Con una nota di Messinaccomuna l'ex amministrazione contesta alla giunta ed al consiglio la messa in liquidazione dell'Atm, votata il 23 dall'Aula all'unanimità.
La posizione dell’ex giunta Accorinti sulla querelle Atm è sempre stata chiara. Attraverso l’associazione Messinaccomuna gli ex amministratori tornano sull’argomento dopo che il Consiglio comunale all’unanimità (con 23 sì su 23 presenti) ha votato per la liquidazione dell’azienda.
“Una decisione presa al buio ed in modo incoerente con quanto deliberato nel piano di riequilibrio che riporta per ATM 50 milioni di troppo- si legge nel comunicato- De Luca voleva liquidare ATM per costituire una nuova società (una smania, la sua: doveva chiuderle tutte e ne ha fondato quattro di nuove, con tanto di cda, revisori, posti di sottogoverno); il Consiglio si è fatto abbindolare dando ascolto a ragioni irrilevanti (negatività del DURC) o contraddittorie con la proposta stessa (divieto di “soccorso finanziario”), approvando una delibera che non prevede una copertura di bilancio all’operazione. La liquidazione avrebbe un costo (evitabile) non quantificato nell’atto e nel frattempo il dirigente ha proceduto a corrispondere 5 milioni, con cui sostenere l’unica operazione sulla quale attivarsi: la “rottamazione delle cartelle” già avviata a maggio dello scorso anno”.
Messinaccomuna ribadisce che la liquidazione è una scelta politica, non condivisa da molte forze presenti in Consiglio e forzosamente ottenuta con motivazioni infondate. Secondo gli ex assessori nessuna delle motivazioni portate da De Luca, come il divieto di soccorso finanziario previsto dalla Madia o la negatività del Durc comportano come unica soluzione la liquidazione.
“ Il soccorso è ammissibile SOLO nella prospettiva della CONTINUITA’ dell’azienda, in presenza di effettive prospettive per il recupero del suo equilibrio economico. La strada tracciata nel precedente piano di riequilibrio è quella corretta: riconoscere le perdite nel limite del capitale negativo per consentire di pagare i debiti nell’ambito di un piano di rilancio del servizio e di ricostituzione dell’equilibrio aziendale. Il DURC negativo è irrilevante sulla scelta di liquidare l’azienda: se tutte le imprese con DURC irregolare dovessero essere sciolte, chiuderebbe mezza Italia! Piuttosto, occorre che l’amministrazione metta in grado l’azienda di ottemperare la scadenza del 7 dicembre per non perdere il beneficio della “rottamazione-ter”E che dire poi del piano di riequilibrio? Per un’azienda da liquidare sono stati messi sul groppone dei messinesi 81 milioni. Avevamo già suggerito ai Consiglieri di fare attenzione a queste cifre, perché gli importi dovuti sono da limitare, come da parere dei revisori dei conti, al valore negativo netto del capitale (32,5 milioni al 31 dicembre 2013) anche nella prospettiva della continuità aziendale”.
Messinaccomuna cita il caso del Comune di Taormina che ha riconosciuto all’azienda speciale trasporti per la sua liquidazione solamente i debiti non coperti dai crediti, facendo assorbire le perdite pregresse eccedenti dalle risorse aziendali.
“ A cosa servono i quasi 50 milioni di troppo messi nel piano di riequilibrio?”
ancora parlate!