Il punto di vista: il parlamentare abbandona, in piena campagna elettorale, il partito che ha dominato per anni. Adesso per il Pd si apre una nuova stagione politica
IL PUNTO DI VISTA – L’onorevole Pietro Navarra si è offeso quando Tempostretto ha rivelato il suo segreto intendimento di accordarsi con il Centrodestra già al primo turno delle recenti elezioni amministrative. Negò con sdegno l’esistenza di questo progetto che, comunque, non trovò supporto all’interno del Pd a livello locale e regionale. Ha, allora, inghiottito il rospo, Navarra, ma non ha mollato la presa sulle elezioni.
Ha veicolato la candidatura a sindaco del suo alter ego, Franco De Domenico. Ha condotto in perfetta solitudine la campagna elettorale. La sua verticistica gestione delle candidature al Consiglio comunale e ai Consigli di quartiere ha indebolito la capacità di rappresentanza del territorio. Infine, dettaglio significativo, nel confronto elettorale Navarra non si è certo distinto per vis polemica verso il candidato e la coalizione di centrodestra. Ed è stato gentilmente ricambiato.
La strategia di Pietro Navarra sconfitta alle elezioni
Con questa strategia, fondata sostanzialmente sulla malcelata idea di creare un fronte unico anti-De Luca, ha perso di schianto le elezioni. Per chiudere il cerchio della disfatta, la lista che faceva riferimento a Franco De Domenico ha, persino, eletto una candidata che la volta precedente era con il centrodestra e già nel giorno d’insediamento ha scelto altri lidi. E non è impossibile che l’unico eletto rimasto possa seguire la strada della collega. Come non ricordare, poi, il transito nel movimento di Cateno De Luca del presidente della quarta circoscrizione, fortemente voluto da Navarra e De Domenico?
Insomma una Caporetto, addebitabile in misura prevalente all’incontrastato dominus Pietro Navarra. Da lui, però, non è giunta alcuna parola di autocritica. In vista delle elezioni politiche ha continuato legittimamente a muovere le sue leve all’interno del Partito democratico per ottenere la ricandidatura al Parlamento. Non è riuscito nel suo intento, come tutti sappiamo. E allora via, le sue pulsioni politiche verso il centrodestra, già emerse nel corso delle amministrative, sono tornate a galla. A quel punto non aveva più senso candidare Franco De Domenico alle regionali per il PD. La strada verso il sostegno di Pietro Navarra alla candidatura di Schifani alla presidenza della Regione era segnata.
Pietro Navarra ufficializza un disagio mai espresso prima
L’ex rettore ha ufficializzato la scelta in una calda domenica di settembre. Ancorché ormai scontata, ha lasciato l’amaro in bocca a chi crede ancora alla politica come espressione di valori e idee contrapposti. Pietro Navarra dice che il Pd non è più quello in cui è entrato. In realtà, nessuno degli osservatori ha avuto modo di apprezzare durante la sua reggenza spunti di una sua battaglia politica contro l’orientamento strategico assunto dal suo partito. Nessuno si è accorto, in sostanza, del suo disagio, che è, inaspettatamente e clamorosamente, emerso solo dopo avere trascinato alla sconfitta elettorale il partito, emarginando anche con le sue scelte persone di grande passione e capacità. Ed è certamente degno di nota il fatto che Pietro Navarra non abbia più sentito il Pd come il suo partito solo dopo non essere stato candidato alle elezioni politiche.
Un’operazione che allontana gli elettori dalla politica
In realtà, l’operazione messa in atto da Pietro Navarra a Messina è l’ennesima espressione di un modo di concepire la politica che, come ha giustamente rilevato Antonella Russo, delude le aspettative degli elettori e li induce all’astenionismo.
Di positivo per la democrazia c’è da rilevare che il Partito democratico a Messina si è liberato da una occupazione spesso giudicata personalistica, o comunque da una leadership troppo solitaria, che può favorire il confronto interno e scatenare nuove energie. Dopo le esperienze dolorose vissute con Genovese e Navarra, adesso è lecito attendersi che il Pd abbia imparato la lezione. Per il bene della politica è auspicabile che, con rispetto per il suo nome, il Partito democratico a Messina riesca davvero a diventare un’effettiva comunità politica e a coinvolgere più personalità competenti, leali e vocate all’innovazione.
La frammentazione sociale e la devastante crisi economica, purtroppo ancora agli albori delle sue conseguenze, meritano una politica che sia attenta alla solitudine di persone e gruppi sociali privi di rappresentanza. La vera sfida delle elezioni, regionali e politiche, si muove su questo determinante crinale.
Pippo Trimarchi
Nell’ottica del salutare confronto fra le idee, Tempostretto è pronto ad accogliere pareri differenti, a partire dal punto di vista dell’onorevole Navarra, che da liberale saprà apprezzare il dibattito e la dialettica politica, n.d.r.
La vedo molto dura, questi personaggi “di sinistra” non hanno nemmeno le scarpe….
È illusorio pensare a una rinascita del PD a Messina, i quadri del partito sono figli di questa gestione che da troppi anni lo ha snaturato e che oggi più che mai risente dell’ambiguità politica romana, che a ogni fremito di vento cambia direzione e alleanze. Peccato veramente, perché al paese ed alla politica un “vero” PD fedele ai valori fondativi servirebbe come mai prima d’ora.
Pensano solo ad aggrapparsi alla poltrona di turno!
Perché il Pd nel tempo ha sempre accolto a braccia aperte il padrone di turno? Oggi è facile demolire il passato ma il passato è responsabilità esclusiva del partito. E vediamo che succederà se qualche candidato alle regionali otterrà un buon risultato, qualcuno che evoca la figura padronale che oggi tutto il partito afferma di aver archiviato…
Un elogio va a Pippo Trimarchi per la lucidità e la completezza della sua analisi.
Navarra deputato del PD e De Domenico segretario del PD di Messina hanno la responsabilità di aver deciso le liste in occasione delle elezioni comunali presentando alcuni personaggi che nulla avevano in comune con le tradizioni popolari e democratiche del PD e dei suoi alleati.
Salve dott. Trimarchi,
non sono un elettore di Navarra nè di Forza Italia, ma dissento del tutto dalla sua disamina.
Anzitutto appare necessario evidenziare come, a prescindere dagli errori di Navarra, il partito democratico sia attraversato da lotte intestine al suo interno che producono, come effetto consequenziale, la disaffezione della gente comune, rendendo superfluo il dibattito sulla coerenza o meno della condotta di un ex deputato che – nel bene e nel male – ha creato e presentato una lista (De Domenico Sindaco) dal 9%.
In secondo luogo, va sottolineata la non incidenza della tesi da lei sostenuta in termini storici: a mio avviso è molto più grave la condotta di coloro (tra cui molti iscritti e simpatizzanti PD) che nel 2013 votarono Accorinti al ballottaggio seguendo i peggiori istinti di rabbia e ripicca a discapito della città e contribuendo, in modo decisivo, alla nascita e crescita del populismo alla messinese (prima Accorinti poi De Luca) e dei suoi danni devastanti, di cui ci renderemo conto forse quando sarà ormai troppo tardi.
Non mi pare di ricordare, al tempo, suoi interventi o commenti in difesa di quel Felice Calabró, che probabilmente sarebbe stato un ottimo sindaco.
In ultimo, egregio dott. Trimarchi, dalle sue parole mi sembra di comprendere che lei sia felice che non si sia creata una convergenza, o un fronte antipopulista, al primo turno delle amministrative tra centrodestra e centrosinistra, che potesse, in qualche modo, contrapporsi seriamente a De Luca ed i suoi sodali.
Ecco, finché la sinistra messinese la penserà come lei sul punto, ossia preferirà consegnare la città al populista di turno, piuttosto che trovare un’intesa politica a livello locale con le forze moderate e conservatrici, sarà destinata a perdere per altri 20 anni.