Palude Calabria, gli intellettuali e qualche idea per uscirne

Palude Calabria, gli intellettuali e qualche idea per uscirne

Mario Meliado

Palude Calabria, gli intellettuali e qualche idea per uscirne

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sabato 17 Luglio 2021 - 10:30

Reggio, un confronto promosso dal Touring club nel suggestivo scenario del Waterfront coi giornalisti e scrittori Smorto e Leporace, moderatore Cuzzola

Confronto nella suggestiva cornice del Waterfront sul tema Calabria, come uscire dalla palude – idee, progetti, personaggi aspettando il Recovery Fund e la ripresa. A dialogare, su input del Touring Club italiano, i giornalisti e scrittori Peppe Smorto – autore di A sud del Sud, già vicedirettore di Repubblica – e Paride Leporace, già direttore dell’allora Quotidiano della Calabria.
Per il Touring club – oltre a Domenico Cappellano -, insieme ai relatori Francesco Zuccarello Cimino. Moderatore un altro giornalista e scrittore (ed educatore), Fabio Cuzzola.

(In)capacità di leggere il cambiamento

Osserva Leporace che ci sono parecchi trait-d-union tra lucani e calabresi: «C’è un desiderio di fare cose insieme che però stenta a tradursi in una concezione di dialogo, di sviluppo sinergico. Resta l’enorme disoccupazione giovanile a Sud: decenni fa, la situazione era già quella. Oggi, già a essere ottimista, vedo un bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno, scorgendo una Calabria che non riesce a gestire i suoi rifiuti e che alterna tratti di mare inquinato a tratti di coste splendide. Non dico che sia la stessa Calabria di sempre – fa presente il giornalista cosentino –: passeggiando per le vie di Reggio, ad esempio, noto che ci sono parecchie cose progrediscono. Certo però quando vedo che Emanuele Trevi vince il Premio Strega, il più importante premio letterario italiano, con un libro che tratta ampiamente di uno straordinario ma misconosciuto autore del Reggino, Rocco Carbone, poi noto che il dibattito che ne segue non è come me l’aspettavo». E in questo senso Paride Leporace cita anche il Premio Tenco conquistato da Peppe Voltarelli e il secondo premio conquistato a Cannes dal regista Jonas Carpignano con un film ispirato alle vicende di Gioia Tauro: «Grandissimi risultati. In Calabria, però, non mi pare ci sia stato grande rumore».

Narrazione da cambiare

La lettura “riduttiva” di questa terra, secondo Peppe Smorto, «è colpa anche dei giornali. Di certo, questo per la Calabria è un momento di svolta: o si decolla o sarà molto difficile scrostarsi da questa brutta situazione. Sicuramente ci sono molte contraddizioni. In questo momento, i rifiuti stanno andando a Crotone, unica alternativa la Puglia. E il sindaco di Crotone cosa fa? Forse giustamente, dal suo punto di vista almeno, dice: ma voi siete pazzi, a pensare che qui prendiamo i rifiuti di tutta la regione».

E poi, la Calabria “economica”. «Che, dice il docente Unical Mimmo Cersosimo, è già persa: il “Pil dei pensionati” supera il Prodotto interno loro generato dall’agricoltura e dal manifatturiero. Poi, ci sono anche realtà imprenditoriali importanti. Ma è chiaro che la Calabria ha bisogno d’essere raccontata in altro modo, e questo dipende anche da noi – osserva Smorto –: non è una regione perduta, non è completamente in mano alle organizzazioni criminali. Bisogna pensare a un nuovo modello economico per la Calabria, che non necessariamente dev’essere industria. Può essere, ad esempio, turismo; molto può essere agricoltura. Ma è difficile cambiare, se neppure si riescono a spendere i fondi europei».

Fanalino di coda

Certo, a fronte dei singoli macro-problemi poi c’è il Problema evidenziato da Peppe Smorto: «La Calabria non è che stia lottando per la metà classifica, è ultima dappertutto. Ci sono un sacco di cose meravigliose: Paride ha parlato del fronte culturale, io aggiungo quello economico, quello universitario… Il porto di Gioia Tauro, nel 2020, ha fatto un clamoroso +25%, però in atto possono arrivarci solo treni diesel che ci mettono una settimana. Quindi è molto difficile che le merci arrivino a Gioia su rotaia».

Intellettuali (o no?)

Una mano possono darla gli intellettuali. E i giornalisti, lo sono? Leporace dice di sì, e questa qualifica gramscianamente intesa quasi la rivendica. «Secondo me, un buon lavoro intellettuale è proprio quello che ha fatto Peppe Smorto nel suo libro A sud del Sud. C’è metodo giornalistico, buona scrittura e poi “tacco e suola”, quell’andare sui posti che ha consentito di evitare gli stereotipi raccontando la realtà».

Smorto rievoca le parole che avrebbe detto anni fa l’allora ministro dei Trasporti Claudio Burlando – che sosteneva il porto di Genova – al presidente delle Fs Lorenzo Necci: “Se fai la ferrovia a Gioia Tauro, ti caccio”. «Ma io dico, con Daniele Castrizio: occorre lavorare sui piccoli obiettivi. Se oggi vinci sull’Arena Lido, vinci su uno spettacolo, sulla rivalutazione di uno spazio, pulisci tu la scalinata di via Giudecca perché così poi magari il Comune si convince che le scalinate sono un valore di questa città… Goccia a goccia».

Se incazzarsi fa bene

Ma c’è anche un fatto nuovo, secondo l’ex vicedirettore di Repubblica: «Molta gente s’è finalmente incazzata, specie sulla Sanità, che in molti posti è questione di vita o di morte. Ottenendo anche risultati. Sull’ospedale di Siderno che doveva diventare Casa della salute ed era bloccato dalla burocrazia, altri “piccoli fuochi” nella Sibaritide… E visto che la Sanità si prende il 70% del bilancio regionale, è chiaro che nelle inefficienze il pensiero va anche a quanto sia forte la Sanità privata in questa terra».

Resilienti

Anche il sindaco Giuseppe Falcomatà è stato presente all’iniziativa, ribadendo come alcune norme vigenti costituiscano esempi di discriminazione legislativa. In particolare, «quelle che hanno consentito in città analoghe, per residenti e altri fattori, che a Reggio Emilia ci siano oggi decine d’asili nido comunali e a Reggio Calabria invece solo tre (ma fino a poco tempo fa, zero).
Epperò, non mancano realtà esempio di resilienza, anzi, che sfiorano il miracolo. Citato dal primo cittadino l’esempio di Cannavò. «Il parroco don Nino Russo l’anno scorso ha avuto in concessione un’area : ci ha fatto un Centro civico, un teatro all’aperto, un campo da calcio, campi da tennis e campi da basket. Da solo. O meglio, insieme a una comunità che in maniera spontanea, con l’avallo delle Istituzioni, è riuscita a fare autentica rigenerazione urbana».

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