Il primo cittadino ha fatto sapere ai capigruppo che lega la sua permanenza sullo scranno più alto di Palazzo Zanca alla possibilità di risanare i conti del Comune con il piano di riequilibrio
MESSINA. Cateno De Luca ha confermato al cospetto dei capigruppo che tiene ancora salda in mano l’arma delle dimissioni… da sindaco. Durante il confronto con i consiglieri, che si è svolto questa mattina in Aula consiliare, De Luca ha ribadito che non vuole essere il sindaco del dissesto e fino a quando non avrà la certezza di poter evitare il fallimento dell’ente non si dimetterà dall’Ars, riservandosi invece la decisione di spogliarsi della fascia tricolore conquistata lo scorso 24 giugno.
«Ho avuto modo di ricordare a tutti i capigruppo presenti che io non passerò alla storia per essere stato il sindaco che ha dichiarato il dissesto finanziario di Messina. La prossima settimana avremo un importante incontro a Roma per capire come affrontare la situazione debitoria che si è determinata dal 2014 in poi e non inserita nell’attuale piano di riequilibrio finanziario. In base a queste risultanze prenderò le mie irrevocabili decisioni » scrive De Luca sulla sua pagina Facebook.
De Luca ha quindi fatto sapere ai capigruppo che lega la sua permanenza sullo scranno più alto di Palazzo Zanca all’esito dell'incontro con il sottosegretario all’Interno di martedì prossimo, quando volerà a Roma per chiedere al Governo nazionale di concedere al Comune di Messina sia la possibilità di inserire i debiti prodotti dopo il 2014 nel piano di riequilibrio sia di estendere la manovra finanziaria a 20 anni, condizioni – a suo dire – indispensabili per salvare l’ente dal default.
Fino a quando non sarà chiaro se si potrà scongiurare il dissesto, il sindaco resterà anche deputato all’Ars, mantenendo la doppia poltrona e la condizione di incompatibilità sancita dalla legge. A questo proposito, ha chiesto ai consiglieri di LiberaMe di ritirare la mozione.
Nell’incontro odierno con i capigruppo, De Luca si è di fatto sbugiardato da solo, smentendo quanto lui stesso aveva scritto sulla sua pagina Facebook a proposito della indisponibilità momentanea del neopapà Danilo Lo Giudice e del suo “sacrificio” di restare parlamentare regionale fino a fine novembre per fare un favore al sindaco di Santa Teresa. Ha confermato altresì che vuole continuare a tenere in mano l’arma delle dimissioni da sindaco, oggi ufficialmente in attesa di sapere cosa uscirà dall’incontro di martedì; ma è non escluso – anzi è assai probabile- che poi la brandisca per obbligare (o provare a farlo) i consiglieri comunali ad approvare le delibere del “Salva Messina”.
Questo balletto dimissioni sì, dimissioni no è diventato un teatrino di cui la città farebbe volentieri a meno.
Danila La Torre
Questa buffonata, in reltà, è un ricatto al consiglio.
L’ho scritto nell’immediatezza del voto consiliare, ma non è stato pubbliato.
Io scrivo semprer la verità!!!!!!!!!!!!!!!!!
Di piú, è diventato ridicolo
Non lo biasimo, se ho capito bene in caso di dissesto ci sarebbe il commissariamento, a che servirebbe a questo punto dimettersi dall’Ars?
1) Mettere l’ATM in liquidazione. 2) Eliminare il tram. 3) Spegnere buona parte degli impianti di pubblica illuminazione. 4) Lasciare annegare disabili ed anziani nelle loro difficoltà. 5) Obbligare i dipendenti del comune a servirsi (a proprie spese ovviamente) di ramazze, palette, stracci e detersivi per pulire (da loro ovviamente) i propri uffici, accettando (senza protesta alcuna) riduzioni dei compensi anche del 50%. 6) Mantenere l’obbligo per tutti i cittadini del pagamento delle aliquote massime per tutti i servizi. E così avanti per chissà quanto, con questo che, gentile Danila, non é un teatrino ma é un vero dramma per tutti noi che vediamo morire questa città malamente gestita da deleteri dilettanti, oggi come ieri e l’altro ieri
Finalmente un atteso evento miracoloso si è verificato anche nella nostra città. Noi dobbiamo gioire per santo Catino martire, al quale si attribuisce l’evento della “bilocazione”. Preoccupandosi per una sua eventuale fine, chiamò a sé i suoi confratelli , esortandoli alla carità vicendevole e al mantenimento dell’austerità.
“Non c’è niente di più difficile del svegliare qualcuno che finge di dormire.”
L’ambizione ha troppo spesso condotto al più basso opportunismo.
(Antonio Gramsci)
“Non c’è niente di più difficile del svegliare qualcuno che finge di dormire.”
DESMOND TUTU