I numeri di un’emorragia occupazionale che sta “uccidendo” il sud d’Italia e soprattutto Messina

I numeri di un’emorragia occupazionale che sta “uccidendo” il sud d’Italia e soprattutto Messina

I numeri di un’emorragia occupazionale che sta “uccidendo” il sud d’Italia e soprattutto Messina

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sabato 29 Ottobre 2011 - 07:08

Secondo i dati riportati dalla Cgil di Messina, rispetto al 2007, anno prima della crisi, nella provincia di Messina si sono persi 13 mila posti di lavoro, il tasso di occupazione è sceso dal 37,2% del 2007 al 34,8%; i disoccupati sono cresciuti di 7 mila unità. Il sindacato “richiama” la classe politica

Dati, numeri, statistiche che definire allarmanti è poco. Soprattutto perchè questi ultimi non si “fermano” più solo alla carta ma, anno dopo anno, vanno “materializzandosi” nelle centinaia di giovani costretti a prendere la valigia e lasciare la propria casa, la propria città. Per andare dove? Oltre i confini italiani: mentre una volta, infatti, la meta da raggiungere era lo sviluppato nord del Pese, oggi neanche più quello è sufficienti e in tanti decidono di emigrare direttamente all’estero, in alcuni casi anche oltre oceano. Se, dunque, sono questi i contorni di un quadro economico-finanziario in continuo declino, lungo tutto lo stivale, è facile immaginare quali conseguenze ciò stia determinando al di qua dello Stretto.

Questo e molto altro viene analizzato nel reportage della Cgil di Messina che focalizza l’attenzione proprio sui livello di disoccupazione che interessa il territorio cittadino: il fenomeno ha coinvolto per primo un settore “sentinella” come quello delle costruzioni, colpito dal crollo nella realizzazione di opere pubbliche per infrastrutture e, nel settore dell’edilizia, dal venir meno di capitali per investimenti da parte dei privati. Successivamente sono stati intaccati i settori dell’industria e dei servizi – in quest’ultimo sia sul versante dei dipendenti che delle aziende -, che nella prima fase hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali ma che con il perdurare della crisi tendono a espellere manodopera dai processi produttivi o addirittura a cessare l’attività. Un discorso a parte merita poi la condizione dei giovani e delle donne. Se la crisi finanziaria prima e quella produttiva poi hanno determinato un massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali e il licenziamento di molti lavoratori, nel caso di giovani e donne i cui rapporti di lavoro sono più spesso caratterizzati da forte precarietà (collaboratori –tempi determinati –partite iva, etc), l’espulsione dal lavoro è avvenuta per mancato rinnovo dei contratti via via che questi giungevano a scadenza, senza alcuna possibilità di trovare un’altra opportunità occupazionale.

Così nella provincia di Messina – come nell’intero Mezzogiorno – si è registrata una forte emorragia di posti di lavoro tra queste categorie più deboli. Emorragia silenziosa senza vertenze, scioperi, titoli di giornali. Frutto della quasi assoluta assenza di diritti per le tipologia contrattuali precarie e della solitudine cui sono condannati migliaia di giovani donne e uomini. Nel caso delle donne la precarietà dell’occupazione è una caratteristica che non si limita alle sole fasce giovanili.

Alcuni dati: rispetto al 2007, anno prima della crisi, nella provincia di Messina si sono persi 13 mila posti di lavoro, il tasso di occupazione è sceso dal 37,2% del 2007 al 34,8%; i disoccupati sono cresciuti di 7 mila unità, passando, per il medesimo periodo, dal 10,4% al 13,5%. Il fenomeno nuovo è la crescita degli inattivi – cioè di coloro che non hanno un lavoro né lo cercano spesso per scoraggiamento, la rinuncia a cercarlo per la pratica impossibilità di trovarne uno -, la categoria è cresciuta dal 2007 al 2010 di 10 mila unità, passando dal 58,4% al 59,8%. Questi i dati generali. Se passiamo però ad un’analisi più attenta vediamo come in realtà il tasso di occupazione sia addirittura cresciuto nella fascia di età tra 55 e 64 anni (dal 33,2% al 38, 5%) mentre diminuisce ben più della media provinciale nella fascia tra 25 e 34 anni (dal 55,1% al 44,4%). Discorso analogo per il tasso di disoccupazione nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni che aumenta del 6%. Gravemente penalizzata è anche la condizione femminile. Il tasso di disoccupazione delle donne nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni è cresciuto sempre tra il 2007 e il 2010 dell’11% contro il 3% dei maschi. Ciò nonostante la maggiore scolarizzazione ed il più alto numero di donne laureate rispetto all’altro sesso. Una debolezza, quella dei giovani e delle donne nel mondo del lavoro, che si riscontra anche all’interno dei cosiddetti contratti atipici. Se raffrontiamo il 2009 e il 2010, possiamo osservare come il calo del numero di “collaboratori” colpisca maggiormente i giovani tra i 25 e i 39 anni e le donne.

Questo è ciò che è avvenuto. Se guardiamo alle previsioni occupazionali per Messina, purtroppo le notizie non sono migliori. Secondo i dati di Unioncamere, analizzati in due diversi studi da Datagiovani e da Confartigianato, le assunzioni di giovani previste dalle imprese nel Mezzogiorno per il 2011 saranno addirittura inferiori a quelle del 2010 ( meno 8%). Messina, agli ultimi posti, spicca – nelle previsioni 2011 – per un calo del 28,5% (sul 2010) delle assunzioni totali previste e per una ulteriore diminuzione della percentuale di giovani assunti sul totale delle assunzioni sul 2010 (meno 19.3%). Il raffronto col 2008 è addirittura drammatico, meno 62,2%.
La crisi economica colpisce duramente l’intero Paese ed in maniera più pesante il Mezzogiorno anche per responsabilità del Governo nazionale che non affronta il nodo della crescita e dello sviluppo e che compie, quotidianamente, scelte in favore del nord del Paese abbandonando il Sud al declino infrastrutturale e alla desertificazione produttiva. In questo quadro la provincia di Messina subisce conseguenze ancora più gravi e denuncia una condizione di maggiore difficoltà per famiglie e lavoratori e imprese, scivolando sempre di più verso il fondo delle classifiche nazionali.

Per i rappresentanti della Cgil, in questo più rapido declino rispetto ad altre aree del Paese, “ci sono responsabilità evidenti della classe dirigente politica del nostro territorio, spesso irridente verso chi segnala e denuncia le condizioni di disagio dei lavoratori e delle imprese, la inadeguatezze delle scelte compiute nei Palazzi. Amministratori e politici che non hanno la capacità o la voglia di immaginare un futuro di crescita e di sviluppo del nostro territorio. Chi attualmente amministra le nostre comunità non ha prodotto una sola idea sullo sviluppo economico del territorio, sulla progettazione di nuove infrastrutture, sulla vocazione economica, sul miglioramento della gestione dei servizi pubblici. Se non limitandosi a completare opere pensate e progettate tra 40 e 30 anni fa, senza progettarne di nuove e senza definire in alcun modo un progetto di crescita economica. Oppure subendo supinamente l’idea totalizzante del Ponte, bloccando e impedendo qualsiasi altra discussione sul futuro della città e dell’intera provincia. Le idee sono l’unica cosa che in un periodo di crisi un territorio può permettersi senza fare economia. Questa classe dirigente si sottrae sistematicamente a qualsiasi confronto e a qualsiasi discussione, dalla gestione ordinaria alla programmazione strategica. Non si confrontano col sindacato ma neppure con le imprese, né con i partiti, neanche con le varie espressioni della società civile. E il sindacato, le imprese, i partiti, la società civile devono trovare insieme il modo di costringerli al confronto, per dare una opportunità al nostro territorio, un futuro ai nostri figli, un presente dignitoso a tutti noi”.

2 commenti

  1. inutile piangere sul latte versato…tutti ci hanno mangiato negli anni passati e c’è chi continua adesso, e non parlo solo di politica, adesso le lobby piangono anche loro l’impossibilità di collocare i propri figli in città, magari si potranno permettere di mandarli fuori a studiare, ma la realtà è questa, Messina è morta ormai da tempo, viabilità inesistente, parcheggi inesistenti, servizi scarsi, spreco di denaro pubblico indefinito, vigili urbani inseriti in organico nuovamente inesistenti, atm con sovrannumero di lavoratori e senza soluzioni…potrei continuare all’infinito…QUESTA E’ MESSINA OGGI!!!!!

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  2. Purtroppo al cancro accertato nn c’e’ rimedio solo la prevenzione o morte……………..

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