La vertenza Teseos si è conclusa positivamente, ma ci sono alcuni lavoratori rimasti fuori. Un lettore di Tempostretto ci ha scritto una riflessione dedicata a due colleghi, ringraziandoli e raccontandoci qualcosa di loro. Una lettera aperta che racconta due piccole storie simili ad altre decine di storie di una città che faticosamente cerca di rialzarsi. Come Rosa ed Alessandro sono tantissimi i messinesi ingoiati da una crisi che non lascia speranze.
Ieri si è conclusa positivamente la vertenza Teseos, una delle tante, troppe vertenze, che stanno piegando una città senza speranze. Dietro ogni vertenza si nascondono centinaia di piccole e grandi storie, che nessuno conoscerà mai e che raccontano di vittorie, di sconfitte, di amarezze e sorrisi. Anche dietro la vicenda Teseos c’è chi ce l’ha fatta e chi no. Vogliamo raccontarvi questa storia, attraverso la lettera di un collega di quei lavoratori che son rimasti fuori, perché sono proprio le piccole storie personali che disegnano i confini di una “storia più grande”, quella di una Messina che vuole rinascere e può farlo solo se iniziamo a guardare chi ci sta accanto senza indifferenza, senza girarci dall’altra parte e senza dire “meno male, non è toccato a me”. Dedichiamo questa lettera a quelle centinaia di persone che sono rimaste indietro e fuori, ma che tanto hanno dato e ancora daranno per costruire una Messina più forte.
“Stasera si è finalmente conclusa la vertenza Teseos con il passaggio dei lavoratori nella nuova Società Servizi Riabilitativi. Le promesse dell'Amministratore Unico Dott. Lo Presti e del Direttore Amministrativo Dott. Magaudda, dopo la vendita delle azioni dell' Asp di Messina al Consorzio SISIFO, sono state mantenute. Stasera mentre alcuni gioiscono altri piangono per la perdita del loro posto di lavoro spesso unica fonte di reddito. Tra questi lavoratori ci sono due amici che dignitosamente ed in silenzio hanno accettato l'interruzione del loro contratto di lavoro. A loro va il mio pensiero e il mio abbraccio nella speranza di poter ancora godere della loro professionalità ed amicizia. Alessandro e' padre di due figli della stessa età dei miei. Una Laurea in Statistica, una grande competenza informatica e qualche difetto veniale. Rosa ha cinquant'anni, una laurea in sociologia, un figlio di venti ed un marito che venera come il primo giorno. Entrambi legati dallo stesso destino; la fine di un contratto di lavoro che durava da circa 10 anni. La loro dignità e' un pugno allo stomaco e una ferita nel cuore. Con Rosa e' stato un colpo di fulmine, una magia. Sono bastate poche battute per ritrovarsi a parlare di tutto, per sentirsi a casa. Libri, politica, conoscenze, storie. Alessandro, apparentemente più burbero e polemico, lo si apprezza piano piano. Lui è uno di quelli che cerca di sanare l'insanabile, di far quadrare il cerchio anche a rischio di farsi fraintendere. Entrambi professionali, competenti, attaccatissimi al loro lavoro. Due vite parallele che improvvisamente si toccano. Rosa e' una comunista vecchio stampo; idealista, alternativa, progressista, femminista. Nonostante una storia dura alle spalle non ti fa mai sentire il peso del suo dolore. Rosa e' leggera anche nei momenti più tristi seppur i suoi occhi non riescono mai a mentire. Era un giorno qualunque quando mi confido' che la sua mamma si e' spenta mentre lei vedeva la luce. Lo disse con un sorriso, tutto d'un fiato mentre per un attimo l'ho sentita cercare lontano l'ultimo respiro di sua madre. "Io sono un'orfana" e' l'epiteto di chi ha scelto il mondo come famiglia. Rosa e' così, a tratti incomprensibile, muta e onesta anche quando qualcuno la ferisce. Alessandro invece e' diffidente, analitico talvolta logorroico ma profondamente accogliente. Ci parli due minuti e dopo poco racconta dei suoi figli, dei loro malanni di stagione, della preoccupazione per loro salute. Il computer non ha segreti per Alessandro ma se glielo fai notare ti liquida dicendoti che non ha fatto nulla di speciale. Alessandro non porta mai rancore perché è sicuro che dopo la tempesta c'è sempre il sereno. Le nostre chiacchierate a volte sfioravano il delirio; lui concreto, io sognatore. Due belle persone, due bravi professionisti. Da domani Rosa e Alessandro non avranno più il loro lavoro. Sono triste per loro e per le loro famiglie. Il mio modo per abbracciarli e' parlare di loro, della loro professionalità, della loro umanità. La loro dignità e' la misura del loro valore; la tristezza la misura della mia gratitudine.
Ho un sogno Tempostretto che la nuova Dirigenza della Societa' Servizi Riabilitativi Spa che ha già dato prova di onestà e competenza possa rivalutare la posizione di Rosa e Alessandro. Sarebbe bello se per una volta un giornale,una lettera, la gratitudine di un amico riuscissero a fare un miracolo.
Ma se ciò non dovesse accadere questa mia solo per dirvi grazie Rosa, grazie Alessandro.
Buona Fortuna.
Fabio Costantino.”
Insieme a quella di Fabio Costantino unisco la mia personale e sentita vicinanza e solidarietà per Rosa ed Alessandro… Spero tanto in un miracolo che dia nuova fiducia e serenità alle loro famiglie!
Premettendo che nutro il massimo rispetto nei confronti di qualsiasi lavoratore, ergo anche nei confronti di Rosa e Alessandro.
In un periodo come questo dove la perdita del lavoro è all’ordine del giorno, i suicidi per lo stesso motivo altrettanto e la situazione economica della maggior parte degli italiani è alquanto tragica, come si può al posto di esultare per la solita storia italiana che trasforma le posizioni lavorative della maggior parte dei lavoratori di un azienda fare notizia sulla perdita di qualche posto di lavoro.
Come già anticipato non conosco e non giudico i due lavoratori in questione anzi mi sento abbastanza vicino a loro poichè il mio posto di lavoro vacilla almeno quanto vacillava il loro, ma quello che mi chiedo è come questo giornale possa dare spazio e fare un intero articolo sulla lettera di un uomo che piange, anzi raccomanda, due colleghi. Io credo da lettore che il vostro spazio dovrebbe essere meglio gestito dando più spazio alle notizie e non alle lamentele di qualche lettore. Non mi stupisco di chi ha scritto, ma bensì di chi ha pubblicato.
Comunque tutti solidali con Rosa e Alessandro, ma anche con le centinaia di migliaia di persone che quotidianamente o vengono licenziate o non sanno come sbarcare il lunario.