L’esecutivo di Palazzo Zanca rivendica di aver messo in ordine del Comune di Messina ma i magistrati contabili continuano, anno dopo anno, bilancio dopo bilancio, a riscontare pesanti e gravi criticità
La Corte dei conti bacchetta, la giunta Accorinti “sfugge” alle proprie responsabilità. La storia si ripete da 4 anni e mezzo, in pratica ad ogni controllo obbligatorio da parte della magistratura contabile sui bilanci di Palazzo Zanca. E se per i primi due anni di amministrazione Accorinti la giustificazione era: “è colpa di quelli che c’erano prima”, negli ultimi due anni il ritornello è cambiato: “la fotografia scattata dalla Corte dei conti è vecchia, criticità superate negli ultimi bilanci”.
Insomma, un costante tira e molla, con l’esecutivo di Palazzo Zanca che rivendica di aver messo in ordine i conti del Comune di Messina e i magistrati contabili che continuano, anno dopo anno, bilancio dopo bilancio, a riscontare pesanti e gravi criticità nei documenti contabili adottati dal dall’ente messinese.
L’ultima deliberazione recapitata a Palazzo zanca accende i riflettori sul consuntivo 2015 e sul previsionale 2016/2018, i due documenti che un anno fa – dopo l’ennesimo intervento della Corte dei Conti – erano stati indicati dalla giunta Accorinti come gli atti contabili della svolta, del definitivo cambio di passo. E invece – carte alla mano – segnano per la magistratura contabile un nuovo tonfo sulla gestione finanziaria del Comune.
La Corte dei conti infatti evidenzia anomalie e segnala numerose criticità. Ci sono i soliti ritardi nell’approvazione dei documenti contabili, il mancato rispetto della tempestività dei pagamenti; il mancato adempimento agli obblighi previsti in materia di trasparenza, monitoraggio e di pubblicità; la mancata adozione del Piano triennale di contenimento delle spese; il mancato rispetto dei vincoli relativi alla copertura minima dei servizi a domanda individuale (36%).
C’è inoltre – secondo i magistrati contabili – la formazione di nuovi debiti fuori bilancio, che continuano a far lievitare la massa debitoria di Palazzo Zanca.
Nella delibera 232, la Corte dei Conti sottolinea inoltre «l’evidente discrasia tra i debiti fuori bilancio riconosciuti nell’esercizio 2015 (un ammontare di appena 32 mila euro) rispetto alla massa passiva esponenzialmente più elevata… la mancata riconduzione dei debiti al sistema di bilancio – sottolinea la Sezione di Controllo – altera i risultati contabili e produce una significativa sottostima delle uscite, non risultando peraltro neppure accantonate somme adeguate a titolo di passività potenziali …».
La Corte dei conti interviene anche su quella che definisce testualmente « la complessa transazione con Messinambiente S.p.a. in liquidazione (e con ATO ME3 S.p.a. in liquidazione) nell’ambito della procedura di concordato preventivo in itinere» ed evidenzia che i 20 milioni di euro annui rinviati ai bilanci sulle annualità dal 2020 al 2023 (in misura pari a 5 milioni di euro annui) sono «in atto privi di coperture»
Giudizio critico anche su un altro percorso intrapreso dalla giunta Accorinti, quello relativo alla rinegoziazione dei mutui, che secondo i magistrati contabili consente solo un alleggerimento parziale ed immediato: «la rinegoziazione genera una traslazione del costo nominale pari a 37,5 milioni di euro negli ultimi 10 anni (a partire al 2035 fino al 2044), con innegabile appesantimento dei futuri bilanci a fronte di un alleggerimento immediato solo in termini di liquidità».
Immancabile, poi, il richiamo sulla gestione delle società partecipate, nonostante sindaco ed assessori si vantino di avere avviato un percorso virtuoso. La magistratura contabile, «nel richiamare i rilievi diffusamente riportati nei precedenti controlli deve rilevare come la scarsa governance esercitata dall’ente sulle società partecipate e la mancanza di un sistema informativo — contabile in grado di cogliere e conciliare le posizioni reciproche di debito/credito, oltre a generare contenzioso ed incertezza per i bilanci dell’ente, ha avuto pesanti ricadute sulla sana gestione degli organismi medesimi come dimostra il paventato fallimento della società Messinambiente. La circostanza che l’ente sia riuscito solo oggi, con notevoli ritardi, a raggiungere ipotesi di transazioni o di parificazione contabile rispetto alle principali società, pur essendo positivamente valutabile in astratto quale eliminazione di un pericoloso fattore di incertezza, conferma la gravità delle problematiche che si sono cumulate ed i rischi per la salvaguardia degli equilibri di bilancio».