Ato3, senza soldi il piano industriale diventa un rebus

Ato3, senza soldi il piano industriale diventa un rebus

Ato3, senza soldi il piano industriale diventa un rebus

martedì 24 Marzo 2009 - 13:47

Dopo l'approvazione dell'assemblea dei soci (tra cui il Comune), la ragioneria rispedisce al mittente il piano da 47 milioni: dovranno bastarne dieci in meno. A rischio servizi aggiuntivi, isole ecologiche e impianti di selezione

Le strade colme di rifiuti e le nubi di fumo sollevate dai cassonetti bruciati sono una realtà che troppo spesso Messina ha vissuto negli ultimi tempi. Il momento giusto per capire se anche il 2009 sarà caratterizzato da episodi del genere è questo, cioè quella fase dell’anno in cui, tra piani industriali e bilanci di previsione, si pongono le basi per il futuro immediato. E le premesse, tocca dirlo, sono tutt’altro che buone. L’Ato3, infatti, il 29 gennaio scorso ha presentato all’assemblea dei soci un piano industriale da 47 milioni di euro. Un piano colmo di buone intenzioni, per la prima volta dopo anni concordato con Messinambiente, e per giunta approvato dall’assemblea dei soci nella quale il Comune era rappresentato dal direttore generale Filippo Ribaudo. Ma i presidenti di Ato3 e Messinambiente, Antonio Ruggeri e Antonino Dalmazio, erano stati profetici quando, di fronte agli ottimismi suscitati dall’intesa raggiunta dalle due società, avevano avvertito: «Si dovrà verificare la copertura finanziaria».

E il punto è proprio questo: la copertura finanziaria non c’è. Lo ha comunicato ufficialmente la ragioneria di Palazzo Zanca con una nota con la quale si respinge, di fatto, il piano industriale che però, lo ripetiamo, lo stesso socio Comune aveva approvato. Gli uffici sono stati tassativi: oltre i 37 milioni di euro, ovvero la somma concessa un anno fa dal commissario Sinatra dopo i suoi famosi tagli (tanto criticati ma poi tutti confermati), non si va. Dunque dal piano industriale inizialmente predisposto l’Ato3 dovrà tagliare 10 milioni di euro. Come? E’ un vero e proprio rebus.

I 47 milioni inizialmente previsti rispondevano a queste voci di spesa: poco più di 31 milioni per Messinambiente, alla quale sono affidati anche i servizi di deizioni canine, pulizia spiagge e torrenti (fino a ieri oggetto di appalti esterni); circa 10 milioni, più Iva, per i costi di smaltimento in discarica; 4 milioni, infine, per servizi aggiuntivi e personale dell’Ato3. Da dove decurtare i 10 milioni? Gli uffici dell’Ato3, a questo punto, attendono indicazioni dal Comune, anche perché i lavoratori dele cooperative, che inevitabilmente sono quelli più a rischio, sono costantemente dietro la porta perché hanno bisogno di risposte per sé stessi e per le loro famiglie.

Ad essere maggiormente in bilico, infatti, sono i servizi aggiuntivi, ovvero ville, potatura alberi, scerbatura, verde pubblico, cimiteri, bonifica siti degradati, prevenzione della zanzara tigre e del punteruolo rosso (servizi di emergenza sanitaria richiesti dall’Asl). A questi vanno aggiunti i costi di gestione delle isole ecologiche e degli impianti di selezione che nel 2009 apriranno, e che sono necessari per innalzare il livello di differenziata ancora da disco rosso (circa il 5 per cento). Peraltro sempre dal Comune erano giunte indicazioni precise sul cambio di tariffa, sul passaggio cioé dalla Tarsu alla Tia, la tariffa di igiene ambientale, ma il passaggio sembra essere rimandato a data da destinarsi.

In sintesi l’Ato3 non sa che pesci pigliare e lunedì ci sarà un incontro con il sindaco Buzzanca per capire dove e come rimodulare il piano industriale. Con una prospettiva poco rassicurante: stando così le cose, già in autunno potrebbe profilarsi la prima emergenza rifiuti.

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