Scrivete la vostra opinione a certochemarrabbio@tempostretto.it. Mentre scorrono i titoli di coda sulla Seconda Repubblica i politicanti alzano le barricate contro quella che definiscono l'antipolitica. Ma qual è realmente l'antipolitica, quella di chi protesta o quella di chi invece di servire il Paese lo deruba?
Nel crepuscolo dei partiti i politicanti della seconda repubblica scacciano con toni annoiati le reazioni di rabbia dei cittadini tacciandoli di essere “antipolitica”. Con un moto di sdegno mettono nello stesso calderone Grillo, i Forconi siciliani, gli Indignati, i movimenti spontanei di vario genere, le Forchette rotte. Il termine “antipolitica” è tutto ciò che è opposto alla “politica” intesa nel senso più nobile. Ecco perché quando penso alla parola antipolitica non mi viene in mente Grillo ma altre immagini. 1) Vedo Belsito che riconsegna diamanti e lingotti d’oro frutto del “bottino” sottratto dai rimborsi elettorali. La cosa paradossale è che non li consegna ai cittadini ma torneranno alla Lega, dal momento che è il partito la “parte lesa” e non gli italiani come il buon senso civico fa ritenere 2) Vedo Lusi che ha sottratto oltre 25 milioni di euro dai rimborsi elettorali della Margherita finiti in ville, cene, aerotaxi. Perché poi, quando inizi, non hai più il senso della misura e non ti basta più un aereo di linea, vuoi strafare 3) Vedo la vasca da bagno della casa del sindaco di Bari, Emiliano (lo ha detto lui stesso), piena di frutti di mare e pescato ricevuto in dono da appaltatori 4) Vedo il presidente della Regione Lombardia Formigoni che viaggia insieme ai parenti a spese del faccendiere Daccò e al cronista che gli chiede come mai non sapesse chi pagava risponde: “Lei è uno sfigato, si capisce che non ha mai fatto vacanze di gruppo”. Lo ammetto sono sfigata anch’io, a me le vacanze non le paga nessuno, meno che mai insieme alla mia famiglia. 5) Vedo l’autista di Renzo Bossi che gli dà i soldi per la benzina dell’auto comprata con i soldi della Lega, gli paga le multe, vedo gli 11 immobili comprati alla moglie di Bossi, le lauree comprate all’estero per parenti e “affini” 6) Vedo Penati tenacemente attaccato alla poltrona, nonostante una lunga sfilza d’inchieste, e una giunta regionale, quella lombarda, con un numero d’indagati tale da far arrossire di vergogna persino un pomodoro 7) vedo le inchieste sulla mala gestione della sanità, dalla Puglia alla Lombardia, finire col coinvolgere persino “santuari” come il San Raffaele di don Verzè e andare all’asta un patrimonio che potrebbe cristianamente sfamare il Burkina Fasu. 8) vedo i partiti che ignorano la volontà popolare dei referendum e dopo aver abrogato i finanziamenti pubblici li fanno rientrare, ben più pasciuti, dalla finestra, spacciandoli per “rimborsi” . Adesso, travolti dalle inchieste sui tesorieri, che sono gli unici a pagare quasi fossero circondati da imbecilli, restano attaccati alla norma come le sanguisughe 9) Vedo quanti hanno partorito il Porcellum che garantisce la nomina come Caligola fece col suo cavallo e nonostante le proteste della gente e gli inutili appelli del Presidente Napolitano, ci faranno votare nuovamente con le liste bloccate per salvare pelle e privilegi. 10) Vedo quel che ha fatto la Protezione civile con i grandi appalti e la cricca, vedo Bertolaso nel centro estetico a farsi far massaggi 11) vedo Scilipoti (il resto della frase aggiungetelo voi a piacere). L’elenco è talmente lungo che unisce, questo sì, davvero, l’Italia a 150 anni dal sacrificio dei Nostri Padri. Anche noi abbiamo la nostra antipolitica che forse è più che altro, “politica nana”. La nostra politica nana è quella degli annunci e delle inaugurazioni parziali (pioniere fu Berlusconi quando tagliò il nastro della Messina-Palermo, in realtà incompiuta a sua insaputa…), siamo maestri del rinvio, della promessa in pompa magna.La nostra nanopolitica è la sistematica presa in giro dei cittadini, allettati vuoi con la promessa del Ponte vuoi con quella della sistemazione di un tombino. Ci sono molti emblemi di questa forma atipica di politica, è il caso dei finanziamenti per l’alluvione,o meglio delle alluvioni, perché quando ci facciamo prendere in giro lo facciamo alla grande, non ci basta una volta per capire la lezione, ce la devono ripetere due. L’emblema è lo svincolo di Giostra,il Museo. E’ inaugurare un reparto di radiologia al Papardo seppellendo il sogno del Centro d’eccellenza oncologica e lasciandoci in cambio un tozzo di pane. E’ colonizzare Messina con la politica dei commissariamenti a tappeto e utilizzare la spartizione partitica, clientelare, parenterale come unica forma di amministrazione. Certo, non c’è il grande scandalo, ma è peggio, perché un grande scandalo suscita una grande indignazione e una grande reazione, invece le piccole vergogne si possono coprire con un fazzoletto. A volte immagino Messina come la Bella Addormentata, con il castello che per via dell’incantesimo è rimasto “congelato”con tutti i suoi abitanti, dalla famiglia reale ai servi, circondato da rovi, tutto fermo per 18 anni, in attesa del bacio del principe che avrebbe risvegliato la principessa. Abbiamo la maledizione dei 20 anni, se non trascorrono più di 10 anni non riusciamo ad aggiustare neanche una mattonella del bagno. C’è un muro di 70 cm crollato allo stadio San Filippo il 6 maggio 2011, per via del crollo è slittato il concerto di Vasco Rossi (che per Messina rappresentava soldi e immagine). Un anno dopo è tutto intatto, Ligabue e gli altri artisti andranno ad Acireale e Taormina. Non sto parlando dello svincolo di Giostra né del parcheggio Zaera, né del Museo, che sono opere “planetarie e richiedono tempi adeguati” sto parlando di 70 cm di muro. Nel Castello Incantato anche la famigliola reale (in senso allargato di parenti e compari) se ci fate caso è sempre la stessa. Non è colpa loro, l’incantesimo li ha costretti sul trono per sempre. Bè, cara Bella addormentata, hai voglia ad aspettare il principe, siamo noi che dobbiamo risvegliarci dal sonno. Tra l’altro il principe, se mai gli venisse in testa di salvarci, rischierebbe di stancarsi prima di cominciare la cavalcata, una volta resterebbe fermo sulla Salerno- Reggio in fila, un’altra non riuscirebbe ad arrivare in treno per via della soppressione dei treni-notte, d’imbarcare il destriero sulle navi per Tremestieri neanche a parlarne perché l’attracco è insabbiato 10 mesi l’anno… Quindi o ci svegliamo noi o dormiremo per sempre.
Rosaria Brancato
Cara Sara bell’analisi, ma noi messinesi da dove dobbiamo cominciare?
A questo punto la matassa è talmente ingarbugliata che è difficilissimo trovare il bandolo.
Chiediamo ai messinesi: tu da dove inizieresti per cambiare le cose nella nostra città, ma non intendo dire le buche, la spazzatura, ecc., ma l’atteggiamento nei confronti di chi si proporrà tra un anno, o forse prima, ad amministrare “le macerie messinesi”.
Potremmo incominciare con il chiedergli un programma chiaro per cambiare la città, ma no un foglietto che qualcuno ha scritto e che il candidato di turno non ha nemmeno letto, ma una spiegazione verbale, come un’iterrogazione a scuola e se non ci convince non lo votiamo.
E difficile?
La nostra è una città dove gli interessi non sempre prevalgano sui quelli della intera collettività messinese. Incominciamo con gli approdi, Chi ci assicura che con gli &0 milioni di euro che vanno a spendersi l’insabbiamento non verrà eliminato? Ma questo potrebbe lasciarci insofferenti tanto è lo Stato. la Regione e l’Autorità portuale, finanziatori dell’opera, a ” leccasi le ferite”, essendo il commissario governativo per l’emergenza traffico, on. Giuseppe Buzzanca, Sindaco di Messina, sino al 20 giugno p-v- ” soggetto appaltante. Sino ad oggi, come i fatti dimostrano, la sfida alla “natura” ha dato risulta ti negativi se è vero. come è vero. che l’insabbiamento non ha dato possibilità di soluzioni alternative. Se ciò dovesse perdurare anche ad opere ultimata e come di re di aver dato “al mare” o meglio, alla impresa esecutrice dei lavori ottanta milioni di euro. Ci auguriamo che tutto questo non accada, con buona pace di tutti., Autorità portuale, Guardia Costiera, Genio per le opere marittime, ed anche il nostro Comune di Messina. anche perché significherebbe dotare la nostra città di un’opera non solo essenziale per l’emergenza traffica, ma importante sotto il profilo strutturale, in relazione alla importanza dell’opera stessa. Speriamo che ciò possa verificarsi a beneficio degli interessi della cittadinanza messinese. Ma se non dovesse verificarsi, le responsabilità, a partire da oggi sono facilmente attribuibili. Passiamo agli svincoli E’ noto che quest’opera è finanziata con i fondi del Ministero alle infrastrutture e che il nostro Comune è “ente appaltante”.,La utilità effettiva di detta opera è, al momento, discutibile, anche perché , inizialmente collegata alla realizzazione del “ponte sulle stretto”. Oggi potrebbe ipotizzarsi un loro utilizzo per il collegamento diretto agli approdi della “rada San Francesco” attraverso il transito ” Torrente giostra” (ipotesi disastrosa). Ma di tale ipotesi nessuna ne parla. Intanto dobbiamo soffermarci sul costo di detti svincolo che, sebbene, sotto l’aspetto finanziario sono da ritenere a carico del “Ministero delle infrastrutture il sindaco, per la prosecuzione dei lavori, ha anticipato 23.144.000,00 euro prelevandoli dalle casse del Comune, determinando lo “sforamento” del patto di stabilità Questa operazione, un tempo non lontano, era resa impossibile in quanto veniva a configurarsi il reato di “peculato per distrazione”, oggi dovrebbe rientrare il quello di “abuso di ufficio”. Le suddette osservazioni dovrebbero evidenziare chi pagherà i lavori in corso eseguiti dalla impresa e quelle derivanti delle eventuali “riserve” avanzate dall’impresa per gli eventuali aggiornamenti progettuali “in corso d’pera” Nella sostanza quello che si chiede di sapere quanto questa opera costerà al Comune e da dove i soldi dovranno pervenire. Ma la risposta a questa domanda nessuno se ne addosserà la responsabilità ad adempiere . E non finisce qui
La soluzione non è difficile…Messina e la sua provincia Hanno un prepotente padrone e sono trattati da colonia da questo padrone, che è la regione Sicilia.
Che senso ha far parte di una regione “Attila” che ti schiaccia, ti demolisce, ti distrugge….
Bisogna assolutamente liberarsi da questo capestro, e le leggi per costituire la provincia autonoma della Sicilia nord orientale ci sono…dobbiamo raggiungere l’obbiettivo dell’autonomia provinciale…..per porre fine ai commissariamenti, ai tagli, agli espropri, alla depredazione….basta con il sentirsi indifesi, basta alle umiliazioni, basta con la sottomissione a Catania e Palermo che porta miseria ed emigrazione dei nostri figli….
Riprendiamoci la nostra città e la nostra provincia, la più bella, la più turistica, con una invidiabile posizione al centro del Mediterraneo, ed interreggionale…..Messina ha tutto per rifiorire ma … per la regione dobbiamo morire….perchè la crescita di Messina, città superfavorita dalla centralissima posizione geografica, porterebbe inevitabilmente al declino Palermo e Catania che sono naturalmente periferiche….ma….. scavalcando Messina …diventano centro.
Liberiamoci da questa orribile situazione, facciamo un referendum per riprenderci la nostra città e la nostra provincia….basta con assessori regionali alla Russo, ai tagli, alle tribolazioni…Messina libera.
Cara Rosaria, al momento del tuo esordio a Tempotretto, nel mio benvenuto, ti accostai ad Antonina Cascio, combattente e patriota messinese, durante i moti risorgimentali, non mi sbagliai. Il tuo articolo provoca emozioni e suscita entusiasmo. Non voglio commentarlo con le mie parole, ma con quelle intenze di una canzone contemporanea a due mitiche figure femminili messinesi, Dina e Clarenza: Deh com’egli è gran pietate
Delle donne di Messina,
Veggendole scapigliate
portar pietre e calcina.
Iddio gli dea briga e travaglio
A chi Messina vuol guastare.” Si, cara Rosaria, il tuo articolo incita i veri messinesi a riconquistare la propria Urbs Messana, strappandola agli invasori che purtroppo sono falsi messinesi.
bello vedere i commenti di gente che si dice disincantata e stufa.
la cosa che preoccupa e’ che poi si conclude alla maniera che convince i POTENTI ad esserlo sempre di piu’ ed a ridere di noi : TANTO NON CAMBIA NULLA.
no signori, cambia eccome tutto se ci svegliamo e cominciamo a fare cio’ che dobbiamo.
come si fa’ , chiede qualcuno?
semplice, cominciamo a chiedere conto di tutto cio’ che non va. e chiediamolo al Prefetto ed alla Procura, comunicandolo ai politicanti.
chiediamo conto di migliaia di mq di suolo pubblico abusivamente occupati con il consenso di chi dovrebbe vigilare, chiediamo conto dei 1500 cartelloni pubblicitari che nessuno paga al comune, quindi a noi.
chiediamo conto delle strade in condizione di pericolo.
chiediamo conto di come e perche’ si buttano milioni per nulla.
chiediamo conto dell’assurdo silenzio della procura di Messina di fronte a cose evidentissime.
chiediamo conto di dove sono e chi spende i soldi dell’ECOPASS.
CHIEDIAMO CONTO DELLE DECINE DI PICCOLI FINANZIAMENTI FATTI AGLI AMICI DA PARTE DI UN’AMMINISTRAZIONE SEMPRE PIU’ INTOLLERABILE.
CHIEDIAMO CONTO DEL PERCHE’ IL CAS NON HA SPESO IN MANUTENZIONI DELL’AUTOSTRADA 290 MILIONI DI SOLDI NOSTRI.
CHIEDIAMO PERCHE’ IL PORTO DI TREMESTIERI SI INSABBIA UN GIORNO SI E’ L’ALTRO PURE.
CHIEDIAMO CONTO DEL PERCHE’ DAVANTI ALCUNE ATTIVITA’ ECONOMICHE SI CONSENTE IL POSTEGGIO PERFINO IN TERZA FILA.
CHIEDIAMO CONTO DI STRADE RIPARATE E SUBITO DOPO IN CONDIZIONI PEGGIORI.
NE ABBIAMO DI COSE DA CHIEDERE, SE SOLO VOLESSIMO, MA CI VUOLE CORAGGIO E LA VOLONTA’ DI METTERCI LA FACCIA. FORSE E’ QUESTO CHE MANCA A MESSINA : IL CORAGGIO DI METTERCI LA FACCIA.
ECCO SE NON LO ABBIAMO ALLORA EVITIAMO ANCHE DI FARE COMMENTI DOVE CE LA PIGLIAMO CON TUTTO E TUTTI, PERCHE’ DEL DECLINO DELLA CITTA’ ANCHE NOI, SE NON ABBIAMO CORAGGIO, SIAMO COMPLICI
@micheledp
condivido:il più grande problema di Messina,più di carenze ed inefficienze,è l’atteggiamento della gente,che si lamenta ma non si impegna per cambiare le cose.E magari contribuisce a creare i problemi(posteggiando in terza fila,suonando ai semafori, mettendo i rifiuti per strada,svolgendo male il proprio lavoro…)