Senato e Cda adottano lo Statuto dell’era Gelmini. E intanto l’Università annuncia ricorso contro la sentenza “annulla proroga”

Senato e Cda adottano lo Statuto dell’era Gelmini. E intanto l’Università annuncia ricorso contro la sentenza “annulla proroga”

Senato e Cda adottano lo Statuto dell’era Gelmini. E intanto l’Università annuncia ricorso contro la sentenza “annulla proroga”

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domenica 30 Ottobre 2011 - 00:50

La riforma prevede la scomparsa delle Facoltà ed il trasferimento delle relative attribuzioni ai nuovi Dipartimenti: da 52 Dipartimenti e 10 Facoltà si passerà a solo 21 strutture. Quanto alla sentenza del tribunale amministrativo «saranno intraprese tutte le consentite azioni di contrasto, volte a rivendicare le prerogative dell’autonomia universitaria e la piena legittimità delle decisioni»

L’Università di Messina inizia il suo nuovo corso. Con il parere favorevole del Consiglio di Amministrazione – che si è espresso a maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto e due soli voti contrari – e la successiva approvazione da parte del Senato Accademico, con il solo voto contrario di uno studente, l’Ateneo peloritano ha adottato il nuovo statuto , che recepisce le novità previste dalla legge 240/2010 (cosiddetta Riforma Gelmini). «Lo Statuto – si legge in un comunicato – prevede le modalità con le quali si dovrà realizzare il nuovo modello organizzativo ed accademico dell’Università di Messina. Un impegno certamente gravoso che sarà portato avanti dagli attuali Organi Collegiali e dal Rettore, con il consueto senso di responsabilità e con visione di prospettiva ampia, consentendo alla Università di progredire, senza traumi, approdando a nuovi scenari istituzionali. Considerata l’approfondita analisi condotta in questi mesi, con grande serenità e spirito di servizio, sia dalla Commissione Statuto, sia dagli Organi di Governo che hanno approvato il testo a stragrande maggioranza, si ha più che motivata fiducia nel fatto che l’attuazione dello Statuto sarà realizzata con straordinaria collegialità e democraticità, in un clima operoso e senza turbative».
La modifica dell’attuale Statuto nasce dall’esigenza prevista dalla legge 240/2010 di adeguare gli statuti delle Università italiane alle nuove norme previste dalla legge 240 specialmente sul tema della composizione e delle competenze degli organi di governo centrali dell’ateneo, Rettore, Consiglio di Amministrazione e Senato Accademico. Importante è inoltre lo snellimento della struttura periferica delegando i compiti dello svolgimento dell’attività didattica e della ricerca scientifica ad una sola struttura, il Dipartimento. Nell’ Università di Messina stata prevista anche una forte contrazione del numero degli attuali Dipartimenti. Inoltre, la nuova riforma sancirà la scomparsa delle Facoltà e il trasferimento delle relative attribuzioni in termine di offerta formativa e di chiamate dei docenti ai nuovi Dipartimenti. In definitiva da 52 Dipartimenti e 10 Facoltà si passerà a solo 21 strutture.
La figura e i compiti del rettore sono stati potenziati e allo stesso tempo sono cresciute le sue responsabilità. Al Rettore spettano infatti le funzioni di indirizzo, di iniziativa e di coordinamento delle attività scientifiche e didattiche e la responsabilità del perseguimento delle finalità dell’Università secondo criteri di qualità e di promozione del merito. Sono state diversificate le competenze del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione. Al primo spettano compiti di indirizzo e di consulenza relative alla programmazione delle attività didattiche e di ricerca dell’Università. Il secondo è l’organo di indirizzo strategico dell’Ateneo competente non solo per gli aspetti amministrativi ma anche decisionali su tutte le deliberazioni che attengono alla complessiva gestione dell’Università, sentito il parere del Senato Accademico sui temi che riguardano le attività didattiche e di ricerca. Nell’ambito dell’autonomia si è cercato , pur restando nei limiti previsti della legge, di dare più poteri al Senato Accademico, che rappresenta tutte le componenti del mondo accademico, del personale tecnico amministrativo e degli studenti, con una serie di norme che attutiscono alcune prerogative forti del Consiglio di Amministrazione.
Particolare enfasi è stata posta su alcuni organi di controllo che qualificano la vita universitaria come il codice etico, già presente nel vecchio statuto, e la commissione di disciplina. Sono state introdotte alcune norme che disciplinano la cultura della valutazione all’interno di tutte le strutture universitarie mediante una continua azione di autovalutazione interna e di controllo esterno del Nucleo di Valutazione. L’obiettivo del nostro Ateneo è quello dell’accreditamento dei nostri Corsi laurea, delle strutture scientifiche e di quelle gestionali, per confrontarsi con le migliori realtà universitarie europee e per rispondere alla sfida che investe le università italiane che in misura sempre più pesante saranno finanziate in base ai risultati di qualità ottenuti.
Nel comunicato diramato dall’ Università ,i vertici accademici commentano anche la sentenza con cui il Tar ha annullato gli atti relativi alla proroga del mandato del rettore e di tutti gli organi elettivi (vedi articolo correlato ed annunciano ricorso.« In questo contesto, – si legge – nessun rilievo assume la decisione resa nota oggi dal TAR Catania, avente ad oggetto le “vecchie modifiche statutarie”, relative alla proroga della durata delle cariche elettive accademiche, cioè temi ormai superati e recepiti, rispettivamente, dalla legge Gelmini e dallo Statuto di Ateneo di odierna approvazione. Tuttavia, nei confronti di tale ultima decisione del Giudice amministrativo, a prescindere dalla mancanza di effetti pratici della stessa sugli attuali assetti delle cariche elettive accademiche, saranno, comunque, intraprese tutte le consentite azioni di contrasto, volte a rivendicare le prerogative dell’autonomia universitaria e la piena legittimità delle decisioni a suo tempo consapevolmente adottate, nel pieno rispetto ed a tutela dell’interesse pubblico, finalizzato a garantire il necessario equilibrio nella delicata fase di transizione, verso il nuovo e complesso assetto istituzionale di questo Ateneo».

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