magistrato Salvatore Mastroeni
Come si fa a mandare in carcere gente, ad essere inflessibili, con i piedi nella melma corruttivo clientelare, cui, se pur non si partecipa, resta il puzzo? Molte persone, di quelle in buona fede, si chiedono perché la magistratura non intervenga su reati gravi e palesi in atti del potere. Di più, tra quelle in buona fede, molti lottano contro ingiustizie e storture e denunciano, denunciano.
Il sistema Palamara
A molti mi pare sfugga il rilievo della magistratura, e per altro verso della informazione, per garantire la democrazia. È che vi è una grave situazione di partiti immuni dalla magistratura. Mi sono dimesso dalla magistratura, e non certo perché vittima, pur continuata, e credo da primato, del “cd. sistema Palamara”. No, non riuscivo più ad emettere misure cautelari e condannare. Dopo quasi 30 anni di Procura generale a Caltanissetta di Presidente di Corte di Assise a Palmi e Messina, e poi da gip. Dopo non essermi fatto fermare dalle minacce di morte e di essere sciolto nell’acido della mafia palermitana, con l’aggiunta che pure la statua fatta dalla mia novella sposa (mi ero sposato proprio allora e a Caltanissetta) sarebbe stata a sua volta distrutta nell’acido, e della ndrangheta, con un uomo con arma nascosta nei giornali a chiedermi se avevo la pistola e dirmi che ero un uomo morto, né dalle avocazioni e pareri strani di capi, né da minacce di potenti.
I piedi nella melma clientelare
Per combattere la mafia, per affermare in ogni ambito la legalità, avere l’appoggio di quel popolo italiano, che invochiamo nelle intestazioni dei provvedimenti “IN NOME DEL POPOLO ITALIANO” ci vuole credibilità, non possiamo essere peggio di loro (più una strana impunità che è peggio). Ci sono principi e parole chiave. Una è credibilità, altra coerenza. Come si fa a mandare in carcere gente, ad essere inflessibili, con i piedi nella melma corruttivo clientelare, cui, se pur non si partecipa, resta il puzzo? C’è chi evidentemente sa sdoppiarsi e pretendere solo dagli altri. Intanto, possono autogiudicarsi da soli.
Palamara oscurato
Nel frattempo il tema Palamara è ormai oscurato, i tg, i giornali hanno le loro ragioni di silenzio e del resto mille sono i modi. Del resto sono cessate le confessioni di Palamara i suoi velati messaggi. Avrà capito con un rinvio a giudizio singolo, per fatti minimi, da cui entro il 3° grado troverà ragione, e contenti tutti, che è meglio tacere.Per un certo tempo era lui il personaggio, in senso lato lo stupratore che ha fatto audience. Perdendosi nella “robetta” tra giudici, non volendo capire quando Palamara affermava, che vi è ben altro, e, frase molto significativa, che “si è ancora in tempo per intervenire”. Palamara aveva ragione, e a me pareva ravveduto, avrebbe potuto rivelare cose esplosive se non ghigliottinato come capro espiatorio. La sua lista testi al Csm è un atto di accusa da studiare.
Per ogni posto c’è prima una cena
Diceva giustamente “non mi son svegliato una mattina“, è un sistema diffuso nel tempo e nello spazio. “Non si muove foglia che corrente non voglia”, “per ogni posto c’è prima una cena“. Di passaggio mi faccio domande. E gli altri? I tantissimi partecipi al sistema restano al loro posto, vergogna. E i beneficiari, varie attuali capi ed eccellenze che usavano per diventarlo, e pietivano Palamara e le correnti? Indenni, potenti ed eccellenze. Vergogna!!! E le catene di comando delle correnti, dai singoli Tribunali, dai singoli pareri dei capi degli uffici e dei consigli giudiziari, talvolta più benevoli degli altri?
Basta che Palamara taccia
Non si tocca nulla, tutto resta, decapitiamo Palamara, salvo che taccia, e via. Eppure non è questa la cosa più grave, fatto strame di dignità e meriti, comunque, la media di valore dei magistrati è alta, anche gli amici degli amici in genere valgono, magari un decimo degli esclusi ma va bene. Chi mi ha sconfitto, anche con scelte assurde delle correnti, era comunque un bravo collega. E mille e migliaia sono i bravi colleghi sfiduciati, taluno vittima.
Il peso della politica
Il problema è la dipendenza e, talvolta, la matrice politica della nomina, può condizionare molto, né va bene essere scelti per le proprie connotazioni politiche. Al di là delle intercettazioni, oggettive, lo stesso Palamara ammette “l’orientamento a sinistra” di importanti fasce della magistratura e il peso della sinistra sui giudici e, avrà fatto delitti, ma la conosce perfettamente la magistratura. Quel che rileva, quel che temo, e che sarebbe sotto gli occhi di tutti ma al di là delle mosse di distrazione e disinformazione di massa non si fa emergere, è che il delicato equilibrio dei poteri costituzionali è stato talvolta violato, con i rischi dirompenti connessi, che la giustizia forse sta perdendo una parte della sua indipendenza.
Serve indipendenza dal potere
Anche questa una parola chiave, e non suscettibile di equivoci, non è indipendenza dalla mafia e il crimine, questo è connaturato, né da poveri disgraziati che cadono per sventura nel crimine: no l’indipendenza è dal potere, è dalla politica. Essenziale perché quel principio che “la legge è uguale per tutti” mantenga valore, anche se lo scetticismo avanza. E la riformetta Buonafede, le separazioni delle carriere, le modifiche elettorali, la parità di genere, mi sembrano svincolate da ciò che emerge, tanto fumo negli occhi. Le griglie e criteri di merito ci sono già e severi, ma l’abuso ha imperato lo stesso, si esalta un processato con 10 imputati, non si cita quello fatto dal senza correnti con 300 imputati, 50 ergastoli, 49 conferme della Cassazione. La riforma elettorale servirà solo a privilegiare i PM con ulteriore sbilanciamento del consiglio. Seguo un giuramento, e l’impegno preso, nel giugno 1981, quando incontrai gli uditori di allora, il Presedente della Repubblica Sandro Pertini: “difendete la giustizia e la Costituzione, abbiamo lottato per farla”.
Le intercettazioni
Tanti tasselli, compresa la giustizia, rischiano di travolgere la Costituzione, la libertà, l’Italia. Cosa emerge? Seguo le intercettazioni pubblicate, so che talvolta cambiano con le perizie, talvolta spariscono, ma tengo conto che anche le più gravi non sono ad oggi smentite, neppure dal Colle. I fatti, solo i fatti, magari scordati, minimizzati nascosti, ma parlano da soli, come ben so da giudice. Patronaggio, Procuratore di Agrigento procede contro Salvini. Palamara gli scrive “siamo con te” e anche Legnini, vicepresidente all’epoca del CSM. Oggi, ancora oggi, lui e il presidente Musumeci vengono denunciati ad Agrigento. La competenza Patronaggio contro la destra è una aberrazione e nessuno vede.
Il problema è la democrazia
Non importa Salvini, uguale sarebbe se fosse Renzi, il problema è la democrazia, se i p.m. sono incitati rafforzati motivati contro. Che un politico con poteri al CSM aizzi o faccia aizzare un p.m. contro un nemico politico è di una gravità inaudita, come i silenzi complici. Una p.m. che aveva interrogato la Boschi e disturbato altri PD, chiede il posto di Procuratore, il Csm la silura in modo assurdo come dirà il Tar che annulla. Le reazioni dopo la sentenza del Tar fanno paura: Palamara scrive ad un collega è necessario che Davide intervenga o faccia intervenire Sergio. Il giornale che riporta la intercettazione scrive del vicepresidente del CSM Ermini e del Presidente della Repubblica Mattarella. Palamara poi, in controtendenza, dice, Erbani vuole decidere tutto lui. Erbani, senza smentita, risulta segretario di Mattarella. Del resto tracce di interventi del segretario di Napolitano sono uguali. Di Matteo, alla DNA va a comporre la commissione stragi. Palamara allarmato, e il pm Sicirignano condivide, dice che non è opportuno. Ma Sicirignano dice abbiamo Federico che è sicuro il Procuratore Nazionale antimafia. E Di Matteo viene estromesso. Palamara a Sicirignano: “grande”. Il pm risponde “noi siamo seri”. Intanto Di Matteo risolto. Di Matteo riferisce di non aver avuto il gradimento per il DAP. Nello stesso modo non lo ebbe Gratteri per Ministro. E per le audizioni del processo trattativa emerge quale fosse l’area delle correnti vicine al Presidente. Alla regione Lazio è assunta la moglie di Palamara, lui oggi non conta, i suoi nominati si. Alla riunione di Roma, consiglieri, politici, sotto inchiesta a Roma, brigavano per il Posto di Procuratore a Roma. Cantone è andato Procuratore a Perugia, a dirigere l’indagine Palamara, con i voti laici e di Area.
Le affinità elettive
Mercificate le nomine tra di noi, stracciate le regole, anche le affinità elettive diventano relazioni pericolose, ora entrano in gioco alti poteri e politica, non è solo parte della magistratura che fa politica ma parte politica che cerca di scegliersi i giudici, rectius i Procuratori. L’uovo di colombo dopo mani pulite. Se il Procuratore che io ho contribuito a nominare non inizia l’azione penale, né i pm né mille giudici possono farci niente. Addirittura in un caso di “atto dovuto” si può verificare che si scriva una relazione per l’archiviazione, ledendo la prerogativa del Tribunale dei Ministri. I poteri dei Procuratori sono molto importanti, quasi sempre positivamente.
Bene amici, guai ai nemici
Ma potere immenso sia nell’esercitare l’azione penale, nei mezzi e nei rapporti esclusivi con la stampa ma anche nel non esercitare l’azione penale o teoricamente gestirla per e con richiesta di archiviazione. Nessun controllo su una eventuale gravissima omissione di azione. Posso rubare corrompere fare corruzione, posso fare una strage colposa, una epidemia colposa con 30.000 morti, consentire i contagi e la propagazione di essi, con piani postumi e chiusure regionali tardive, gestire morti di intubati e cremazioni forzate senza autopsie, gestire una continua esenzione dalle norme anticorruzione (per miliardi di mascherine e vaccini?), aggiungerci il segreto di Stato (su fatto proprio è allucinante) se un Procuratore, uno che sia su mille ligi ed imparziali, la pensa come me, se l’ho nominato, posso avere l’impunità. E guai ai miei nemici. Per quello che hanno scritto a tutti i giudici, prima dello scandalo Palamara, area ed md (tacendo significativamente dopo) forse Salvini dovrebbe ricusare una corrente intera. Ma non è Salvini, è la democrazia in gioco.
La politica e la magistratura
Seguo il gruppo Zangrillo, gli eretici, Sara Cunial, Angelo Giorgianni ed altri. Fanno denunzie gravissime. Al Presidente della Repubblica e al procuratore della Repubblica. E tanti denunciano invocano giustizia e i nomi sono il Presidente della Repubblica e i Procuratori. Potrebbe essere un collo di bottiglia molto stretto. Quattro nomine di Procuratori giusti, e si fanno e disfanno i governi, si scelgono le sorti dell’Italia, già a rischio di crollo economico se non dissoluzione nonostante sia un faro di storia e valori morali e culturali e religiosi. I poteri del Presidente della Repubblica sono immensi, se esiste Erbani, totali. Ha un credo politico e una base che lo ha eletto. Eppure la costituzione non dice che i laici devono essere politici, anzi. Eppure basterebbe che in tutte le forme la politica mollasse la presa dalla magistratura, con un vicepresidente apolitico, e un Presidente, che promana sempre da una maggioranza politica, che segua i soli poteri costituzionali, senza gradimenti e veti e senza segretari onnipotenti, e non venissero consentite scelte politiche, più l’obbligo di astenersi con i soci di corrente e si potrebbe sperare. Se no, la democrazia è andata. E non sarà salvata certo da chi la viola. Perderemo la libertà nel silenzio della ragione e delle coscienze.
E vedendo tanti tasselli che stanno andando a posto, la concentrazione dei poteri, linee decisive per il paese il futuro e i giovani scelte in segrete stanze, la stessa gente, tra impotenti, indifferenti, lacchè in mala fede e i manipolati ed impauriti, il “piddinismo” infiltrato ovunque, potere, cultura, stampa, scuola, un nuovo fascismo, gli scenari internazionali, forse anche la speranza e già perduta.
Salvatore Mastroeni (magistrato)
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Le riflessione del guidice Mastroieni mi danno una speranza che la giustizia non e tutta corrotta del nostro Paese essendo stato parte civile in processo farsa del sacco di Fiumedinisi , oggi con il senno e l’esperienza di oggi avrei contestato come faceva il maggior imputato oggi sindaco di Messina chi grida di più in paese corrotto vince , come può scorrere un processo fissando una udienza ogni sei mesi o più per arrivare alla prescrizione proprio quel miserabile vergognoso giudice è stato l’artefice di tante ingiustizie che ancora oggi nel bel paese continuano!!! poverino ancora oggi rimane al suo posto senza nessuna vergogna , la vergogna la grido io giudice imparziale e corrotto altrimenti la prescrizione non sarebbe avvenuta !!!!