La responsabile delle politiche di genere della Cgil della provincia di Messina è intervenuta sul rapporto donne/lavoro: "Nelle posizioni di rilievo della politica locale le donne sono davvero poche, quel minimo indispensabile a tacitare sicure polemiche o a evitare possibili ricorsi davanti al giudice amministrativo"
“La settimana scorsa con la Tavola rotonda “Parità di genere e crisi economico-finanziaria” è stata presentata la nuova edizione del Corso “Donne politica istituzioni” organizzato dall’Università di Messina. A Messina il corso, che ha l’obiettivo di diffondere la cultura di genere e della parità e promuovere le pari opportunità, è ormai un appuntamento fisso per tutte le donne, non solo studentesse universitarie, che vorrebbero cimentarsi con l’impegno politico e sociale”, inizia così l’intervento di Esmeralda Rizzi, responsabile delle politiche di genere della Cgil della provincia di Messina.
“In sette edizioni sono oltre cinquecento le donne, gran parte della quali agguerrite e determinate a sfondare il così detto “soffitto di cristallo”, che hanno così potuto approfondire non solo la storia dell’emancipazione femminile e le più classiche tematiche sulle pari opportunità, ma anche acquisire quegli strumenti indispensabili per fare politica o progredire nella propria professione”, ha detto la responsabile Cgil.
Dati Istat alla mano Rizzi ha descritto la situazione attuale sul versante donna/lavoro: ”Messina e più in generale la Sicilia non brillano per la presenza di donne nelle posizioni di vertice, in politica e nei luoghi delle decisioni. Anzi, la Sicilia registra ancora una forte arretratezza anche sul versante occupazionale con un 29,5% di donne occupate contro un 47,5 della media nazionale. Che tradotto in pratica significa che se in Italia una donna su due nella fascia d’età 16/64 anni lavora, in Sicilia meno di una ogni tre”.
La visione del quadro politico e istituzionale dell’era Lombardo è più nera che mai: “I dati sulla presenza delle donne nelle principali assemblee di governo siciliane erano davvero sconfortanti. Nessun presidente di provincia; appena 17 assessori provinciali su un totale di 175; 19 le sindache per 290 comuni e solo 811 le consigliere comunali su 7310 complessivi. Analogamente nei luoghi “importanti” della cultura: nessun Rettore donna, nessuna Direttrice nelle principali testate giornalistiche. E a Messina, l’istantanea della presenza femminile nei partiti e nelle istituzioni rispetta appieno le statistiche regionali. Nelle posizioni di rilievo della politica locale le donne sono davvero poche, quel minimo indispensabile a tacitare sicure polemiche o a evitare possibili ricorsi davanti al giudice amministrativo. E comunque – continua il responsabile Cgil – le fortunate non godono di grandi tutele o attenzioni. Basti pensare all’ex assessore ai servizi sociali della giunta Buzzanca, Pinella Aliberti, immolata senza troppe remore sull’altare di uno dei settori più caldi di questa stagione amministrativa, o la stessa Antonella Cocchiara, assessore alle pari opportunità nella precedente amministrazione, dimissionata dall’allora sindaco Francantonio Genovese per i mutevoli equilibri delle alleanze elettorali”.
“Forse, per tornare al tema della Tavola rotonda che ha inaugurato l’edizione 2012 del corso, una maggiore presenza delle donne nei luoghi che contano non avrebbe scongiurato la crisi o, per restare a casa nostra, non avrebbe saputo affrontare meglio i tanti problemi di un comune a corto di risorse. Ma al prossimo giro, giro che inizia ora con il rinnovo dell’Ars e proseguirà poi con le politiche e con le amministrative anche a Messina – conclude Esmeralda Rizzi – partiti e elettori hanno un’ottima occasione per provare a cambiare. Magari attingendo proprio tra le agguerrite e preparate corsiste di “Donne politica istituzioni”.