Mentre prosegue la raccolta firme per il referendum, il leader di “Dca-Sicilia vera- presenta un disegno di legge sull'incompatibilità assoluta dei deputati regionali
Cateno De Luca non si ferma. Anzi, rilancia. Adesso sono due le strade che sta percorrendo verso l’abrogazione della legge che consente la compatibilità tra diverse cariche istituzionali per i deputati regionali: accanto alla raccolta firme che punta ad un referendum popolare, il leader di “Democrazia Cristiana per le Autonomie – Sicilia Vera- ha proprio stamani depositato all’Ars un disegno di legge dal contenuto estremamente conciso ma efficace: «La carica di Deputato Regionale è incompatibile con qualsiasi carica di natura istituzionale negli enti pubblici di qualsiasi livello». Un unico articolo nel quale sono racchiuse tutte le ragioni di una battaglia che De Luca ha intrapreso a fine ottobre e che prosegue senza esclusione di colpi.
«Se realmente le forze politiche vogliono evitare di spendere oltre tre milioni di euro per celebrare il Referendum – ha detto De Luca – possono definire una corsia preferenziale per approvare il mio Disegno di Legge». Insomma, non ci sono più scuse. Ma parallelamente non si ferma la raccolta firme, che «proseguiamo perché siamo fermamente convinti che l’unica soluzione per costringere democraticamente l’Aula a risolvere questa questione è quella di far scattare il conto alla rovescia della celebrazione del referendum che, dovendosi celebrare a febbraio 2008, consente all’aula di legiferare e quindi di evitare il Referendum».
Nel mirino di De Luca c’è una legge che l’Ars ha approvato la scorsa estate, secondo la quale i deputati regionali possono restare in carica pur avendo l’incarico di presidente della provincia o di sindaco di un comune con più di 20mila abitanti. Ironia della sorte, anche De Luca votò questa leggina, e per questo lui stesso si definì, il giorno della presentazione della raccolta firme, «uno dei 46 -minchioni- che in buona fede ha votato la legge di autoconservazione della casta politica siciliana», coloro che De Luca chiamò «i baroni della politica regionale». Una legge che, in virtù dell’articolo 17 bis dello Statuo siciliano, può essere sottoposto a referendum confermativo senza quorum, previa raccolta di almeno centomila firme entro i 90 giorni dalla sua approvazione.