Piemonte, Lombardia, Campania: arresti a raffica per smembrare la 'ndrina dell' "Esaurito"

Piemonte, Lombardia, Campania: arresti a raffica per smembrare la ‘ndrina dell’ “Esaurito”

Mario Meliado

Piemonte, Lombardia, Campania: arresti a raffica per smembrare la ‘ndrina dell’ “Esaurito”

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martedì 12 Luglio 2022 - 09:15

Numerose perquisizioni nelle province di Milano, Varese, Alessandria, Asti e Napoli: il capo sarebbe Vittorio Raso, boss delle 'ndrine trapiantate a Torino

REGGIO CALABRIA – Originario della Tirrenica reggina, dopo una lunga latitanza a Barcellona Vittorio Raso detto “l’esaurito” era stato arrestato il 22 giugno scorso nella città catalana di Castelldefels. Da stamattina, la Polizia sta rastrellando Torino – con tanto di perquisizioni in gran numero – per l’esecuzione di un’ordinanza emanata dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Torino volta a «disarticolare un sodalizio criminale» che avrebbe visto saldamente alle redini lo stesso Raso.

L’inchiesta torinese riguarda anche Milano, Varese, Alessandria, Asti e Napoli, dove sono in via d’esecuzione numerose perquisizioni: il reato ipotizzato è l’associazione a delinquere finalizzata a narcotraffico internazionale, detenzione d’armi, riciclaggio di denaro provento di provenienza illecita.

Tra condanne, arresti e “tesori”

Raso era già stato arrestato una volta nell’ottobre 2020 proprio a Barcellona, in séguito a una condanna in primo grado per l’inchiesta Pret à porter: pochi giorni dopo, tuttavia, fu scarcerato dalle Autorità iberiche per carenza d’elementi sufficienti a giustificare la carcerazione preventiva della “primula rossa” della ‘ndrangheta.

Vittorio Raso aveva fatto di Barcellona il suo buen retiro, ma ha sempre avuto il cuore dei propri illeciti interessi economici in Piemonte – gli investigatori lo considerano uomo di fiducia dei fratelli Adolfo e Aldo Cosimo Crea, i “signori” della ‘ndrangheta da export a Torino -, come testimoniato nel gennaio scorso, prima che fosse riacciuffato dagli inquirenti, dalla scoperta a Nichelino, nella “cintura Sud” torinese, del ‘tesoro’ dello ‘ndranghetista. Rolex, gioielli, monili di vario tipo per oltre 200mila euro di controvalore più 400mila euro in contanti (!) depositati in un garage.

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