Le riprese hanno utilizzato location della città di Messina e della provincia, ed in particolare per l’ambientazione si sono sfruttati i luoghi magici di Milazzo, Montagnareale e Terme Vigliatore, laddove i Sindaci delle due Amministrazioni comunali, da ultimo citate, hanno condiviso, apportando anche sostegno economico, il progetto che reca anche il patrocinio dell’Ars e di sponsor privati
“Scrivere sul trailer “Ballando il silenzio”, proiettato nel corso dell’evento intercorso a Piazza Duomo in occasione dei festeggiamenti del nuovo anno all’interno del più articolato spettacolo – con momenti anche musicali – organizzato dal Centro Artistico del Mediterraneo, è per chi scrive – co-sceneggiatrice del lungometraggio “de quo”, unitamente al regista Salvatore Arimatea – particolarmente impegnativo. Il titolo del lungometraggio trae ispirazione dalla sua parziale ambientazione nel mondo del tango, scenario affascinante e straniante, ove si muove una delle protagoniste.
È intenzione della scrivente in questo contesto soffermarsi sul soggetto e sulla sceneggiatura del film, ad oggi ancora in fase di montaggio. Molto si è scritto a partire da fine maggio sul lungometraggio, sia su quotidiani e periodici nazionali, regionali e locali,che su testate on-line, e tanto si è anche riportato nel corso di programmazioni televisive locali.
La scrivente ritiene però che il senso più pregnante dello script, i caratteri delle protagoniste e degli altri personaggi siano fin qui rimasti in ombra. Si tenterà di integrare quanto apparso, per una comprensibilità il più possibile completa del film, di prossima uscita.
Prima di scrivere sulla storia appare opportuno qualche cenno alla genesi del progetto in parola e dell’idea ispiratrice. Nel corso dell’estate 2012 la sottoscritta appurava, durante una conversazione con Salvatore Arimatea, incidentalmente, che i personaggi femminili, delineati rispettivamente in alcuni racconti inediti di chi scrive ed in un soggetto inedito per il cinema a firma Arimatea, presentavano caratteristiche di similarità per i tratti connotanti le protagoniste, descritte quali monadi, ognuna racchiusa entro il proprio universo di inquietanti rituali, donne in uno vittime e carnefici.
Riflettendo sulle due figure femminili, Melissa ed Elisabetta, appare chiaro che le stesse sono rappresentate in controtendenza rispetto alle protagoniste di storie di vita dagli esiti infausti, che, ai giorni nostri, sempre più di frequente mettono il sigillo su storie amorose tossiche, dando luogo a quello che si è definito con terminologia poco felice “femminicidio” (sembra preferibile, piuttosto, l’uso del termine “ginecidio”, cfr Guido Ceronetti su Repubblica.it).
Questa sceneggiatura presenta, invece, soluzioni, reali o immaginifiche, di segno opposto per venire fuori da rapporti amorosi controversi, soluzioni che immettono le due donne su strade senza via d’uscita… a meno di seguire, come avviene nella nostra storia, percorsi di reintegrazione non propriamente ortodossi. Le protagoniste esprimono in realtà un disagio psichico generalizzato, promanante dalle pastoie entro cui la società odierna costringe, con il c.d. “tempo reale”, che tutto brucia in un istante, con i suoi meccanismi di potere fortemente contrassegnati nei vari ambiti, da quello familiare a quello lavorativo, impedendoci di divenire ciò che siamo e soffocando la vera personalità. Il malessere esistenziale è, dunque, la tematica principale; è altresì trattato il tema “del doppio”, presente in opere cinematografiche di grande impatto, quale “La doppia vita di Veronica” del regista polacco Kieslowski, delineato nel lungometraggio in argomento in modo accattivante.
In forma marginale la sceneggiatura, laddove racconta della forte empatia di una delle protagoniste con Genziana, tratteggia anche la problematica degli individui “diversamente abili”, spesso dotati di speciali sensibilità. La storia sceneggiata include anche un amore saffico, delicatamente rappresentato. Per poter seguire più da vicino la trasposizione cinematografica chi scrive ha affiancato il regista sul set quale assistente alla regia.
Le riprese hanno utilizzato locations della città di Messina e della provincia, ed in particolare per l’ambientazione si sono sfruttati i luoghi magici di Milazzo, Montagnareale e Terme Vigliatore, laddove i Sindaci delle due Amministrazioni comunali, da ultimo citate, hanno condiviso, apportando anche sostegno economico, il progetto che reca altresì il patrocinio dell’Ars e di sponsor privati. Sui mezzi d’informazione sono stati ben riportati i ruoli degli attori, delle comparse e dei tangueri, facenti parte del casting e gli apporti dei componenti lo staff e non si ritiene sia utile in questa sede aggiungere altre informazioni. Si riportano però di seguito le espressioni utilizzate dalla consulente per il tango Loredana Polizzi, reputate particolarmente incisive: “Dona cornice al film il TANGO ARGENTINO che, con i suoi abbracci lega e riscalda le immagini e, nello stesso tempo, appassiona e stupisce per la scelta delle location. I colori, i costumi e le musiche, rendono unica ogni tanda del film. Tanghi ballati tra realtà e fantasia caratterizzano ogni istante, gli abbracci sfiorati, all’interno di fotografie, sono in linea con il racconto. Difficile pensare come la pazzia e la passione possano coesistere nella stessa mente”
In conclusione il trailer, presentato in anteprima, vuole essere sommatoria dei connotati salienti della pellicola che, come argomentato, tratta d’amore, di morte e di altro ancora, rappresentando un viaggio interiore attraverso il multiverso femminile, nell’ammaliante mondo del tango. La scelta dei fotogrammi del trailer è, come è naturale sia, riferibile e riferita al regista ed al direttore del montaggio, unitamente a quelli del backstage, limitato alle riprese di alcuni soggetti e non esteso a tutti i partecipanti al progetto, a vario titolo facenti parte dello staff.