La mafia, è un dato di fatto, ha sempre avuto timore della scuola, dell’istruzione e dei giovani: per questo motivo la cultura, in questa lotta, diventa determinante. Dal balcone del municipio sarà calato, per tutta la giornata, uno striscione con i nomi di tutti i santi laici che verranno ricordati durante la manifestazione
Un momento intenso creato per ricordare le vittime innocenti che perirono sotto la violenza delle associazioni malavitose. Per tale motivo l’associazione “Peppino Impastato”, in collaborazione con la R.A.S. (Rete Aggregativa Studentesca), e la partecipazione dell’associazione antiracket ACIB, della testata giornalistica “Liberamente” e di Aula Aut del Liceo “Maurolico” di Messina, ha voluto organizzare un’occasione di incontro e dibattito tra i giovani e le istituzioni. Diventa fondamentale creare un collante indissolubile tra la realtà scolastica e le istituzioni stesse, che devono perseguire finalità ed ideali comuni per combattere ogni forma di espressione mafiosa.
L’incontro si terrà domani, giovedì 21 marzo, alle 10.30, nel Salone delle Bandiere di palazzo Zanca. Emblematico il titolo della mattinata: “Quando la cultura fa più paura della Legge”. Ciò per indicare quanto sia determinante la formazione scolastica dei giovani, che, tra i banchi di scuola, dovrebbero approfondire i concetti storici del periodo contemporaneo, studiare l’educazione alla cittadinanza e costruire una coscienza critica che li porti a vivere in un cosmopolitismo mobile che li renda cittadini attivi del domani. La mafia, è un dato di fatto, ha sempre avuto timore della scuola, dell’istruzione e dei giovani: per questo motivo la cultura, in questa lotta, diventa determinante.
Non, dunque, la solita conferenza, ma una fucina in cui, dalle testimonianze dirette previste nel corso della mattinata, si possano creare i presupposti per una valida alternativa; un contesto nuovo in cui i giovani siano i protagonisti. Per tali motivi, oltre alla partecipazione del prefetto Stefano Trotta, del questore Carmelo Gugliotta, del commissario del Comune di Messina Luigi Croce, del presidente del Consiglio Comunale Giuseppe Previti e del presidente dell’associazione “Peppino Impastato” Sonny Foschino, è stato previsto il contributo del testimone di Giustizia Mario Caniglia, del direttivo nazionale antiracket, che racconterà ai giovani la sua esperienza personale di vittima del pizzo; una storia di coraggio che gli ha radicalmente cambiato la vita. Il primo testimone di giustizia che decise di restare nella sua Scordia, vivendo sotto scorta, coniando la celebre frase: “Io resto, sono loro che devono andarsene”.
L’incontro sarà introdotto da due portavoce della rete studentesca R. A. S., Francesco Greco e Andrea Calapso, che hanno fortemente creduto all’evento assieme ai propri compagni di viaggio.
Dal balcone del municipio sarà calato, per tutta la giornata, uno striscione con i nomi di tutti i santi laici che verranno ricordati durante la manifestazione.
Come al solito nessuno commento.
Siamo veramente “buddaci”: la lotta alla mafia non interessa a nessuno? Possibile?
Possibile non comprendere che senza la mafia, ad esempio, i prezzi al consumo potrebbero diminuire, perchè non ci sarebbe l’aggiunta del costo del “pizzo”? Possibile che non si capisca che senza la mafia, i politici-amministratori non temerebbero di mettere il collo nel cappio e le amministrazioni funzionerebbero meglio, e gli investitori verrebbero a frotte e ci sarebbe lavoro per molti e la disoccupazione diminuirebbe? E la qualità della vita migliorerebbe sensibilmente?
Se non comprendiamo questo, siamo veramente “buddaci”