Messina. Nella delibera dei giudici contabili di Palermo un'approvazione condizionata agli impegni da mantenere
MESSINA – Il piano di riequilibrio finanziario del Comune di Messina: la parola finale alla Corte dei Conti siciliana. Nella delibera 232 del 9 agosto, Sezione di controllo per la Regione siciliana, i giudici di Palermo mettono nero su bianco i motivi dell’approvazione del Piano. In particolare, si approva “il Piano di riequilibrio pluriennale del Comune, avendolo valutato congruo ai fini del riequilibrio finanziario dell’ente”, con firma del magistrato relatore Massimo Giuseppe Urso e del presidente Salvatore Pilato. E “con le segnalate prescrizioni”: un elenco d’impegni che chi governa a Palazzo Zanca dovrà rispettare. Con tanto di verifica nella relazione semestrale.
Gli impegni assunti dal Comune di Messina
Il Comune dovrùà incassare quello che è stato previsto, contenere le spese, almeno sul piano delle previsioni, ed evitare i debiti fuori bilancio. O ricorrere a essi solo se strettamente necessario, in caso di utilità dell’opera e conseguente arricchimento dell’ente, considerati i danni trentennali provocati alle casse del Comune con questo strumento. Ecco la bussola che deve orientare l’amministrazione comunale. Nel documento, si fa riferimento ai debiti derivanti da sentenze passate in giudicato di condanna al pagamento di una somma e a quelli nati con un contratto scritto. In quest’ultimo caso, un rapporto obbligatorio tra un terzo e un dipendente dell’ente pubblico.
Per i giudici, in fase d’approvazione del Piano, “assume un ruolo centrale e preponderante
il giudizio prognostico”. Ovvero, risulta decisiva “l’attendibilità di previsioni, fotografate nel
Piano e relative all’andamento della gestione finanziaria in ciascuno degli anni (futuri) del periodo
considerato, nonché sulla credibilità e sostenibilità complessiva del rientro”. Di fatto, si chiede al Comune di rispettare gli impegni e le previsioni.
La Corte di Conti fa riferimento a una “visione dinamica e aggiornata” della situazione finanziaria, economica e patrimoniale dell’ente e “le prospettive di recupero devono essere individuate tenendo in considerazione la situazione presente al momento delle valutazioni conclusive”. Da parte sua, il sindaco di Messina Federico Basile ha evidenziato di recente: “Quest’approvazione ha chiuso un’anomalia: undici anni per avere una risposta. Nel 2012 ci siamo ritrovati, come Comune di Messina, in una condizione che esisteva da tantissimo tempo. E dal 2018, con De Luca sindaco, abbiamo lavorato per chiudere questa lunga partita”.
La Corte dei Conti riconosce al Comune “una capacità di gestione della situazione debitoria e soprattutto di non insolvenza” grazie ad accordi che hanno “notevolmente ridotto i debiti”. E grande attenzione dovrà essere riservata alle irregolarità contabili e ai fondi extra Piano. Nella delibera si opera una sintesi delle diverse versioni del Piano, a partire da quella del dicembre 2012. E si specifica che “i debiti verso le partecipate sono da ritenere estranei ai bilanci dell’ente e, pertanto, irregolarmente inclusi in origine nella massa passiva della procedura di riequilibrio”.
Mettono in risalto i giudici: “Le risorse previste per la copertura del Piano derivano principalmente da riduzioni di spesa corrente, pari ad euro 126.095.525,31, e da maggiori entrate per euro 29.007.500,00”.
In diverse occasioni, il sindaco ha precisato: “Abbiamo abbattuto la massa debitoria fino a 155 milioni di euro e non ci sono nuovi debiti fuori bilancio. Quanto alla scarsa capacità di riscossione, un ente che da dal 2019 ha inviato 88mila avvisi d’acertamento, contro i quattromila degli anni precedenti, ha cambiato decisamente marcia”.
“Non mancano le incongruenze”
Per la Corte dei Conti, “se si analizzano le risorse destinate al risanamento, la parte preponderante è costituita dalle misure per la riduzione dei costi, con una riorganizzazione e razionalizzazione dei Servizi sociali, e dall’aumento delle entrate derivanti dal contrasto all’evasione tributaria. La prima misura (di economia di spesa) consente una percentuale di copertura del 35%, mentre la misura di incremento delle entrate raggiunge il 19%, con un contributo complessivo di entrambe le risorse pari al 53% circa”.
E ancora: “I debiti fuori bilancio da riconoscere e finanziare, inseriti nel Piano da ultimo rimodulato,
sono pari ad euro 66.439.675,88″. Ma con “riferimento al ripiano delle quote dei debiti fuori bilancio scadute fino all’esercizio 2021, in base ai piani di rientro, è stata riscontrata nella fase istruttoria una
generale difficoltà nel risalire all’entità degli impegni e pagamenti”. Non mancano le incongruenze, nei dati, secondo i giudici contabili. Di conseguenza, “nella fase di verifica del raggiungimento degli obiettivi del Piano, dovrà essere incrementato lo sforzo di rendicontazione dei risultati”.
Stesse difficoltà anche per la verifica dei pagamenti del 2020, oltre a “discordanze” in merito agli accordi raggiunti con i creditori: “Nel Piano si fa riferimento a n. 12.500 creditori coinvolti nella sottoscrizione di accordi. Tuttavia, è stato trasmesso in Sezione un numero inferiori di accordi riconducibili a complessivi n. 1.197 poste debitorie”.
“Il rispetto dei piani di rientro”
In ogni caso, nella delibera, si parla di “complessivi euro 72.031.067,93, di cui euro 19.520.704,91 per “abbattimenti” (che si riferiscono alla parte dei crediti oggetto di rinuncia da parte dei creditori), che hanno ridotto quest’importo ad euro 52.510.225,12, riferibile ai debiti per i quali sono stati stipulati i piani di rientro”. E, dettaglio ancora più importante, si mette in rilievo l’importanza del “rispetto dei piani di rientro”.
In merito alla “mancanza di accordi nei debiti fuori bilancio negli esercizi 2024 e 2025”, i giudici contabili ritengono che possa “considerarsi non ostativa all’approvazione del Piano in esame, ma solo prescrivendo la costituzione di un apposito fondo sul rendiconto 2022, al fine sterilizzare i rischi di
ampliamento della spesa e dare successivamente copertura nel bilancio a quelli che man mano verranno riconosciuti (entro l’esercizio in corso o, comunque, entro il più breve tempo possibile) e ai debiti da regolarizzare a seguito di pignoramenti”.
“Una grave situazione debitoria e il Comune dovrà rispettare gli impegni per scongiurare il dissesto”
In generale, sul tema centrale dei debiti non mancano incongruità e divergenze tra i dati e quanto dichiarato dall’ente. E i punti critici rimangono molti ed emergono dall’attività istruttoria: “Una grave situazione debitoria”, con “perplessità in ordine alla possibilità che il Comune riesca effettivamente a riequilibrare la propria gestione economica e finanziaria”. In ogni caso, però, “il Collegio condivide l’impostazione di una parte della giurisprudenza contabile, per la quale debba prevalere l’assenza allo stato di sufficienti motivazioni per negare all’amministrazione la possibilità di intraprendere il richiesto percorso di risanamento, in quanto confermato, sia pure in teoria, come praticabile dall’esposta analisi contabile”.
In sostanza, se l’amministrazione comunale rispetterà gli impegni assunti, mettono in rilievo i giudici contabili, bene. Altrimenti, sarà dissesto. Scrive la Corte dei Conti: “La Sezione procederà a una rigorosa verifica degli impegni assunti e del rispetto delle prescrizioni contenute nella presente deliberazione nell’ambito del monitoraggio semestrale. Si rammenta che il reiterato e grave mancato rispetto di tali obiettivi” porterebbe allo “stato di dissesto, con le conseguenti responsabilità previste dall’ordinamento”.
Il sindaco Basile e il Comune, in sostanza, intravedono la luce in fondo al tunnel. Ma molto dipenderà da un rilancio della macchina amministrativa, che dovrà agire con rigore ed efficienza.
Ma perché non la finite di rompere,se è giallo,perchè è Giallo,se è Rosso perchè è rosso,qualcuno ha sempre qualcosa da dire. No, ci sono i paletti per cui bisogna vedere. Certo, vista la situazione che è stata creata dai partiti e dai sindaci, sia di destra che di sinistra, che hanno governato questa città creando centimaia di milioni di debito, i rappresentanti di questi partiti, ed i loro tecnici di area, potrebbero stare anche zitti, solo che purtroppo in Italia, quando un sindaco fa debiti viene rieletto, in quanto con i debiti foraggia la sua parte politica. Quando stringe la cinghia non viene rieletto oppure viene sempre attaccato, ma quando la finite e fate una politica seria nell’interesse della città, e non solo per portare a casa qualche voto in più, denigrando l’avversario che ha solamente fatto gli interessi della Città, finalmente risanata e che può spendere, vergognatevi.