E' stato tra i pionieri di Forza Italia a Messina, 4 volte deputato e 3 assessore regionale, poi, nel 2012 ha sbattuto la porta del Pdl troppo sbilanciato sugli ex An. Adesso, Nino Beninati dopo il ritorno di fiamma alle Europee dice addio ai berlusconiani per la seconda volta "non ci sono progetti", ma resta nel centro-destra. E sulle dichiarazioni del pentito D'Amico dice..
Nel tardo pomeriggio del giovedì, quando ormai la notizia circolava in rete sulle testate on line, ha ricevuto da diversi amici quelli che a lui sono sembrati messaggi incomprensibili come “teniamo duro supereremo anche questo”. Man mano che passavano le ore il tenore degli sms ha iniziato ad essere “da cordoglio”, fino a quando non ha scoperto che quel giorno, nel corso dell’udienza per Gotha 3 il boss barcellonese pentito Carmelo D’Amico aveva dichiarato d’aver saputo che l’ex vicepresidente del consiglio comunale di Barcellona Maurizio Marchetta avrebbe cercato voti per lui ai clan. “All’ennesimo messaggio che sembrava quasi di cordoglio ho capito che qualcosa non andava, poi ho letto la notizia”. Nino Beninati, quattro mandati da deputato regionale, tre volte assessore regionale, tra i fondatori di Forza Italia sia a Messina che in provincia si dice ancora allibito per l’accaduto “Non riesco ancora a capire perché sono stato tirato in ballo,non ho idea di chi sia questo D’Amico né l’ho mai visto né tantomeno mi sono rivolto a lui. Sono allibito che il mio nome sia stato accostato a lui, ad un pluriomicida per sua stessa ammissione”. Le dichiarazioni del pentito, ancora al vaglio della procura distrettuale antimafia non hanno trovato sponda su questo punto e non vi sono attività investigative di riscontro che tirano in ballo l’ex deputato. “Meno che mai posso essere responsabile delle azioni o di quel che può aver detto Marchetta in totale autonomia e che D’Amico può aver saputo da terze persone. Tra l’altro non si capisce neanche quando Marchetta sia andato in giro a cercare voti per me. Io sono stato tra i fondatori nel’94 di Forza Italia a Messina e mi occupavo di fare le liste in provincia, è chiaro. Ma Marchetta neanche votava per me all’epoca. Non l’ha fatto nel ’96 e neanche nel 2001 perché era in An. A me sembra più una guerra interna, Marchetta con le sue dichiarazioni ha fatto arrestare tante persone”.
Beninati sta valutando eventuali azioni legali,ma non si sofferma più di tanto sulla vicenda. Dall’ex pioniere di Forza Italia che non ha esitato a sbattere la porta ad un Pdl diventato “altro”, arrivano invece frecciate al nuovo corso che i fedelissimi di Berlusconi in Sicilia ed in città stanno intraprendendo. L’avevamo lasciato, a maggio (vedi articolo allegato), componente di quel pool, con Santi Formica, Bernardette Grasso e Roberto Corona , incaricato di traghettare, alla vigilia delle Europee la nuova Forza Italia appena divorziata da Ncd. Le urne hanno risposto più che bene con Forza Italia che in provincia si è attestata come secondo partito con un 20,4% in tendenza opposta al resto del Paese, ed a Messina ha superato il 16, 6% nonostante una macchina messa in moto in meno di un mese. Da allora però, mentre il coordinatore regionale Vincenzo Gibino ha avviato l’organizzazione del partito nel territorio e mentre in città si inizia a fare il nome di Domenico Scilipoti come nuovo leader, molte cose sono cambiate e Beninati è uscito dal ring. Ha detto addio ai berlusconiani per la seconda volta in meno di tre anni.
“I risultati li abbiamo portati alle Europee, eccome. Basta leggere le percentuali di Messina. Ma evidentemente Gibino non ha bisogno di persone che lavorano sul territorio e hanno esperienza ed un passato di risultati alle spalle. Il gruppo di Leontini, che io sostenevo, ha raggiunto 48.500 voti, ma alla fine, dopo le elezioni, sono scomparsi tutti. Io resto fuori perché ci sono cose che non mi piacciono. Sto fuori da Forza Italia, se è gestita così non m’interessa, non ci sono proposte di risoluzioni concrete ai problemi di Messina o della Sicilia. E poi sono incompatibile con persone come Scilipoti. Non ho esitato chiudere con il Pdl quando non ho condiviso più le scelte che si stavano facendo. C’erano persone che non gradivo, inoltre il partito era troppo sbilanciato sugli ex An. Era un Pdl troppo lontano da quella che era stata Forza Italia. Ho iniziato a dirlo ad Alfano sin dal 2011 ma nessuno mi ha ascoltato”.
Alla vigilia delle regionali del 2012 c’era Roberto Corona (arrestato nove mesi prima per la vicenda delle fidejussioni) in piena campagna elettorale,così come i colonnelli ex An, Buzzanca in testa. L’anima azzurra rischiava di restare schiacciata in un Pdl spostato troppo a destra. Così Beninati, che era stato tra i “papà” di Forza Italia, nell’estate 2012 chiuse la porta denunciando senza ipocrisie quel che pensava di un partito che, di lì a pochi anni si sarebbe sgretolato. Per un po’ si avvicinò all’Udc (che sostenne alle regionali) ma l’avvicinamento a D’Alia durò poco. Alle Europee di maggio quindi il ritorno di fiamma con una Forza Italia tornata alle origini. “Il problema è un altro, oggi non ci sono proposte. Ho lasciato una situazione amichevole in Forza Italia, ma non vedo nessuno che porta avanti soluzioni per riattivare l’economia. Lo stesso Renzi è come se avesse una portaerei in panne e pensasse di spostarla con una barca a remi. Serve un rimorchiatore. Come vogliamo far riprendere l’economia con una barchetta? “
Le divisioni in Forza Italia gli ricordano quelle che negli anni scorsi hanno portato la sconfitta alle regionali. Nel 2012 proprio l’essersi presentati con due candidati, Miccichè e Musumeci ha regalato la Sicilia a Crocetta. “Qualcosa di analogo, ma più caratterizzato da un voto “contro” è accaduto a Messina alle amministrative. Non ero d’accordo con il mettere il simbolo del Pdl non era il momento, il clima era di antipolitica. Ma anche stavolta nessuno mi ha ascoltato. Quindi ripeto, se non ho esitato ad andar via dal Pdl quando non ne ho condiviso più le scelte, figuriamoci se posso essere oggi con questa Forza Italia divisa e senza progetti chiari”.
C’è stato anche un incontro con Attaguile, che sta aprendo la strada a Salvini in Sicilia “è stato solo un incontro, ma non sono interessato, non mi convince affatto. Prenderà anche in Sicilia un sacco di voti,quelli della protesta, ma non sono interessato. Piuttosto sto pensando, nei prossimi mesi, a creare un gruppo di lavoro che metta insieme professionisti e competenze di qualsiasi idea politica per mettere sul tavolo proposte concrete e realizzabili”.
In cantiere potrebbe esserci anche un nuovo percorso, sempre nel centro-destra e sempre di tipo politico, ma è ancora da maturare. Quel che è certo è il suo addio-bis a quella Forza Italia che non è mai più stata quella del ’94, quella che insieme al gruppo storico, con Garofalo, Crimi, Martino, Germanà, Stagno D’Alcontres, Capurro, Santalco, fece diventare azzurra Messina e la provincia, un partito che, dopo il divorzio con gli alfaniani e i vari addii registrati negli anni scorsi, non riesce a trovare il leader al quale affidare la struttura in città. Ed è questo vuoto che Scilipoti vuol colmare.
Rosaria Brancato