A Palazzo Zanca stanno per essere recapitati numerosi atti stragiudiziali che danno il via alle procedure legali che rischiano di aprire un nuovo contenzioso per Palazzo Zanca. I precari chiedono il riconoscimento di più ore, ma non solo. Una battaglia che ancora una volta vede in prima fila la Fp Cgil.
L’operazione precari rischia di trascinare il Comune di Messina in tribunale. Quella tanto attesa stabilizzazione e il desiderio decennale di uscire dal precariato erano i sogni dei contrattisti di Palazzo Zanca. Il piano di assunzioni avviato dall’amministrazione Accorinti ha però già lasciato per strada tanti delusi. Perché è vero che per un centinaio di precari il 2016 è iniziato con la firma dell’agognato contratto a tempo indeterminato, ma è anche vero che tutti gli stabilizzati hanno dovuto rinunciare a diverse ore di lavoro, passato da 24 o 18 ore settimanali a 16 ore, con abbassamento di livelli ma uguali mansioni e mole di lavoro. La Fp Cgil ha dato battaglia per mesi su questo piano di assunzioni che però aveva avuto il via libera del Ministero, aveva anche annunciato azioni legali se l’amministrazione Accorinti non avesse modificato i suoi programmi in corso d’opera. Azioni che a quanto pare sono già dietro la porta. Stanno per essere recapitati a Palazzo Zanca numerosi atti stragiudiziali siglati dai legali per reclamare una serie di riconoscimenti ai precari che sono stati stabilizzati ma che non hanno intenzione di accettare e sopportare determinate rinunce. I lavoratori hanno scelto così di informare intanto bonariamente l’amministrazione, sperando di riuscire a ottenere semplicemente così tutto ciò che chiedono di aver riconosciuto. Se così non sarà però si passa alle maniere forti: «Decorso infruttuosamente il termine perentorio assegnato, senza ulteriore avviso, sarà instaurato procedimento giudiziale per il riconoscimento dei chiesti diritti, con le previste conseguenze giuridiche ed economiche di legge, e con richiesta di condanna dell’Ente resistente al pagamento di spese giudiziali». Si chiude così una delle lettere pronte per arrivare sui tavoli del sindaco Accorinti e del segretario/direttore generale Le Donne. Si danno 30 giorni di tempo al Comune per mettere in atto tutti i provvedimenti necessari a dare riscontro positivo alle richieste dei lavoratori che hanno intrapreso la via legale.
Prendiamo uno dei casi che hanno fatto scattare l’atto stragiudiziale. Si tratta di un lavoratore che era stato assunto nel 2001 come Lsu con contratto individuale di lavoro a tempo determinato e parziale, con categoria B/2 e mansioni di archivista, per 24 ore settimanali, rinnovato nel tempo sino al 2015. Poi il 31 dicembre 2015 è arrivata l’assunzione con contratto di lavoro a tempo indeterminato, con categoria B/1 e per 16 ore settimanali. E qua sorgono le prime criticità perché il legale ritiene che il lavoratore abbia diritto ad ottenere l’adeguamento del contratto di lavoro a tempo indeterminato alla reale attività lavorativa prestata sin dalla data di instaurazione del rapporto di lavoro con il Comune di Messina ed all’applicabile CCNL di categoria e di tutta la normativa di settore.
Ma le irregolarità denunciate sono tante.
1. Demansionamento del lavoratore: necessità del riconoscimento della qualifica superiore B/2. In pratica il lavoratore si è trovato con una qualifica inferiore, pur continuando a svolgere le identiche mansioni. Un passaggio ritenuto illegittimo e che ha avuto conseguenti e facilmente intuibili disagi e ripercussioni sulla sua retribuzione.
2. Illegittima riduzione delle ore lavorative: necessità dell’aumento dell’orario di lavoro. Nel passaggio dal contratto di lavoro a tempo determinato in quello a tempo indeterminato, sempre del tutto inspiegabilmente e senza alcuna giustificazione sul punto, sono state notevolmente ridotte le ore lavorative dell’istante. Fino alla stipula del contratto a tempo indeterminato questo lavoratore prestava la sua attività lavorativa per 24 ore settimanali e, addirittura, negli anni 2013 e 2014, per ben 30 ore settimanali. Ad oggi, invece, pur essendo il lavoratore adibito agli stessi compiti ed alle stesse mansioni che ormai svolge da più di dieci anni, è stata prevista l’effettuazione di sole 16 ore settimanali con logiche ripercussioni e disagi sulla sfera patrimoniale.
3. Pagamento delle somme spettanti a titolo di salario accessorio. Nonostante le chiare previsioni contenute nel CCNL di categoria, nella determinazione della retribuzione del lavoratore non vengono inserite e contemplate le somme dovute a titolo di salario accessorio. Il tutto in aperta violazione a tutta la normativa di settore. L’avvocato inoltre non può non rilevare che durante la vigenza dei vari contratti a tempo determinato, proprio sulla scorta delle richiamate disposizioni normative, erano state riconosciute come dovute al lavoratore le somme a titolo di salario accessorio, anche se al lavoratore, ad oggi, è stato corrisposto sulle dette somme dall’Amministrazione Comunale solo un saldo.
4. Pagamento del trattamento di fine rapporto. Il lavoratore ha diritto a percepire il trattamento di fine rapporto, ancora non corrisposto, relativo ai precedenti contratti di lavoro stipulati dall’anno 2001 all’anno 2015, e per il quale non è mai stata comunicata neppure una previsione di pagamento.
5. Pagamento delle somme spettanti a titolo di lavoro straordinario. A fronte del consistente e documentato lavoro straordinario prestato sino ad oggi da, il lavoratore ha diritto ad ottenere il pagamento delle spettanze maturate e non ancora corrisposte. Risulta, spiega ancora l’avvocato, che secondo la prassi seguita dall’Ente comunale, le ore di straordinario effettuate dal lavoratore venivano talvolta “compensate” con ore di riposo lavorativo. Tuttavia, secondo il CCNL di settore e la ulteriore normativa di categoria, le ore di lavoro straordinario prestato vanno remunerate al lavoratore secondo la retribuzione oraria maggiorata del 10%.
6. Ferie. Ancora per quanto attiene alle ferie di pertinenza del lavoratore, il lavoratore ha diritto al godimento di 25 giorni di ferie, residuati dall’anno 2015. Con un provvedimento del dicembre 2015
è stato prorogato il diritto alla fruizione delle ferie non godute nell’anno 2015 per esigenze di servizio al primo semestre dell’anno 2016. Pertanto, considerato il numero delle giornate di ferie ad oggi ancora non godute dal lavoratore, si chiede che l’Amministrazione Comunale voglia predisporre e comunicare un esatto piano di fruizione delle ferie, in considerazione delle esigenze di servizio attuali, onde evitare che le stesse non vengano mai godute dal lavoratore, con evidente pregiudizio dei suoi diritti, costituzionalmente garantiti.
I punti caldi sono questi. E ogni voce rappresenta un risultato che i lavoratori vogliono portare a casa. Ecco le richieste: riconoscimento della qualifica superiore B/2, in considerazione delle mansioni svolte dal lavoratore dalla data della sua assunzione ad oggi; aumento delle ore lavorative ad oggi previste, pari a 16 ore settimanali, per un numero, quantomeno, pari alle ore settimanali previste nei vari contratti a tempo determinato, ovvero 24 ore settimanali, continuando, ad oggi, il lavoratore a svolgere identiche mansioni; riconoscimento del diritto del lavoratore a percepire le somme dovute a titolo di salario accessorio, con conseguente pagamento delle dette somme per l’annualità in corso; immediato pagamento del saldo delle somme riconosciute al lavoratore a titolo di salario accessorio per le pregresse annualità; immediato pagamento del trattamento di fine rapporto spettante la lavoratore in forza dei rapporti di lavoro a tempo determinato stipulati prima della sottoscrizione del nuovo contratto di lavoro a tempo indeterminato; immediato pagamento di tutte le maggiorazioni dovute a fronte del consistente lavoro straordinario prestato, dalla data di assunzione ad oggi, mai corrisposte, come spiegato in narrativa; predisposizione e comunicazione di un esatto piano di fruizione delle ferie ad oggi residuate dall’anno 2015, in considerando le esigenze di servizio attuali, al fine di scongiurare il rischio che le stesse non vengano mai godute dal lavoratore.
Francesca Stornante