Il presidente del Gal Nebrodi spinge per la creazione dell'Agenzia unica regionale. Calanna: aree protette abbandonate
SANT’AGATA MILITELLO – Parte dal messinese l’appello per rafforzare la salvaguardia delle aree protette siciliane. Per il presidente del Gal Nebrodi plus, Francesco Calanna, i parchi naturali siciliani, come il Parco dei Nebrodi, sono abbandonati al loro destino: esigua la dotazione economica trasferita annualmente, mai svolta l’attività di indirizzo e coordinamento affidata dalla legge istitutiva all’assessorato Territorio e Ambiente.
Aree protette e abbandonate
Ecco quindi la provocazione di Calanna: “Che fare? Intraprendere la strada per il riconoscimento di alcuni come parchi nazional? Il solo parco di Pantelleria, all’interno del quale ricade, in un territorio ristretto, un
solo Comune ha più risorse di tutti i parchi regionali siciliani messi insieme.”
Il parco dei Nebrodi a corto di fondi per il personale
Ai parchi, continua il presidente del Gruppo di azione locale, “non vengono trasferite sufficienti risorse per la gestione e si trasformano in contenitori di disagio amministrativo e di contenzioso, smarrendo la loro missione e impoverendosi di risorse umane in grado di proporre una progettazione adeguata per il raggiungimento dei loro fini istituzionali ed il controllo del territorio.” Un problema che riguarda da vicino il Parco dei Nebrodi, ad esempio, dove dopo la revoca di Domenico Barbuzza non è stato ancora nominato il nuovo presidente.
Urge la riforma e la creazione dell’Agenzia regionale
“O la politica regionale recupera i ritardi e le distrazioni mettendo mano ad una seria proposta di riforma che preveda una gestione coordinata di tutti i parchi e le riserve sotto un’unica Agenzia Regionale – incalza Calanna abbattendo così i costi di gestione e munendo la stessa agenzia di una solida governance politica e amministrativa o, la richiesta di riconoscimento per alcune aree come parchi nazionali diventa obbligatoria. E questo malgrado le procedure già previste in questo senso dalla Legge Nazionale n. 222/2007 non hanno ancora prodotto i risultati previsti e sperati per le aree di reperimento dalla stessa legge considerate (Parco delle Egadi e del litorale Trapanese, Parco delle Isole eolie e Parco degli Iblei), probabilmente per l’inerzia della Regione Siciliana.”
L’onorevole Calanna ha perfettamente ragione. Sono anni che i parchi regionali “sopravvivono” con le esigue risorse che la Regione assegna per la gestione. Il parco dei nebrodi riceve, mediamente, da parecchi anni, circa 300mila euro l’anno per le spese di gestione, sufficienti a mala pena, a garantire il pagamento delle spese obbligatorie di luce e telefono, spese di cancelleria, di pulizia e per quel minimo di attività di promozione e di conservazione, per le spese di gestione dellautoparco, (bolli, assicurazioni, manutenzione e l’acquisto di carburante). È vero che una consistente somma va a finire per i contenziosi con il proprio personale ma questo, sicuramente, non va addebitato ai capricci dei dipendenti, ma alla inadeguata e disastrosa gestione che le varie amministrazioni susseguitesi negli anni, hanno negato ai dipendenti, costretti a rivolgersi al giudice del lavoro per ottenere quello che legittimamente spettava. Detto ciò, l’idea proposta dal presidente Calanna, di gestire tutte le aree protette, tramite un’agenzia unica da costituire in seno all’assessorato regionale del territorio, sarebbe il modo migliore per il contenimento delle spese di gestione, eliminando, per tutti i parchi, quattro presidenti, 4 comitati esecutivi, 4 colleggi dei revisori, dove ognuno va per conto proprio, e concentrando in un unico organismo la gestione di tutti i parchi e, cosa non meno importante, assorbire tutto il personale, ormai ridotto al 50% di quello previsto nelle piante organiche di circa 30 anni fa e costituito, quasi esclusivamente, da categorie A e B per effetto dei pensionamenti delle figure superiori. Basti pensare che, rispetto alla pianta organica, per esempio, del parco dei nebrodi, il numero delle categorie C, D e Dirigenti, non è sufficiente a coprire le 4 aree dell’organigramma costringendo il direttore e i funzionari ad assumere, ad interim, tutte le figure mancanti. Aldo Lipari, segretario aziendale SIAD