«Più competenze ed etica». Webinar di "Cambiamo!" sui giovani in politica

«Più competenze ed etica». Webinar di “Cambiamo!” sui giovani in politica

Redazione

«Più competenze ed etica». Webinar di “Cambiamo!” sui giovani in politica

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lunedì 22 Marzo 2021 - 06:44

«Indispensabili etica e maggiori competenze». Webinar di "Cambiamo!" sui giovani in politica e le nuove frontiere della comunciazione

La partecipazione dei giovani alla vita politica e le nuove frontiere della comunicazione, il tema al centro del webinar promosso da Cambiamo! la Calabria, espressione regionale del partito fondato da Giovanni Toti e moderato dal responsabile provinciale Organizzazione e Sviluppo territoriale Francesco Meduri.

A prendere parte all’iniziativa, che ha visto quale ospite il consigliere regionale della Lega in Lombardia – dove guida la Commissione Attività produttive, Formazione, Istruzione e Turismo – Gianmarco Senna, Gianluca Nardi (coordinatore Lega Giovani per la Calabria meridionale, ma anche segretario particolare del Presidente facente funzioni della Giunta regionale Nino Spirlì), Salvatore Cirillo (coordinatore provinciale Reggio Calabria Forza Italia Giovani), Giovanni Puro (presidente provinciale Gioventù nazionale, il giovanile di Fratelli d’Italia), Cetty Scarcella (componente del coordinamento provinciale Giovani per i “padroni di casa” di Cambiamo), innestati da Simone Spezzano (toscano di Prato, fra i 30 fondatori del partito di Giovanni Toti a livello nazionale) e dal giornalista di Tempostretto Mario Meliadò.

Disaffezione & formazione

«C’è una grande disaffezione alla politica nelle nuove generazioni, spesso la concausa va peraltro ravvisata negli ostacoli opposti dagli “adulti”. Io però mi preoccupo quando i giovani non si appassionano, o quando invece i giovani in politica ci entrano ma limitandosi a formare piccoli “blocchi” e mutuando in sostanza i mali prodotti dalle generazioni politiche precedenti», ha affermato tra l’altro il consigliere Senna, chiarendo di avere avuto “andate” e “ritorni” in politica, alternando l’attivismo alla propria attività imprenditoriale e suggerendo comunque a tutti i protagonisti “in erba” della scena politica di trovare sempre, in parallelo, una propria dimensione professionale svincolata da politica e partiti.
Appello rilanciato, tra gli altri, dalla Scarcella che ha evidenziato come «la disattenzione al versante formativo e professionale troppo spesso porta a vivere di speranza, producendo semplicemente ambizioni “al ribasso”».

Leadership, social, contraddizioni

Su pungolo dello stesso Gianmarco Senna, affrontati temi ulteriori come il «miracolo» dell’ascesa della Lega del dopo-Maroni dovuto a Matteo Salvini e, più in genere, l’esistenza di «leadership chiare e che funzionano» nei soggetti politici di centrodestra, a fronte degli avvicendamenti ravvicinati di leader in partiti di altre coalizioni come il Partito democratico. Il collega di partito Nardi invece ha aspramente criticato i media «che in larga parte veicolano informazioni strumentali, troppo spesso non corrispondenti al vero», enfatizzando il ruolo dei social network che,nella comunicazione politica, «hanno cambiato tutto in meglio e ci permettono d’essere diretti».

Un momento del webinar promosso da “Cambiamo!”

Del resto, ha fatto eco Cirillo, «ormai la politica “si fa sui social” e il modello-Salvini s’è rivelato quello “perfetto”», mentre specialmente i cittadini-elettori giovani «chiedono coinvolgimento, rassicurazioni e contatto diretto con chi li rappresenta, ma resta fondamentale “esserci”, tornare a fare politica attivamente sui territori». E anche Giovanni Puro, indicando Winston Churchill e Franklin Delano Roosevelt fra i “rivoluzionari” della comunicazione politica, ha rimarcato la forza di Donald Trump nell’esprimere (finché il giochino non è finito dopo l’assalto a Capitol Hill, diremmo) il suo pensiero anche attraverso account Twitter con decine di milioni di follower.

Un concetto, quello della disintermediazione, vivacemente contestato da Meliadò perché sovente preponderante rispetto ai contenuti e all’effettiva capacità di dare risposte della classe politica. «Non esiste il virtuale senza il reale», ha però osservato Senna, citando l’esempio della “Bestia” salviniana, la formidabile “macchina” della comunicazione alimentata da Luca Morisi: «Non è solo Salvini che mangia l’arancino, dietro c’è l’idea di una comunicazione necessariamente semplificata per avvicinare chi altrimenti si disinteresserebbe di qualcosa, la politica e le Istituzioni, che invece determina la vita dell’intero Paese. Non una comunicazione politica forzatamente “pop”, però, come quella di Matteo Renzi che va da Maria De Filippi col “chiodo”: in fondo anche Mario Monti ha la stessa età di Mick Jagger, ma guardandoli si ha come la sensazione che le droghe allora non facciano poi male quanto si dice… giusto una battuta per dire che la comunicazione politica “pop” oggi è importante per raggiungere le masse, ma dev’essere coerente col personaggio politico che la esterna».

Inchieste e “caccia ai voti”

Ma politica giovanile, è stato ricordato, al giorno d’oggi purtroppo non è quasi mai andare tra la gente, apportare un contributo d’elaborazione, bensì piuttosto “caccia ai voti” spregiudicata e senza quartiere, tanto che proprio esponenti politici molto giovani in Calabria, in Sicilia e in altri territori sono stati al centro d’indagini importanti di varie Procure e destinatari di gravissimi capi d’accusa. «Anche se ad esempio in Calabria lo spazio in politica per noi è sempre stato poco, proprio noi giovani siamo i primi a non desiderare “quote-giovani”, per esempio nelle liste – ha messo in chiaro Salvatore Cirillo –. A me poi, come primo dei non eletti nella lista Casa delle libertà nella circoscrizione provinciale reggina alle Regionali 2020, avevano sùbito offerto un posto in qualche struttura, ma io ho rifiutato: non era questo il nostro scopo nell’entrare nella competizione, ma avere un’arma per fare politica». Fermo restando, per dirla con Gianluca Nardi, che all’origine della voglia di far politica tra i giovani (in atto, abbastanza rari) che se ne interessano, «c’è un patto generazionale non rispettato di cui noi meno avanti con l’età paghiamo il prezzo perché, oggi, o la politica i giovani la fanno attivamente, oppure la subiscono. Siamo davanti alla necessità d’invertire questo trend, ma con le competenze». Per sintetizzare con Spezzano: «Parlare di maggiore spazio ai giovani in politica in quanto tali, per noi, non significa niente: “giovane è bello” se il giovane è bravo».

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