In preparazione della Giornata, la comunità cristiana è chiamata a vivere una speciale attenzione al mondo della sofferenza
“Auspico che quanti operano a contatto con gli ammalati – le comunità parrocchiali, le cappellanie ospedaliere, le associazioni sanitarie e socio-sanitarie, le associazioni professionali cattoliche (medici, farmacisti, infermieri, etc.) – possano vivere la Giornata mondiale del malato come occasione per assumere la consapevolezza di poter essere davvero ‘occhi per il cieco e piedi per lo zoppo’”.
Si conclude con queste parole la lettera di don Gaetano Tripodo, direttore della Pastorale diocesana della Salute (e della Caritas diocesana) per la XXIII Giornata Mondiale del Malato, che si celebra mercoledì 11 febbraio ed è intitolata appunto ”Io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo” (Gb 29,15).
In preparazione della Giornata, la comunità cristiana è chiamata a vivere una speciale attenzione al mondo della sofferenza. “Nelle diverse strutture ospedaliere, nelle case di cura, nelle parrocchie della Diocesi – aggiunge don Tripodo – la Giornata sarà celebrata con diverse iniziative, tutte degne di attenzione, che ci ricordano che il servizio al fianco delle sorelle e dei fratelli malati non si esaurisce con un singolo gesto ed è, come sottolinea Papa Francesco, un grande cammino di santificazione. Ecco, il tempo speso a fianco dei sofferenti è ‘tempo santo’, che insegna a ‘uscire da sé’, e ha un valore speciale, quello della gratuità, che talvolta, in epoca di frenesia e fretta, si tende a dimenticare. La carità, in tutte le forme in cui si esplica, ha sempre bisogno di tempo, ed è questa la ‘lezione’ che anche la Giornata mondiale del malato può aiutarci ad imparare”.