IL PIANO DI GESTIONE DELLA ZONA PROTEZIONE SPECIALE (Zps) PER POCHI ….

IL PIANO DI GESTIONE DELLA ZONA PROTEZIONE SPECIALE (Zps) PER POCHI ….

IL PIANO DI GESTIONE DELLA ZONA PROTEZIONE SPECIALE (Zps) PER POCHI ….

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sabato 11 Giugno 2011 - 10:36

Più occasioni perse per molti, più vantaggi per pochi e, soprattutto, più Roverelle per tutti

Una mattina ci siamo svegliati e abbiamo trovato una Zps la cui estensione è stata portata da 11.000 ettari a oltre 27.000 ettari.
In un paese normale questo improvviso aumento di superficie vincolata sarebbe stato concertato con la popolazione, con i rappresentanti delle istituzioni, con quelli che vengono chiamati gli “attori locali”.
Poiché tutto ciò non è successo, per molti, la Zps da occasione di sviluppo si è trasformata in palla al piede. Infatti, solo pochi sono i grandi esperti di fama internazionale che conoscono (o dicono di conoscere) l’argomento, mentre molte sono le persone comuni alle quali era necessario spiegare l’importanza e le potenzialità della Zps.
Proprio questi molti, non rientrando nella categoria privilegiata dei pochi, hanno il diritto di sapere cosa succede sul loro territorio per poter continuare lavorare o per modificare la propria attività in maniera tale da fruire dei benefici che comporta l’istituzione della Zps.
Questa vistosa discrasia è stata amplificata dall’inclusione nella Zps di aree altamente urbanizzate nelle quali non esiste alcuna naturalità da salvaguardare (interi quartieri cittadini ed i centri abitati dei villaggi collinari) e delle aree di espansione edilizia che, in un paese normale, si sarebbero dovute tutelare in un altro momento, con altri strumenti ed in un’altra sede.
Inoltre, la nuova perimetrazione esclude le vallate della costa ionica nonostante l’elevata naturalità e fragilità del territorio, tragicamente vulnerato dalla mancata gestione del suolo (non dall’abusivismo come qualche scienziato/a ha affermato sulla stampa e nelle televisioni nazionali); sono state escluse zone con caratteristiche seminaturali quali Castellaccio e le altre pinete periurbane.
Definita la nuova perimetrazione, si passa all’adozione del Piano di Gestione della Zps.
Il Piano di Gestione dei Monti Peloritani, affidato alla stessa società che ha predisposto la perimetrazione della Zps, viene approvato dopo circa un anno di lavoro effettivo.
E’ un’impresa epica, visto che in pochi mesi sono stati valutati e riconosciuti gli habitat insistenti in oltre 53.000 ettari ricompresi all’interno di 13 Siti di Interesse Comunitario e 1 Zona a Protezione Speciale dislocati in un territorio esteso, morfologicamente impervio e poco collegato come quello della Provincia di Messina. Questo sforzo immane che risultati avrà prodotto?
Un’intera Foresta di Roverelle interrompe la continuità di Viale Regina Elena all’altezza del’’Annunziata, sulla Panoramica dove si trovano orti e pini sono cartografate Foreste di Lecci, la Pineta artificiale esistente alle spalle dell’istituto S. Luigi viene identificata come Foresta di Roverelle, a S. Licandro due sole querce vengono elette a Foresta della stessa specie, a monte del Torrente Portalegni ampie macchie di Robinie si trasformano sempre in Roverelle da salvaguardare, un enorme calanco che in poco tempo ha ingoiato ettari di terreni agricoli viene identificato come habitat prioritario da salvaguardare.
L’elenco è ancora lungo, ma si sottolinea un altro elemento di notevole importanza: in molte località è stato confuso il banale habitat 5330 non prioritario (peraltro non cartografato) con l’habitat 6220* prioritario e, quindi, da salvaguardare.
Di conseguenza ampie porzioni di territorio degradato con copertura vegetale di scarso valore ambientale sono state indicate quali aree da proteggere.
Per gli addetti ai lavori si tratta quasi di un deja vù.
Ritorna subito alla mente la definizione di bosco dell’art. 4 della Legge di Riordino Forestale n. 16/96.
Una definizione così profondamente priva di basi scientifiche da costringere la Regione Sicilia ad emanare la Legge 13/99 al solo scopo di rettificare il vistoso errore commesso sconfessando chi ha confuso, e continua a confondere, lucciole con lanterne pur proclamandosi esperto in luminarie.
A causa della mancata corrispondenza tra territorio e strumenti di gestione, assenza di corretta divulgazione, mancanza di concertazione, le persone comuni perdono le opportunità di sviluppo garantite dalla Zps mentre i pochi eletti godono di privilegi e popolarità pur continuando a ripetere gli stessi errori.
A questo punto ritorna alla mente sempre la stessa domanda:
“chi è peggio Giufà o chi gli và appresso?”

Un commento

  1. un cretino che può permettersi di spendere 10.000,00 Euro per un master non diventerà più bravo, sarà sempre il solito cretino ma con 10.000,00 Euro in meno ….

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