A margine del convegno organizzato da Federparchi ed incentrato sul ruolo dei Parchi Regionali tra "Natura, Agricoltura, Turismo. Opportunità o Problema?", abbiamo incontrato il presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci divenuto l'emblema di una Sicilia che chiede legalità e sviluppo, ma anche il rispetto per il suo territorio selvaggiamente attaccato dagli incendi e per le sue produzioni tipiche locali.
Solidarietà alla persona, stima per l'attività svolta con un principio cardine nella sua azione: la legalità.
A portare il sostegno a Giuseppe Antoci, Presidente del Parco dei Nebrodi e di Federparchi Sicilia, sono stati il vertice nazionale di Federparchi con il presidente nazionale Giampiero Sammuri e con loro l'intera rappresentanza di tutti i parchi regionali italiani dalle Dolomiti alla Liguria, decidendo di dirottare in Sicilia l'assise annuale che si sarebbe dovuta svolgere nelle Marche, e che dopo un prologo a Palermo, si è confrontata in un'intensa due giorni di lavoro nella "Sala dei Principi" del Castello Gallego di Sant'Agata di Militello. Nei giorni precedenti si era anche svolto anche un importante convegno insieme con il Parco delle Madonie rivolto alla valorizzazione degli "alberi monumentali".
Una tematica di attualità, in un momento in cui si discutono in Parlamento anche delle riforme in materia, e che ruota essenzialmente sul futuro dei Parchi Regionali, in tempi di trasferimenti pubblici incerti, tra "Natura, Agricoltura, Turismo. Opportunità o problema per le Regioni"?
Tralasciamo in questa sede gli argomenti del convegno, già affrontati in un altro articolo, ma che qui richiamiamo in una breve sintesi: razionalizzazione legislativa, possibilità di nascita nuovi parchi, fusioni ed il ruolo delle riserve naturali e delle aree protette, ma anche una riflessione sui tagli ai trasferimenti economici, organigrammi e dotazioni.
In vero, uno dei temi emersi e di cui il Parco dei Nebrodi, probabilmente, ha il merito di esser stato uno dei soggetti precursori di un'esigenza: divenire soggetto aggregante per una realtà composita di piccoli comuni, raccogliendo un ruolo lasciato vacante dalla scomparsa delle Province che spesso si erano rivelate inefficaci.
Ad Antoci, grazie anche al clamore delle minacce e dell'agguato subito per effetto dell'introdotto e attuato "Protocollo di legalità", è riconosciuto il merito di aver smascherato un fenomeno, la "mafia dei pascoli" che attraverso frodi comunitarie ed all'Agea acquisiva terreni per l'ottenimento di finanziamenti non destinati ad attività produttive e sfruttando bassi controlli e normative carenti, ma anche situazioni legate al furto di bestiame (abigeato), macellazione clandestina o produzioni di prodotti pastorizzati in assenza di controlli sanitari.
La capacità di Antoci nella qualità di presidente del Parco dei Nebrodi è stato quella di non governare un Ente che si estende per 86.000 ettari attraverso tre province (Messina, Enna, Catania) e 24 comuni. Il cardine di questa azione intrapresa è l'essere divenuto l'interlocutore comune per unire e non dividere, promuovere uno sviluppo per turismo, infrastrutture, produttività tipiche ma anche in termini di riscoprire mestieri tipici quale soggetto formatore a livello regionale.
"Racconto la mia esperienza, quando venni designato al Parco – ricorda Antoci – incontrai tutti i 119 dipendenti dell'Ente, mi ci vollero 4 mesi, ad ognuno chiedevo cosa loro avrebbero voluto realizzare se fossero stati al mio posto e cosa gli piacesse fare. La verità è che per anni la Regione mandava un Commissario e fatto di queste strutture un contenitore il cui forse il fine ultimo fosse la tutela ambientale".
"Dobbiamo fare ancora molto nella nostra attività – prosegue il presidente del Parco dei Nebrodi – ricordando che in agenda abbiamo temi importanti come l'ampliamento dei comuni aderenti, riorganizzare gli uffici, attivare i centri turistici che accolgono le persone, dobbiamo organizzare eventi, promuovere la cultura ambientalista. Siamo un territorio che ha sete di tutela dell'ambiente, sete di utilizzare la tutela a protezione del suo territorio".
"Certi segnali come quello lanciato per la legalità, ma prima ancora per lo sviluppo, partono dalla Sicilia – conclude Antoci – e siamo noi a dover dare un futuro a questa terra valorizzando le sue risorse: la natura, i luoghi, la sua bellezza, le sue tradizioni, il turismo, ma anche produrre promuovendo un nostro marchio che accompagni sul mercato le specificità dei prodotti che nascono qui. Ci puntiamo, siamo stanchi di vedere che i nostri prodotti siano pagati poco e rivenduti su altri mercati a prezzi altissimi, un amico mi segnalava per telefono un prosciutto in vendita a Milano tracciato come dei Nebrodi, ma immesso sul mercato da un'azienda friulana. Dobbiamo scommetere sullo sviluppo di questa terra, abbiamo delle potenzialità che meritano di essere scoperte e degli imprenditori che vogliono guardare al futuro creando opportunità di lavoro. Sarà la nostra battaglia".
Ad Antoci, unanime il riconoscimento e la vicinanza per l'azione svolta a tutto campo per il rispetto della natura, della legalità e dello sviluppo territoriale portata dai rappresentanti nazionali di Federparchi che hanno anticipato la candidatura del presidente del Parco dei Nebrodi al premio europeo Alfred Toepfer.
Giuseppe D'Amico