Palmi (RC), quel Palazzo di Giustizia in cui piove dentro

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Redazione

Palmi (RC), quel Palazzo di Giustizia in cui piove dentro

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mercoledì 21 Aprile 2021 - 10:25

Inascoltate le reiterate denunce dei vertici reggini del sindacato di categoria UilPa. Ma ora la situazione è seria: gli uffici sono a rischio-trasferimento

A Palmi, la Giustizia è in pezzi. Ops, no: non ci stiamo riferendo all’attività togata. Perché in realtà, a essere in pezzi è il Palazzo di Giustizia (e anche altri plessi adibiti all’attività giudiziaria e forense).
«Già in tempi non sospetti, precisamente nell’ottobre dello scorso anno e all’arrivo delle prime piogge – fa sapere il segretario provinciale della UilPa Reggio Calabria, Patrizia Foti – avevamo segnalato le problematiche di vetustà e mancata manutenzione che già pregiudicavano la salubrità e la sicurezza dei locali negli uffici giudiziari di Palmi. Com’è solito degli amministratori pubblici, le segnalazioni con carattere d’urgenza passano sempre in secondo piano e, nonostante la situazione sia ulteriormente peggiorata, a oggi nessuno ha posto rimedio per sanare le copiose infiltrazioni d’acqua piovana che si “abbattono” all’interno degli uffici del Giudice di Pace, dell’Unep e del Tribunale della cittadina pianigiana. Non ci fregiamo di presunzione e non lavoriamo per mero populismo, ma vogliamo denunciare con forza – così la Foti – , per il compito che ci compete come parte sociale, che le nostre giuste segnalazioni sono cadute nel vuoto e non gli è stata data la giusta considerazione nonostante la gravità della situazione».

Verifica ministeriale

I vertici reggini della UilPa mettono in evidenza che «il disagio con il quale convivono i lavoratori degli uffici giudiziari di Palmi è sotto gli occhi di tutti coloro che frequentano aule e uffici. Proprio dietro nostra insistenza si è mossa anche la Direzione Generale delle Risorse materiali e delle Tecnologie del Ministero della Giustizia, che ha inviato un funzionario a verificare e valutare quanto da noi più volte segnalato. I risultati, come ci aspettavamo, sono stati catastrofici – evidenzia ancòra Patrizia Foti – e dall’ispezione è emerso come la mancanza dell’ordinaria manutenzione e la carente cura dello strato di impermeabilizzazione, pressoché inesistente, abbiano costituito la principale causa del deterioramento irreversibile dei tetti. Tale situazione, ad ogni evento atmosferico, provoca copiosi allagamenti degli locali, con evidenti ripercussioni sulla salubrità e sicurezza degli uffici, oltre al pericolo di caduta di materiale dai soffitti e problemi di sicurezza elettrica determinati dall’umidità e dall’acqua presenti nelle tramezzature».

Uffici a rischio-trasferimento

«Ad aggravare la situazione anche la presenza di un impianto fotovoltaico, il cui peso – lamentano dalla UilPa Reggio Calabria – grava proprio sul lastrico solare dell’ufficio del Giudice di Pace e che pregiudica ulteriormente la sicurezza e la stabilità di un oramai fatiscente solaio. Si presume che anche altri organi, intervenuti per competenza, abbiano valutato e accertato il degrado delle strutture. È il momento di dire basta, non è più pensabile che le lungaggini burocratiche e il tergiversare su questioni importanti come queste, si frappongano tra lavoratori e sicurezza e paventino anche la possibilità della chiusura di uffici importanti come quelli dell’Unep e del Giudice di Pace, a servizio di tutta la collettività dell’area Pianigiana. Adesso è il momento di agire e mettere in atto tutte le azioni necessarie per evitare un probabile trasferimento degli uffici e salvaguardare coloro che ogni giorno lavorano per i cittadini prestando il proprio servizio all’interno di un luogo sicuro quale dovrebbe essere un ufficio pubblico».

«Tavolo tecnico col Prefetto»

Il Ministero della Giustizia, si fa sapere dai vertici del sindacato di categoria dei lavoratori della Pubblica amministrazione, «ha dato massima disponibilità alla soluzione dei problemi ed è quindi auspicabile che tutte le Amministrazioni competenti svolgano il loro compito per risolvere l’oramai annosa questione. Siamo anche certi che per la “quadratura del cerchio” sia utile e necessaria l’istituzione di un tavolo tecnico con il Sig. Prefetto, al quale, già lo scorso Febbraio abbiamo già chiesto di convenire con tutte le parti per una costituzione comune. Il dado è tratto, e nessuno può esimersi dal fare il proprio dovere, quel dovere che – rileva Patrizia Foti – tutti i lavoratori ogni giorno devono poter espletare nella massima sicurezza e salubrità».

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