Ieri sera l'amministrazione Accoriniti ha approvato tre delibere che definiscono il percorso e gli impegni finanziari che intende assumersi per onorare i 30 milioni di debito ed evitare che il Tribunale dichiari fallimento. Intanto MessinaServizi si organizza.
Nel giorno che era stato cerchiato in rosso nel calendario come data limite per tentare l’estremo salvataggio dal fallimento di Messinambiente, la giunta Accorinti è riuscita a siglare solo in tarda serata le delibere che servono per portare in Tribunale il piano concordatario. La più importante è quella che detta la linea che l’amministrazione intende seguire per sostenere finanziariamente il piano con cui Messinambiente chiederà al giudice Giuseppe Minutoli di poter onorare il maxi debito da 30 milioni di euro che ha fatto scattare la procedura fallimentare. In 11 pagine si ripercorrono le tappe principali di questi ultimi mesi, la situazione economico-finanziaria di Messinambiente, il percorso che l’amministrazione ha seguito sul fronte dei rifiuti con la costituzione della nuova MessinaServizi che adesso potrebbe rappresentare quella garanzia da usare per il concordato “in continuità”. L’impegno è di spalmare in 60 mesi, dunque 5 anni, il pagamento dei debiti attraverso coperture finanziarie previste nei bilanci comunali. E infatti ieri sera la giunta ha anche esitato la nuova versione del previsionale 2017, il famoso bilancio che era stato approvato con tanto di selfie lo scorso 30 dicembre e che però da allora era tornato indietro per una serie di squilibri che solo ora, forse, sono stati superati. Il previsionale 2017 è il primo passaggio che sostiene il concordato. Poi c’è l’impegno nel pluriennale 2017-2019. Per gli anni a seguire si dovrà mantenere quanto stabilito con la delibera di ieri sera. Dai bilanci dovrebbero arrivare 20,5 milioni di euro, mentre altri 9,5 milioni verrebbero recuperati da un giro di crediti/debiti maturati nel tempo nel girone dantesco Comune-Ato3-Messinambiente. In pratica si tratta di somme che risalgono a prima del 2013, quando il Comune affidava i servizi ad Ato che a sua volta si avvaleva di Messinambiente. Tra guerre di perizie e somme mai riconosciute, ci sono in ballo 15 milioni che il Comune deve ad Ato3. A sua volta l’Ato ne dovrebbe girare a Messinambiente 9,5 milioni. Quindi si è deciso di destinare questa parte direttamente al concordato. E anche questa operazione è stata messa nero su bianco su una delibera approvata dalla giunta Accorinti ieri sera. E’ questa l’impalcatura su cui si baserà il piano concordatario. Adesso in realtà queste delibere dovrebbero passare sotto la lente di ingrandimento dei Revisori dei Conti e poi approdare in consiglio comunale e ovviamente i tempi saranno più lunghi rispetto alla scadenza del 3 luglio fissata dal Tribunale. Bisognerà capire se il percorso tracciato convincerà il giudice. Adesso i legali che hanno seguito il tortuoso iter di questo concordato potranno chiudere il piano da depositare, poi non resterà che aspettare il verdetto.
Intanto sempre ieri, a Palazzo Zanca, nella sede dell’assessorato all’Ambiente, primo incontro convocato dall’amministratore unico della società MessinaServizi Bene Comune, Beniamino Ginatempo, con le Organizzazioni Sindacali, ed il socio unico rappresentato dall’assessore Daniele Ialacqua. E’ stata una riunione preliminare, in cui l’amministratore unico Ginatempo ha illustrato una bozza di proposta di accordo tra società e sindacati per il trasferimento dei lavoratori da ATO Me3 spa e MessinAmbiente spa alla MessinaServizi Bene Comune, nonché su un’ipotesi di organizzazione del lavoro e sulla formazione dei lavoratori al nuovo modello di servizio. L’accordo prevede il raggiungimento di cinque obiettivi strategici di massima, sui quali si è verificata la più ampia convergenza dopo un proficuo confronto e dibattito tra i partecipanti. Il primo riguarda la salvaguardia di tutti i posti di lavoro; il secondo, nessuna eredità debitoria dalle Società di provenienza dei lavoratori per MessinaServizi Bene Comune; il terzo, il raggiungimento dei limiti minimi di legge per raccolta differenziata (65 per cento) e recupero materia (50 per cento) tramite raccolta porta a porta su tutto il territorio comunale; il quarto, erogare un servizio che soddisfi i cittadini anche per quanto riguarda lo spazzamento e l’igiene urbana; il quinto obiettivo fare diminuire il costo del servizio e la Tari. Al termine del confronto è stato concordata la convocazione di un’assemblea con tutti i lavoratori che si terrà entro la prossima settimana.
Passato, presente e futuro che camminano su binari paralleli ma che inevitabilmente sono destinati a incrociarsi. Le variabili sono ancora troppe. In gioco ci sono uno dei servizi essenziali più importanti per la città, le casse comunali, il futuro dei rifiuti e quasi 600 lavoratori.
Francesca Stornante