Tempi strettissimi per il Piano di riequilibrio e lo spettro del dissesto fa ancora sentire la sua presenza

Tempi strettissimi per il Piano di riequilibrio e lo spettro del dissesto fa ancora sentire la sua presenza

Danila La Torre

Tempi strettissimi per il Piano di riequilibrio e lo spettro del dissesto fa ancora sentire la sua presenza

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lunedì 20 Gennaio 2014 - 06:51

I consiglieri comunali ed il Collegio dei revisori dei conti hanno formalmente sollecitato l’amministrazione Accorinti a presentare urgentemente il documento di risanamento, che dovrebbe essere approvato dal Consiglio comunale entro 9 giorni da oggi. L’intenzione del vice-sindaco sembra però un’altra. Intanto, mistero sui 40 milioni di euro che la Regione dovrebbe concedere a fondo perduto. Irrintracciabile l’assessore regionale Bianchi

Inizia il count-down per l’approvazione del Piano decennale di riequilibrio. Versione seconda. Il termine ultimo per dare il via libera al documento che deve indicare il percorso di risanamento del Comune di Messina nei prossimi dieci anni e consentire di scongiurare il dissesto finanziario scade mercoledì 29 gennaio, cioè tra 9 giorni esatti. I tempi sono, quindi, strettissimi e sia la Commissione bilancio che il Collegio dei revisori dei conti di Palazzo Zanca hanno già formalmente sollecitato l’amministrazione Accorinti a presentare ufficialmente il Piano di riequilibrio.

In gioco c’è l’accesso al Fondo di Rotazione Nazionale e a quei circa 55 milioni di euro che il Governo presterebbe al Comune per aiutarlo a risanare le sue casse disastrate. A parte contare sulle risorse messe a disposizione da Roma, il piano redatto dall’esecutivo di Palazzo Zanca dovrà dimostrare, dando precise garanzie, che il Comune sarà in grado nei prossimi dieci anni di azzerare i propri debiti e sistemare una volta per tutte i propri bilanci,allineandoli con quelli delle partecipate.

L’assessore al bilancio e vice-sindaco Guido Signorino è impegnato da mesi alla redazione del Piano, ma i problemi sono tanti e le soluzioni non sempre facili da trovare, soprattutto perché c’è da colmare quel “buco” da 150milioni di euro generato dal fallimento dell’accordo , siglato durante la gestione commissariale, tra Comune e Amam, che prevedeva l’erogazione all’ente da parte dell’Azienda Acque di un canone annuo di 15 milioni di euro, per un totale di 145milioni di euro in dieci anni. Come si ricorderà, il contratto di servizio si rivelò presto illegittimo, facendo cadere l’impalcatura principale del Piano di riequilibrio.

Una volta insediatasi, la giunta Accorinti chiese ed ottenne, – insieme ad altri enti in pre-dissesto guidati da amministrazioni neoelette – la possibilità di rimodulare il piano entro fine gennaio. In uno slancio di ottimismo, il vice-sindaco Signorino aveva persino dichiarato che il documento di risanamento sarebbe stato presentato entro il 30 novembre, insieme al Bilancio di previsione 2013 alla Relazione di inizio mandato.

Quella data, tuttavia, è stata abbondantemente superata ed ancora oggi non c’è traccia del piano di riequilibrio, tanto da far scattare l’allarme dei consiglieri comunali, i quali – attraverso la commissione bilancio – hanno chiesto «con una certa urgenza all'Amministrazione comunale copia del Piano di riequilibrio finanziario pluriennale, art. 243 bis del T.U.E.L., come modificato con D.L. 174 del 10 ottobre 2012».

«La richiesta – si legge nella nota inoltrata all’amministrazione – scaturisce dalla necessità di valutare l'atto con attenzione e in tempi utili per evitare che si riproponga quanto avvenuto in occasione di precedenti documenti amministrativi, dato che il provvedimento in oggetto rappresenta un passaggio fondamentale per il futuro di palazzo Zanca».

Secondo indiscrezioni, il vice-sindaco- che ha totalmente in mano la questione economica di Palazzo Zanca – sarebbe intenzionato a chiedere un ulteriore rinvio, appellandosi ad una precisa norma di legge. Far quadrare i conti di Palazzo Zanca è impresa assai ardua e per portare a termine quella sembra davvero una mission impossible serve più tempo.

Intanto, non si hanno notizie dei 40 milioni di euro a fondo perduto che la Regione avrebbe dovuto inserire nell’ultima Finanziaria. Da giorni proviamo, senza esito, a contattare telefonicamente l’assessore regionale all’economia Luca Bianchi, che dalle pagine di Tempostretto.it aveva annunciato l’intenzione del Governo Crocetta di trasformare quello che inizialmente era solo un prestito in un contributo a fondo perduto. Nel frattempo, la finanziaria è stata approvata e resta un mistero cosa ne sia stato di quei 40 milioni di euro.

A pochi giorni dalla scadenza fissata dal Ministero per l’approvazione del Piano di riequilibrio, certezze ce ne sono davvero poche. E lo spettro del dissesto è ancora lì che fa sentire la sua presenza.

(Danila La Torre)

5 commenti

  1. ALLORA AVEVA RAGGIONE IL COMMISSARIO CROSE, CHE QUESTA GIUNTA LO SMETTIVA SUL DEBBITO DEL COMUNE…

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  2. Salvatore Vernaci 20 Gennaio 2014 12:29

    Come avvocato Salvatore Vernaci, come ex Segretario Generale, ex Commissario Straordinario della Regione in vari Comuni della Sicilia, come esperto del Commissario Straordinario Gaspare Sinatra per cui ho avuto accesso agli atti ed ai conti, mi sento di dire che il Comune di Messina non ha i presupposti per una dichiarazione di dissesto, purchè gli Amministratori abbiano la competenza ed il coraggio, soprattutto il coraggio di adottare i correttivi nel piano di riequilibrio, affrettatamente predisposto. Non si può fare un Piano di riequilibrio sulla pelle dei Cittadini. Prima si era tentato, inserendo 15 milioni di euro, per dieci anni, per il canone di concessione ed uso delle reti e degli impianti idrici e fognari, ed il Commissario Croce l’ha bloccato; oggi con l’inserimento della TARES, per costi di servizi, alcuni non dovuti proprio e che, sicuramente, se vi sarà ricorso, potrebbe essere sospesa giudiziariamente. Pertanto, se l’alternativa alla TARES è l’impossibilità di effettuare il Piano di riequilibrio e, quindi, la dichiarazione di dissesto, allora ben venga il dissesto. Il Consiglio Comunale ha il dovere di dichiararlo e non di vessare più di quanto si sta facendo i Cittadini. Dalla dichiarazione di dissesto i Messinesi hanno tutto da guadagnare e nulla da perdere:
    1.- Già pagano i tributi con aliquote al massimo. Già pagano la refezione scolastica, gli asili, i servizi a domanda individuale, al 36 %.
    2.- I CREDITORI del Comune, quelli sì che hanno da temere, infatti si bloccano tutte le procedure esecutive in corso, né si possono intraprendere o proseguire altre procedure contro il Comune; eventuali pignoramenti eseguiti sono inefficaci, i debiti non producono più interessi né sono soggetti a rivalutazione monetaria, lo stesso dicasi per le anticipazioni di cassa, dove il Comune è pesantemente esposto.
    Tutta la massa debitoria viene ridotta tra il 40 ed il 60% del debito
    3.- Le conseguenze sugli AMMINISTRATORI.- Messina inizierebbe il vero CAMBIAMENTO, perché quelli che la Corte dei conti individuerà come i responsabili del dissesto, non possono più ricandidarsi, né occupare cariche pubbliche per dieci anni.
    4) Gli Impiegati non hanno nulla da temere, perché il Comune di Messina dovendo avere, per legge, il rapporto di 1 dipendente per ogni 121 abitanti, deve avere n. 2023 dipendenti. In atto ne ha 1578 dipendenti di ruolo e n. 302 dipendenti fuori ruolo. Pertanto ben venga la dichiarazione di dissesto.

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  3. Nicolò D'Agostino 20 Gennaio 2014 15:02

    Certo… quelli che hanno combinato questo disastro economico e quelli che dovevano vigilare… si meriterebbero tanti di quei “calci nel sedere”. Poveri quegli onesti e silenziosi messinesi.

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  4. Cara Danila LA TORRE,come al solito sei bravissima,hai fatto bene a ricordare quel contratto di servizio rivelatosi illegittimo,eppure nel Consiglio Comunale di allora c’erano fior di avvocati,il nostro sindaco in pectore,gente con alle spalle l’esperienza di Orazio Miloro e Gianfranco Scoglio,quella magra figura,di chi dimostrò poca dimestichezza con la finanza locale,non fu strumentalizzata,lo status quo piaceva a tutti in quel consesso,stendo poi un velo sulla burocrazia comunale,compreso quel segretario generale,per il quale in tanti si stracciarono le vesti. Fai benissimo a ricordare la mancata e avventata promessa di Guido Signorino, e quella ancora più grave di RE SARO Crocetta, ma dobbiamo rammentare ai messinesi,che le fasi di ACCERTAMENTO delle ENTRATE,come il riaccertameto dei RESIDUI ATTIVI sono nelle mani dei responsabili di servizio non dell’assessore al bilancio. Voglio ricordare ai lettori di TempoStretto delle cifre,che sintetizzino bene l’amara eredità lasciata a RENATO sindaco,varrebbe anche per Felice Calabrò,se dovesse diventare sindaco ope legis. Ho elaborato la serie storica delle ENTRATE relative ai Bilanci di Previsione dal 2008 al 2013. Le cifre relative agli ACCERTAMENTI dell’ultimo esercizio chiuso, desumibili dai CONSUNTIVI, si riducono da € 563.769.558(anno 2008) a € 470.173.558(anno 2013),MENO 93 MILIONI(16,6%),con una cifra molto bassa,di cui nessuno ha dato conto,inspiegabile rispetto al trend storico, € 339.543.908(2012). Le cifre seguenti sono quelle più inquietanti,fanno capire cosa è accaduto a Palazzo Zanca in questi anni,sono inerenti alle PREVISIONI DI COMPETENZA dell’esercizio,cui il Bilancio Preventivo si riferisce, anno 2008 € 937.745.987, anno 2013 € 416.969.968, MENO 521 MILIONI(56%). La cifra del 2013 condizionerà chiunque predisporrà il Bilancio di Previsone 2014 e il Piano di Riequilibrio. Quello che sia accaduto a Messina, nell’accertamento delle entrate, non è verosimile.

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  5. Nel precedente commento ho scritto del trend storico delle PREVISIONI DI COMPETENZA, anno 2008 € 937.745.987, anno 2013 € 416.969.968, inverosimile, meglio IRREALE, rispetto ai tagli ai TRASFERIMENTI dei Comuni delle finanziarie nazionali e regionali di questi anni, in presenza di un trend leggermente positivo delle ENTRATE TRIBUTARIE. Bilanci di previsione gonfiati? Non è utile affrettarsi a rispondere di si, anche un bravo studente, al primo anno di Economia, non avrebbe difficoltà a capire le incongruenze, ma è più conveniente capire perchè, chi ha goduto delle vacche grasse. Sappiamo con certezza chi ha sofferto: le prestazioni di servizi destinate ai SERVIZI SOCIALI, i trasferimenti per potenziare il parco ATM, le opere di urbanizzazione, non sono solo fogne e strade, ma nuove scuole, centri sociali, reti infrastrutturali, pubblica illuminazione a basso consumo…Sappiamo con certezza chi ha goduto: la DISCARICA, la SPESA LEGALE a vario titolo, le BANCHE compreso il nostro tesoriere UniCredit… Sono due diversi elenchi, aiutatemi nella lista.

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