Water front, gli architetti a De Cola: Le criticità sono le stesse del 2016

Water front, gli architetti a De Cola: Le criticità sono le stesse del 2016

Water front, gli architetti a De Cola: Le criticità sono le stesse del 2016

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venerdì 01 Settembre 2017 - 08:17

"Il Piau l'abbiamo letto, ed infatti lo scorso anno abbiamo mandato il nostro contributo. Ma un anno dopo niente è cambiato", spiega il presidente dell'ordine Giovanni Lazzari che all'assessore replica riproponendo lo stesso documento del 2016.

All'assessore De Cola che replica a quanti hanno perplessità sul PIAU dicendo "o siete in malafede o non l'avete letto", replica il presidente dell'ordine degli architetti "rispolverando" un documento ufficiale trasmesso all'amministrazione nel marzo del 2016 e che è ancora attuale e che riportiamo di seguito. Nessuna delle indicazioni degli architetti è stata presa in considerazione.

“Da anni la città di Messina ha dato avvio ad un complesso processo di ridefinizione dell'assetto urbano. In particolare la proposta del nuovo waterfront meridionale e la riqualificazione della grande area che dalla zona falcata si estende verso sud della città rappresenta l'occasione per progettarne il fronte a mare. Sappiamo come quest'area sia divenuta simbolo di uno strano destino che nega il mare a una delle più belle "città di mare", ma anche segno tangibile di un declino economico e sociale che la contraddistingue; in questa realtà, percepiamo tutti come sulla capacità del "progetto" del PIAU di generare nuovi paesaggi urbani – e di saper conciliare queste nuove forme urbane in relazione alla bellezza del paesaggio- si decida buona parte del futuro della nostra città.

Da Architetti crediamo di poter e dover offrire un contributo in relazione alla profonda trasformazione in corso, convinti che il paesaggio dei luoghi dove siamo nati e cresciuti debba e possa stimolare la ragione delle nostre idee. Per fare ciò abbiamo ritenuto opportuno aprire un tavolo di confronto interno all'Ordine attraverso il quale approfondire la conoscenza delle tematiche in discussione, consentendo, di poter proporre, con il presente documento, un contributo che, si spera, possa essere utile per rivedere alcune scelte e, comunque, aprire un confronto sulle strategie di attacco alle problematiche connesse al P.I.A.U..

Il paesaggio mediterraneo, per noi che lo viviamo, assume un sapore speciale: rappresenta un'occasione di riflessione sui rapporti tra architettura e natura, di comprensione della relazione tra gli spazi costruiti e l'identità dei luoghi; rappresenta sempre lo scenario necessario e imprescindibile per cogliere le ragioni del nostro "abitare".

Il contributo che intendiamo offrire coglie allora l'occasione per riaprirsi al confronto e indagare il problema centrale, sempre vivo nella città di Messina, ma anche nella cultura urbana italiana: in quale modo è possibile oggi costruire la città? Secondo quali idee e quali princìpi? Con quali strumenti e con quali forme?

La proposta attuale

Questa premessa per sottolineare come l'attuale proposta ci sembra tenda a congelare quel carattere "innovativo in ambito urbano" che il progetto PIAU, per sua definizione, vuole perseguire.

Se il progetto preliminare inserito nel più ampio "Piano Strategico Messina 2020" (elaborato dal gruppo guidato da Oriol Bohigas), così come il Masterplan vincitore del concorso bandito nel 2011 (elaborato dallo stesso gruppo incaricato dell'attuale proposta) sembrano perseguire un'idea totalizzante di riqualificazione delle aree – probabilmente di complicata fattibilità tecnica- prevedendo l'interramento delle linee ferroviarie, lo spostamento della stazione, la demolizione delle costruzioni esistenti, il progetto oggi in discussione appare forse troppo "timido" nell'offrire uno scenario di cambiamento aperto a nuovi modelli insediativi che sappiano restituire a Messina l'affaccio a mare. Riteniamo di essere concordi nel praticare una politica realistica, che sappia trarre dalle risorse esistenti il massimo profitto, che sappia coagulare le indispensabili energie istituzionali e le risorse economiche private. Siamo sicuri che le scelte di base siano in ragione di una concertazione tra le autorità competenti sul territorio e mirino a un equilibrio tra un complesso intreccio di esigenze sociali e politiche.

Tuttavia non possiamo tradire il senso di un grande progetto che deve avere come obiettivo strategico primario la costruzione di un nuovo waterfront urbano nel paesaggio dello Stretto.

Ci sono quindi alcune questioni che volevamo sottolineare, alcune relative al "metodo":

-l'attuale progetto ci sembra contraddire sul piano dei "contenuti" quanto emerso, sia dal preliminare PIAU, sia dalla proposta risultata vincitrice della competizione concorsuale;

-l'ampliamento dell'area di intervento fino a comprendere le aree ZIR sembra più ubbidire a una logica addizionale di utilità che non a una reale strategia d'intervento;

più che un piano particolareggiato del PRG, il PIAU riteniamo debba essere parte integrante del nuovo strumento urbanistico

-le mutate condizioni, in relazione alle ipotesi di realizzazione del ponte e di tutto ciò che ad esso era connesso, sembrano aver vanificano gli sforzi e le battaglie compiute nel tentativo di arrivare ad una totale liberazione delle aree occupate dal parco ferroviario.

Ci sono poi altre questioni che riteniamo più rilevanti e che riguardano gli obiettivi che la stessa comunità di Messina, attraverso le sue autorità politiche, aveva fissato e i risultati che sembrano emergere dalla proposta, relative a:

-Un carattere prevalentemente residenziale degli interventi e una inadeguata "ricucitura" della nuova parte di città;

-La mancanza di un fronte rappresentativo della città sul mare. Abbiamo infatti riassunto: Quale waterfront?

Nuovo waterfront

La bellezza della città risiede nel rapporto complesso tra le forme della natura e le forme del costruito. A Messina, come avveniva in tante città della Magna Grecia, è significativa la relazione che si interpone tra le emergenze monumentali, la struttura urbana e il luogo della natura: è evidente la persistente rappresentazione del rapporto che intercorre tra il tessuto edilizio, i monumenti -nella zona falcata, ma anche Cristo Re, Montalto, lo stesso Pilone- e gli elementi naturali (i margini collinari, il bacino del porto, il mare dello Stretto).

Da anni purtroppo, per ragioni contingenti, si rinnova una sorta di pratica esorcistica che sembra mirare alla cancellazione dei singolari rapporti tra architettura e paesaggio, tra spazio costruito ed elementi naturali.

Anche in questa proposta del PIAU non riusciamo a distinguere un'idea rappresentativa della nuova città. Questo progetto non riesce a costruire rapporti di prossimità tra lo spazio del mare e lo spazio abitato: la barriera del tracciato ferroviario continua a determinare un limite che nega alla città di costruire il suo waterfront.

Sappiamo bene che esiste anche il vincolo legato al limite di edificabilità fissato nella distanza dei famosi 150 m dalla battigia, ma deroghe relative al carattere pubblico degli stessi interventi sono possibili e potrebbero individuare in degli "avamposti" urbani e architettonici sul mare: la costruzione, per punti strategici, di un nuovo fronte rappresentativo della città.

Occorre "dare forma" a una nuova città.

Rinunciare alla sfida presuppone il compromesso di un progetto che non prevede un'idea di futuro, non accende i desideri, non immagina un cambiamento, proprio oggi, quando si avverte come necessaria e imprescindibile l'iniezione di fiducia che solo una visione di città può essere in grado di dare.

Residenze e "ricucitura" con l'esistente

Nella "ricucitura" tra vecchi e nuovi sistemi insediativi non si riconoscono, almeno con evidenza, le tracce delle forme naturali che danno misura alla struttura urbana dell'isolato e ne permettono una connessione anche funzionale: non sono ribaditi con chiarezza gli ambiti dei torrenti/fiumare e dei sistemi viari basilari che da sempre dettano i ritmi dell'aggregazione edilizia.

Rigenerare i caratteri permanenti che hanno dato bellezza all'insediamento urbano di Messina, distinguere una gerarchia di interventi pubblici/privati che permetta di conferire identità al nuovo sistema è un'operazione auspicabile e possibile.

Un progetto condiviso

Possiamo forse sintetizzare in alcuni punti essenziali il nostro contributo per condividere insieme una nuova idea di città:

-costruire rapporti di prossimità tra lo spazio del mare e lo spazio abitato e provare a dar "forma" a un nuovo Waterfront. L'occasione è offerta dalla costruzione di nuovi edifici pubblici, anche come possibili attrattori turistici. Forse si può considerare l'ipotesi di spostamento del Centro Servizi e l'ubicazione di altri importanti edifici della città (tra questi il Palagiustizia?);

-rispetto alla circostanza che non si possa derogare, in futuro, dalla necessità di acquisire tutte le aree del parco ferroviario, come ulteriore elemento generatore di qualità e vivibilità del waterfront, riteniamo necessario prevedere quindi un "doppio" scenario – attuale e di lungo periodo- forse ancor più utile rispetto alla doppia ipotesi di una "marina" che può trovare in altri ambiti urbani una collocazione più idonea;

-in generale riteniamo che vadano maggiormente definite le parti "rappresentative", degli spazi urbani con gli edifici a destinazione "pubblica"; riteniamo che dovrebbero trovare una maggiore coesione con il sistema urbano esistente. Ci riferiamo alle relazioni con l'asse di viale Europa (fiumara Zaera), l'asse di via T. Cannizzaro (fiumara Portalegni), l'asse che ha il baricentro nella villa Dante;

-nell'immediato grande rilevanza deve avere l'operazione di "ricucitura" tra le due parti che risultano divise dal fascio dei binari ferroviari. Il sistema di "scavalcamento" riteniamo debba essere realizzato attraverso sistemi più "strutturati" che definiscano concretamente una sequenza di ambiti urbani;

-la zona ZIR sembra esclusa da un processo di rinnovamento dell'intera fascia costiera e il quartiere residenziale previsto nell'area limitrofa forse potrebbe meglio integrarsi anche in funzione del "risanamento" del rione Taormina.

Ci unisce l'ostinazione nel considerare l'Architettura della città un fatto eminentemente collettivo che 'mette in forma' ed interpreta un'idea condivisa – dalle epoche e dalle generazioni – e non, come oggi troppo spesso accade, una condizione dettata da problematiche contingenti al difficile momento sociale, economico e politico che stiamo tutti vivendo.

Per queste ragioni abbiamo inteso queste riflessioni come un contributo collettivo, da condividere con i nostri amministratori e con i colleghi che con impegno e professionalità stanno provando a "dar forma" a un progetto in cui tutti riponiamo tante, forse troppe speranze. Con l'auspicio che i nuovi spazi possano diventare "luoghi" in cui l'intera comunità possa riconoscersi: luoghi di una città che si riappropria finalmente del suo mare.

"Oggi si può abitare in una città di mare senza riuscire a vederlo – ci racconta il sociologo Franco Cassano- e il mare può riuscire a non vederlo anche chi lo attraversa, lo vende e lo compra.

Il Presidente Arch. Giovanni Lazzari

2 commenti

  1. Troppo lungo. accorinti si sarà addormentato e non sono sicuro che de cola lo possa capire davvero. Gli altri nemmeno sanno di cosa si sta parlando…

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  2. Stendiamo un velo pietoso sull’ordine degli architetti do Messina con particolare riferimento agli architetti che operano su Messina…..Il consiglio che do a tutti è di non chiedere confronti con Di Cola perché potrebbe indire una riunione urgente…….fra tre mesi.

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