Fin qui, sulle esclusioni nessuna risposta "di merito". Sono le Commissioni provinciali per il Congresso a doversi esprimere: ma non l'hanno fatto
Tre esclusioni dall’anagrafe degli iscritti nel Cosentino (inclusa quella dell’ex Governatore calabrese Mario Oliverio), sette nel Crotonese (incluse quelle dell’ex assessore regionale ai Lavori pubblici Francesco Sulla e dello stesso referente provinciale della ‘mozione Cuperlo’ Domenico Voce). I cuperliani del Partito democratico hanno chiesto conto in modo serrato di questo, ma anche delle a loro dire gravissime anomalie riscontrate in un numero molto elevato d’iscrizioni al Pd, attraverso un ricorso.
Zero risposte nel merito: scatta la diffida
Il problema però è che fin qui nessuno, in seno al Partito democratico, ha fornito risposte “nel merito”; anzi. Così, Bruno Villella (responsabile regionale della mozione Cuperlo: vedi foto grande) & C. proprio in queste ore hanno avanzato formale diffida alle Commissioni provinciali per il Congresso di Cosenza e di Crotone.
Tali organismi, si legge in diffida, sarebbero «responsabili d’aver omesso i motivi delle esclusioni dagli elenchi degli iscritti e a tutt’ora inadempienti rispetto alle disposizioni, per quanto di loro competenza, da parte delle Commissioni nazionale e regionale».
La diffida ripercorre alcuni passaggi dell’oggettivamente intricata vicenda.
Sul ricorso la Commissione nazionale di garanzia, «con mail pervenuta il 7 febbraio alle ore 16,14, indirizzata a tutte le Commissioni calabresi e alla scrivente mozione», ha infatti ribadito la propria incompetenza a decidere. Questo perché, ai sensi dell’articolo 13 comma 1 del Regolamento per il Congresso, la competenza sul ricorso «è assegnata in primo grado alla Commissione provinciale per il Congresso territorialmente competente».
Determinazioni che la Commissione regionale di garanzia ha fatto proprie; e «con mail dell’8 febbraio, ore 11,22» ha informato la Commissione nazionale e quelle provinciali competenti.
Quell’ignota “manina”…
Ma le Commissioni provinciali – questo il punto – «non hanno provveduto, in alcun modo, a informare gli interessati sulle cause della loro esclusione dall’anagrafe degli iscritti, né di provvedimenti formali precedentemente adottati nei loro confronti che risultassero impedenti ai fini dell’iscrizione».
Stando a quanto addotto in diffida, “allo stato dell’arte” ci sarebbe dunque una “manina” non meglio identificata che avrebbe «materialmente provveduto alla cancellazione del tutto arbitraria, in assenza di provvedimenti precedenti in essere, dall’anagrafe degli iscritti. Un gesto grave», rimarcano Villella & C., che starebbe provocando «un gravissimo danno al Pd calabrese, che già da molto tempo versa in condizioni precarie, frutto della preminenza di contesti politicamente torbidi».
Sul ricorso, il partito calabrese “s’è incartato”
E si osserva che, a questo punto, per dipanare la matassa «non basterà certo questo Congresso; il giorno dopo occorrerà aprire un ampio dibattito per individuare e rimuovere le cause» di una situazione oggettivamente incresciosa.
Ma c’è di più: a dispetto di quanto previsto dall’articolo 13 comma 2 del Regolamento congressuale nazionale, non s’è affatto provveduto ai chiarimenti indispensabili entro le 24 ore. In atto, dalla presentazione del ricorso sono passate circa 72 ore «e ancora non è dato conoscere quali sono le determinazioni delle Commissioni provinciali interessate. Una condizione imbarazzante, atteso che i congressi nei territori sono in svolgimento e che tra 3 giorni saranno conclusi».
Come dire: il Pd calabrese, sul ricorso cuperliano, “s’è incartato”.
Secondo la mozione direttamente interessata, «siamo costretti ad assistere esterrefatti all’espropriazione di un diritto fondamentale, quello della partecipazione al Congresso, solo attraverso omertosi atti d’imperio – si legge ancora in diffida –, senza l’adozione di procedure regolamentari stabilite proprio per tutelare i diritti».
Ne verrebbero fuori «danni incommensurabili dal punto di vista politico, che infangano l’immagine del Congresso».
In caso d’ulteriore inerzia, ricorso ad «altri» strumenti
In questo senso, la diffida in questione non sarebbe volta solo a tutelare le legittime prerogative degli esclusi ma «a ripristinare le necessarie condizioni d’agibilità nel partito calabrese».
Al termine dell’articolato ragionamento, la formale diffida a rendere immediatamente «pubbliche le ragioni delle esclusioni dall’anagrafe degli iscritti» o, al contrario, a reintegrarvi gli esclusi.
E se l’inerzia si protraesse quanto i formalismi, così come la mancanza di una decisione “di merito”? «In assenza di una determinazione consona a quanto stabilito dalle istanze superiori, sarà intrapresa dalla mozione Cuperlo ogni iniziativa che si dovesse ritenere necessaria, senza escludere la possibilità di fare ricorso ad altri strumenti» ove il nodo non fosse sciolto in maniera adeguata.
Quali «altri» strumenti?
Quelli della tutela in sede giurisdizionale, per esempio.