Condannato a 7 anni Pietro Zappia: ridusse in fin di vita Alì, il venditore egiziano di rose

Condannato a 7 anni Pietro Zappia: ridusse in fin di vita Alì, il venditore egiziano di rose

Condannato a 7 anni Pietro Zappia: ridusse in fin di vita Alì, il venditore egiziano di rose

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venerdì 06 Luglio 2012 - 17:18

Il gup Massimiliano Micali ha inflitto sette anni di reclusione, con l'abbreviato, a Pietro Zappia. La notte del 15 aprile scorso aggredì a colpi di bastone in via Loggia dei Mercanti il venditore ambulante di rose Alì. L'egiziano fu ridotto in fin di vita mentre Zappia fu arrestato dalla Polizia con l'accusa di tentato omicidio.

Due mesi fa ridusse in fin un venditore ambulante di rose egiziano, colpendolo più volte con un bastone. Oggi il gup Massimiliano Micali ha condannato a 7 anni di reclusione, con il rito abbreviato, Pietro Zappia, 40 anni. L’uomo, già noto alle forze dell’ordine, doveva rispondere di tentato omicidio. La vicenda destò grande scalpore in città sia per l’affetto che circonda Alì, il venditore di rose dai modi affabili, sia per la brutalità dell’aggressione. Il grave episodio avvenne la notte fra il 14 e 15 aprile scorsi. Zappia e la sua fidanzata erano appena usciti da un pub di via Loggia dei Mercanti quando incrociarono Alì. Secondo la ricostruzione della Polizia di Stato il 40enne s’impossessò di un mazzo di rose che Alì aveva appoggiato su un tavolo e lo offrì alla sua ragazza. Quando l’egiziano lo avvicinò per chiedergli il pagamento dei fiori Zappia afferrò un bastone trovato per terra e lo colpì ripetutamente con violenza inaudita. Il 40enne fuggì in auto mentre Alì fu trasportato in ambulanza prima al Piemonte e poi al Papardo dove rimase ricoverato per diversi giorni nel reparto di Rianimazione.

5 commenti

  1. Il problema è ,ma li fa tutti i 7 anni o, con tutti i benefici di legge, avrà i domiciliari tra 24 ore?!!!Questo l’articolo non lo specifica.

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  2. vedremo
    vedremo qunti anni si fa questo signore dietro le grate.
    non voglio essere cattiva ma secondo me costui non si farà neanche un giorno di cella.
    é tutto fumo negli occhi e basta

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  3. DEluso una condanna di soli sette anni ad una persona che senza nessun motivo picchia fin quasi alla morte un altra persona è pochissima. Non c è nessun attenuante , anche perchè alla fine tra 4 anni sarà fuori.

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  4. L’accanimnento terapeutico non serve in questo caso: due anni, quattro anni o sette non fanno differenza ai fini della terapia .
    Infatti non si capisce perché, almeno agli occhi di chi come noi lettori non viene portato pienamente a conoscenza di tutti i fatti, si siano apparentemente fatti due pesi e due misure.
    I pugni in testa al gestore del bar Marylin sono stati valutati diversamente dal giudice rispetto al colpo di bastone dello Zappia.. , pur trattandosi della medesima violenza arbitraria, pur avendo portato allo stesso “tragico” risultato.
    E questo a parità di pubblico ministero:
    L’aggressore del gestore del bar Marylin è già ai domiciliari ed …in “odore di santità” presso il suo quartiere, mentre lo Zappia è stato condannato a sette anni pur essendo chiaro che si trovasse al momento del suo gesto in stato di evidente “balordaggine confusionale” aggravato dall’alcool.
    Di certo capace di intendere e di volere molto meno che un bullo che sferra pugni in testa ad un barista per autorizzare i capricci di un moccioso.
    O forse peché in quest’ultimo caso la legge non si accanisce trattandosi di “malati di violenza… terminali”?

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  5. Per “terminali” intendo dire “irredimibili”, “non curabili” perché nati e cresciuti con il culto della violenza e dellla sopraffazione.
    Mi fanno ridere quei commentatori che ne fanno solo una questione di numeri di anni.., la questione è “culturale” e Messina in tal senso è la città più connivente con se stessa.
    Una città pronta a “sciacalleggiare” in nome di un perbenismo comune che non esiste se non come oppotunismo e certamente non come “coerenza morale”.
    O si lascia andare o si applica la legge con paradossale fermezza.. per colmare tutte le precedenti mancanze.
    O ci si lascia andare a false dichiarazioni di solidarietà sbandierando rigore morale o si ricorre ai luoghi comuni di cui il razzismo provinciale è ricco ad iniziare dal razzismo verso gli egiziani per non dire del razzismo verso i rumeni.
    O si da fondo a tutto il comparaggio possibile ricorrendo a campagne mediatiche del genere “più botulino che cervello” o ci si lancia in retrologismi ecumenici auto-assolventi.
    Questa è la Messina “invidia pescestocco e malanova” che preferisce blaterare e lanciare invettive invece di approfondire e provare vergogna per il proprio pressapochismo mentale.

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