La giunta De Luca vuole revocare tutto e annuncia che trasmetterà copia alla Corte dei Conti di tutti i precedenti atti di gestione.
MESSINA – La Waterpolo si è aggiudicata la gestione settennale della piscina Cappuccini nel 2012. Sette anni in cui spesso il Comune e la società non sono andati d’accordo, tanto che, nel febbraio 2018, è stato necessario giungere ad una transazione per un nuovo affidamento.
Ora, però, la giunta De Luca vuole revocare tutto e annuncia che trasmetterà copia alla Corte dei Conti di tutti i precedenti atti di gestione.
In sette lunghe pagine di relazione, firmata dagli assessori al contenzioso, Dafne Musolino, e allo sport, Giuseppe Scattareggia, il punto di vista del Comune.
LA RELAZIONE
Il contratto stipulato all’epoca tra le parti prevedeva questi obblighi a carico della società:
- pagamento di un canone mensile di duemila euro più iva;
- partecipazione al pagamento delle utenze di luce e gas nella misura del 5%;
- realizzazione di un progetto migliorativo per il risparmio energetico (installazione dei pannelli fotovoltaici).
Un accordo non rispettato perché, secondo la Waterpolo, l’impianto era inadeguato e servivano interventi di manutenzione straordinaria da parte del Comune. Secondo la giunta De Luca, invece, si trattava di “pretestuose doglianze”.
“Di fatto accadeva che la Waterpolo, pur continuando ad utilizzare l’impianto, traendone il conseguente profitto e beneficiando del pagamento dell’ intero costo dell’utenze da parte del Comune (al quale non versava la propria quota parte), si rifiutava di corrispondere i canoni di concessione, accumulando un ingente debito”.
LA TRANSAZIONE
L’amministrazione Accorinti aveva allora consentito alla società di eseguire alcuni interventi “in via sostitutiva”. Ma, secondo la giunta De Luca, è stato fatto “in modo approssimativo, senza un concordato piano di interventi né un preventivo di spese, generando l’insorgere di un reciproco rapporto di debito/credito tra le parti, per cui la società rivendicava un credito per i lavori asseritamente eseguiti mentre il Comune pretendeva il pagamento dei canoni non corrisposti”.
La nuova amministrazione prende di mira la vecchia, più ancora che la società. “La giunta Accorinti ha deciso di premiare il comportamento della Waterpolo e, piuttosto che agire per la rescissione del contratto, concordava con il presidente Genovese – che nel frattempo veniva confermato come presidente del Collegio dei revisori dei conti di Atm – una transazione che costituisce un esempio di amministrazione contraria ai principi del buon andamento della res pubblica”.
DEBITI E CREDITI
Dal 2012 al 31 dicembre 2017 il debito accumulato per canoni e utenze era di 246mila euro, mentre la società riconosceva di avere eseguito interventi sostitutivi per l’importo di 22mila euro. Per il progetto di efficientamento energetico, invece, il debito era di 152mila euro, visto che la società aveva installato solo 24 pannelli solari.
Con la transazione del febbraio 2018, si accertava così che il Comune era creditore in totale di 460mila euro, mentre la società era creditrice di 47mila euro, che il contratto veniva prolungato di due anni, che la società si impegnava a fare i lavori di adeguamento dell’impianto per un costo stimato di 255mila euro più iva, che la società dichiarava di aver acquistato attrezzature per 83mila euro più iva, per le quali doveva produrre certificazione di acquisto e corretto montaggio.
“In sostanza, con il predetto accordo, il Comune di Messina ha consentito alla società di permanere nell’impianto, non pagare il canone di utilizzo per oltre due anni, porre in compensazione la spesa per gli interventi di manutenzione che avrebbe dovuto eseguire con il maggiore credito vantato dal Comune stesso. Inoltre, in evidente contrasto con ogni principio di buon andamento, efficienza ed economicità della pubblica amministrazione, la giunta Accorinti, con la delibera 222 del 24 aprile 2018, decideva anche di aumentare il canone che la società avrebbe potuto chiedere agli utilizzatori, consentendo alla società sportiva di aumentare le tariffe praticate ai privati che passavano da 3 euro l’ora a 18 euro l’ora, di fatto impedendo alle società sportive di accedere all’impianto per l’impossibilità degli atleti di sostenere tali aumenti”.
LA NOTA DEL DIPARTIMENTO
Con nota prot. 143471 del 9 maggio 2019 il dirigente del Dipartimento Politiche Educative e Culturali riepilogava tutta la vicenda e, sull’esito della transazione, concludeva così: “Si rilevano delle discrepanze rispetto alle scadenze sulla produzione di documenti di spesa (mentre l’effettiva realizzazione nei tempi previsti è stata per lo più attestata dal Dipartimento Immobili) ed il mancato pagamento del canone richiesto da gennaio 2019 (mentre la quota utenze non è stata ancora calcolata e richiesta per mancanza di bollette)”.
Poi sui lavori: “gli studi finalizzati alle redazione del certificato di collaudo della piscina scoperta commissionati dalla Waterpolo ai fini della transazione hanno evidenziato esiti, che sono riportati nella nota prot. 55696 del 15 febbraio 2019 del Dipartimento Manutenzione Immobili, secondo cui “la tribuna della piscina scoperta non riesce a soddisfare gli indici di sicurezza alla luce delle più recenti e più restrittive normative in materia, necessitando interventi di miglioramento)… con “costi che richiederanno una quantificazione e quindi la rinegoziazione della transazione”.
IL PARERE DELL’AVVOCATURA COMUNALE
Con nota prot. 190777 del 19 giugno 2019 l’Avvocatura Comunale ha concluso affermando che “la Waterpolo sostiene, in modo unilaterale e senza contraddittorio, quindi da verificare, di avere eseguito lavori per un ammontare di 420mila euro a fronte di un credito vantato dal Comune (sempre con esclusivo riferimento alla transazione del 20 febbraio 2018) accertato e quantificato in € 493mila euro per cui la società è ancora debitrice di 73mila euro.
Inoltre, la società continua ad essere morosa nel pagamento dei canoni di concessione dal gennaio 2019 e non ha neppure corrisposto la quota dovuta per il consumo di luce e gas. La Waterpolo continua ad approfittare della mancata definizione dello stato di inadempimento della transazione al 31 dicembre 2018 per non pagare il canone e quota utenze a partire dal gennaio 2019, continuando a prospettare la necessità di ulteriori lavori extra transazione, in parte eseguiti e in parte da effettuarsi, la cui contabilizzazione esula dall’accordo transattivo in esame e che non possono in alcun modo formare oggetto della compensazione per i fini di cui all’articolo 10 su richiamato” (ossia il permanere del contratto di concessione per la gestione dell’impianto).
LE CONCLUSIONI
“La Waterpolo non paga i canoni da gennaio 2019, non si conosce ancora l’importo delle utenze di luce e gas (per le quali la società corrisponde solo il 10%), ha acquistato con ritardo le attrezzature oggetto dell’accordo transattivo e ha volutamente sospeso il completamento degli interventi strutturali nella convinzione di potere barattare tali opere (già concordate) con una ulteriore rimodulazione dell’accordo transattivo, eccependo in modo strumentale e pretestuoso l’esecuzione di altri lavori non previsti nell’accordo, e che sarebbero stati eseguiti al solo scopo di giustificare l’inadempimento rispetto agli obblighi assunti in transazione”.
Venerdì scorso il crollo di una parte del tetto. “Se non si è verificata una tragedia lo si deve solo alla tempestività con la quale il Dipartimento Manutenzione Immobili, ing. Orazio Scandura, avvisato telefonicamente della presenza di una lesione sotto la trave lamellare, invitava Genovese a chiudere immediatamente l’impianto”.