Si è trovato ad operare senza governance, con una situazione economica precaria e nel bel mezzo di una guerra silenziosa tra il sindaco De Luca e l’assessore regionale allo spettacolo Pappalardo.
Ma Gianfranco Scoglio, sovrintendente del Teatro Vittorio Emanuele da meno di 3 mesi, è abituato ad una visione manageriale, non si scoraggia così si è messo subito al lavoro mettendo giù le basi di una strategia che punta al rilancio dell’Ente ed a proiettarne un’immagine nuova al di là dello Stretto.
“Il Vittorio Emanuele è il più antico Teatro della Sicilia ma è rimasto chiuso dopo il terremoto del 1908 fino all’85 e nel frattempo i Teatri di Catania e Palermo andavano avanti, hanno stabilizzato orchestra e coro– spiega Scoglio– Non siamo l’ombelico del mondo, ma possiamo valorizzare la nostra unicità e scommettere su quella. Siamo usciti sconquassati dagli ultimi periodi di difficoltà, ma dobbiamo puntare sulla nostra unicità, l’essere teatro di prosa e di musica. Ho trovato le casse vuote e una disorganizzazione ereditata nel tempo, ma una bella realtà di “invisibili” quelli che dietro le quinte consentono con il loro lavoro di realizzare le cose. L’Ente non ha produzioni, se non qualcosa nella musica. Il mio programma parte da queste premesse”.
Si è trovato un organigramma del personale fatto soprattutto da amministrativi e pochi tecnici, manutentori o figure specifiche per il teatro. Non ha una governance con la quale raffrontarsi perché dallo scorso luglio la Regione e il Comune litigano su chi dovrà comandare nel cda e nel frattempo l’Ente è stato affidato ad un commissario ad acta (Daniela Lo Cascio), che per fortuna con grande senso di responsabilità, ha firmato alcuni provvedimenti indispensabili per andare avanti. Allo stesso modo i direttori artistici Simona Celi e Matteo Pappalardo hanno predisposto una stagione di tutto rispetto nonostante le grandi difficoltà operative ed i ritardi accumulati dalla Regione.
“Siamo riusciti a varare una stagione spendendo 700 mila euro in meno rispetto alle precedenti-prosegue Scoglio– La situazione non era rosea, sebbene la Regione abbia sanato con un contributo il disavanzo dello scorso anno e sebbene, dobbiamo ricordarlo, il Massimo e il Bellini abbiano perdite di gran lunga più pesanti delle nostre. Certo, lo ammetto, sono stato costretto a far soffrire la stagione di musica, perché gli abbonamenti avevano registrato una riduzione. In generale abbiamo dovuto invertire la rotta sulla scontistica ma adesso possiamo pensare a gettare le basi per un futuro che guarda al di là dello Stretto ed anche al di là dello stesso edificio del Vittorio Emanuele. I teatri non si reggono con i proventi dei biglietti, ma con l’indotto e con l’economia che viene creata intorno, con investimenti e produzioni proprie”.
I progetti in cantiere sono tantissimi e puntano ad una vera e propria rivoluzione che in realtà altro non è che l’andare al passo con i tempi. Scoglio ha deciso di scommettere tutto su “noi stessi”, sulle nostre risorse.
“Dobbiamo scommettere sulla musica ad esempio– spiega- Faremo una produzione nostra l’anno ed una seconda in sinergia, aprendoci al territorio in tutti i sensi e poi procedendo con quelle che io chiamo le contaminazioni”.
Quando parla di sinergie il sovrintendente pensa alle associazioni che per la sinfonica operano già nel territorio con stagioni interessanti e un buon numero di abbonati.
Già sono stati avviati contatti per predisporre un cartellone comune attraverso la collaborazione tra le 3 associazioni (Filarmonica Laudamo, Associazione Bellini, Accademia Filarmonica). Oltre alla produzione propria ce ne saranno altre in sinergia. Le produzioni del Vittorio Emanuele saranno anche esportate oltre anche a Siracusa, Taormina e si pensa a sinergie con il Conservatorio Corelli, con altre istituzioni ed Enti.
Ci sono poi le contaminazioni, ovvero l’apertura a progetti e produzioni che si uniscano al pop, al rock, alla danza.
“Dobbiamo aprirci alle nuove generazioni. Alle prove generali della Traviata abbiamo fatto venire le scuole, è stato bellissimo, c’è molto interesse. Penso ad una Compagnia unica di musica e prosa del Teatro Vittorio Emanuele. E ho anche un altro grande progetto: il talent. Il teatro deve diventare laboratorio artistico, scuola, formare nuovi talenti”
L’idea, che sarà delineata prossimamente, prevede che il talent sia aperto a tutte le scuole ed a tutti i giovani dell’isola che potranno partecipare al bando ed ai provini. I prescelti, che potranno seguire la scuola teatro a Messina (con notevole indotto sotto il profilo sia economico che dell’immagine), andranno in scena con un musical diretto da un regista di livello nazionale e con un cast d’eccezione.
“La nostra unicità rispetto agli altri teatri siciliani è proprio questa, valorizziamola”.
Quanto poi alla vicenda orchestrali il sovrintendente ha già avuto un incontro con una delegazione alla quale ha chiarito che la stabilizzazione non è obiettivo percorribile in questo momento.
“Possiamo invece investire sui professori d’orchestra attraverso una programmazione non più annuale ma triennale, puntando a più di una produzione ed esportandola anche oltre Taormina”
E’ molto orgoglioso del cartellone varato dai direttori artistici Celi e Pappalardo e dei progetti che hanno in cantiere ed è ottimista sul futuro dell’Ente.
“Noi non siamo l’ombelico del mondo, ma siamo unici. E’ questa la nostra forza”.
Rosaria Brancato