L'affondo - Ragioniamo serenamente di Ponte con la professoressa Lojacono

L’affondo – Ragioniamo serenamente di Ponte con la professoressa Lojacono

L’affondo – Ragioniamo serenamente di Ponte con la professoressa Lojacono

venerdì 04 Dicembre 2009 - 04:24

Siamo sicuri che la grande infrastruttura porterà solo danni? Una riflessione che nasce dopo la pubblicazione dell'intervento sul tema parte della docente universitaria vedi correlato

Ho apprezzato l’intervento della professoressa Enza Lojacono perché sottopone al giudizio dei lettori una ricca serie di osservazioni e di opinioni su un tema come quello del Ponte sullo Stretto che suscita infuocate – e, a volte, poco cortesi – reazioni.

Le sue convinzioni sono esposte con estrema chiarezza e degne del massimo rispetto anche quando non si condividono.

Nel commentarne alcune tenterò di non addentrarmi in giudizi politici che altro non fanno che indebolire in modo evidente la forza delle argomentazioni contro il Ponte nella parte iniziale dell’intervento della professoressa. Senza soffermarmi sull’osservazione di stampo curiosamente millenaristico – ma poco scientifico – dell’alluvione di Giampilieri vista come uno stop suggerito dalla natura a questa follia.

Restando sul piano di un sano pragmatismo, concordo pienamente che occorre porsi la domanda: cosa serve, per migliorare le condizioni di mobilità di merci e passeggeri nel Mezzogiorno ed in particolare tra la Calabria e la Sicilia?

Sottolineandone però l’implicito corollario: ciò che porta beneficio alla maggior parte del Paese (del Mezzogiorno, della Sicilia e, infine, della nostra città) va fatto anche in mancanza di unanimità, ovviamente cercando di risarcire i danneggiati e purché non leda i diritti fondamentali della minoranza.

Il giudizio definitivo sul grado di sopportabilità delle imposizioni di una maggioranza sulla minoranza spetta alla Magistratura, non alla Politica.

Con ciò non mi propongo di dimostrare che il Ponte è un beneficio per il Paese o per Messina, ma desidero proporre un metodo generale per approfondire un’analisi senza pregiudizi.

Non condividere questi principi, infatti, tronca qualsiasi possibilità di dialogo e inficia il concetto di comunità organizzata, con conseguenze inaccettabili.

Un esempio di rifiuto del metodo predetto si può ritrovare nell’affermazione che il Ponte non sta in piedi né dal punto di vista economico, né da quello finanziario. E’ un’opinione legittima ma … azzardata, considerato che alcuni tra i maggiori esperti del mondo hanno sottoscritto il contrario. Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici incluso.

Di più, sottintende che chi è a favore del Ponte è ignorante o in malafede. O entrambe le cose.

A volte prevale la passione.

Per economia di spazio, mi limiterò a dire la mia solo sui primi punti elencati dalla professoressa Lojacono, riservandomi la possibilità di esaminarne altri in seguito e nella convinzione di poter leggere su Tempostretto ulteriori utili approfondimenti.

Possibilmente punto per punto, senza accomunare tutto in un Si o un No complessivo, poco utile alla comprensione dei diversi aspetti dell’operazione Ponte.

1° punto: É da notare, preliminarmente, che nel ventennio passato gli investimenti nel settore dei trasporti hanno sempre privilegiato il Nord Italia a scapito del Mezzogiorno …. Verissimo, ma mi pare un argomento a favore del Ponte, non contro.

Inoltre, con tutto il rispetto per il prof. Gattuso – il cui argomentare è di una debolezza tecnica disarmante per un docente di Trasporti -, le infrastrutture rappresentano proprio le fondamenta di un edificio, non certo l’arredamento. La realizzazione degli svincoli di Giostra e Annunziata, ad esempio, non porta nuova ricchezza alla città.

Aiuta certo a vivere meglio, ma non dà respiro a un sistema economico asfittico perché privo di scambi verso il resto del mondo.

Spostarsi più in fretta da Mortelle a piazza Cairoli consente di perdere meno tempo in auto, ma non porta ricchezza significativa.

Diverso può essere sotto opportune condizioni aprire un sistema economico evidentemente agonizzante a nuovi scambi verso l’esterno. Con buona pace di chi crede che una Sicilia separata dal mondo tornerebbe agli antichi fasti. E’ evidente ad ogni persona minimamente informata di economia che i Siciliani rischierebbero di morire di fame se prevalessero le spinte autarchiche e isolazioniste.

Per contro, sperare che l’attuale – e probabilmente futuro, di destra o sinistra che sia – sistema politico italiano dirotti, in modo generoso e lungimirante, verso il Mezzogiorno quelle risorse che da decenni dedica al Centro-Nord è una pericolosa utopia che serve solo a illudere la gente e a respingere quello che ci viene oggi proposto.

Vale forse la pena ricordare il pensiero di Adam Smith: –Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che noi attendiamo il nostro pranzo, ma dalla loro considerazione del proprio interesse. Noi ci rivolgiamo non alla loro umanità, ma al loro interesse, e non parliamo mai dei nostri bisogni ma dei loro vantaggi-.

2° punto. Fumo negli occhi è la grande pubblicità data alla posa della prima pietra del ponte il 23 dicembre. Vale quanto detto in chiusura del punto precedente. La conseguenza logica dell’affermazione della professoressa Lojacono non fa altro che portare acqua (e molta!) ai sostenitori del Ponte. La sua tesi è: La “variante Cannitello” costituisce esclusivamente la prima fase di un più ampio progetto di miglioramento ambientale per la costa calabrese, rientrando nel disegno di interramento del tracciato ferroviario definito “Variante finale alla linea storica in località Cannitello” e, quindi, non c’entra nulla col Ponte.

E allora?

E’ la conferma di quanto sostengono da sempre coloro che sono favorevoli al Ponte: l’attraversamento stabile porta con sé una serie di grandi e piccoli interventi, attesi da decenni, che recheranno sostanziali benefici al territorio.

Quindi, il fatto che il progetto è stato approvato dal CIPE nel marzo del 2006 (Governo Berlusconi), dissociandolo esplicitamente dal progetto del ponte rafforza ulteriormente la tesi.

Evviva il Ponte! – diranno alcuni – che consente finalmente la liberazione di un tratto di costa, per il miglioramento della qualità ambientale del territorio.

3° punto. Riconosco di trovarmi in fortissima difficoltà di fronte ai numeri esibiti dalla professoressa Lojacono. Magari bastassero 3-4 miliardi per realizzare una parte, anche piccola, di quanto elencato!

L’ANAS stima in 6,4 miliardi l’adeguamento strutturale e funzionale della SS106 Jonica, per la sola parte calabrese!.

Va bene che sperare non costa nulla, ma c’è un limite.

Purtroppo, le illusioni e i numeri ottimisticamente esibiti dal prof Gattuso cozzano anche contro l’evidenza dei fatti e delle procedure necessarie ad avviare la realizzazione delle grandi infrastrutture: aeroporti, interporti e autoporti non possono usufruire di contributi pubblici se non sono previsti nei Piani dei Trasporti europeo, nazionale e regionale. Altro che una nave ogni mezz’ora al costo di 0,1 miliardi.

Non è così che funziona il sistema dei trasporti.

E poi, se fosse realmente così semplice, poco costoso ed economicamente autosostenibile realizzare la serie meravigliosa delle opere elencate, perché negli ultimi anni il modesto sistema dei collegamenti nello Stretto è andato rapidamente in malora?

Mi fermo, in attesa di contributi che analizzino questi e/o altri tra i punti elencati dalla professoressa Lojacono.

Senza insulti che offendono chi li pronuncia molto più di chi li riceve.

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