Una città sempre più piccola

Una città sempre più piccola

Una città sempre più piccola

mercoledì 24 Febbraio 2010 - 07:58

E' incapacità o difesa di interessi particolari?

Messina è una città che diventa sempre più piccola.

Non perché il numero dei suoi abitanti si va riducendo giorno dopo giorno, ma perché la sua classe dirigente ha cronici limiti culturali che le impediscono di avviare iniziative di ampio respiro, adeguate a una città generosamente beneficata da Madre Natura.

Esemplare la triste vicenda delle opere compensative, intese dai nostri prodi amministratori come fortuita occasione di riordino urbanistico invece che come fattore di rilancio economico sostenibile congeniale alla realizzazione dell’Ottava Meraviglia del Mondo.

Un elenco di richieste ampliato giorno dopo giorno, fino a causare il commento ironico, ma purtroppo azzeccato, dell’AD della Stretto di Messina, che ha osservato come il Consiglio comunale si fosse allargato un po’ troppo. Dove la colorita immagine di Ciucci evidenziava impietosamente il balzo prodigioso di molti Consiglieri da un no senza se e senza ma a un arrembaggio quantomeno poco dignitoso.

Ribadiamo, qualora ce ne fosse bisogno, che non si tratta di essere a favore o contro il Ponte, ma chi è investito di responsabilità pubbliche ha il dovere di fornire risposte all’altezza delle circostanze. Indipendentemente dalle proprie convinzioni personali.

Pensare che la politica esaurisca il suo compito sgraffignando qualche km di asfalto e di cemento in più assume significato solo se si è assolutamente convinti che il Ponte non si farà e tutto si esaurirà con la realizzazione di qualche opera a terra.

Ma, al di là della vicenda Ponte – sul cui esito finale continuano a esserci molti dubbi -, non possiamo che restare allibiti di fronte ad altre dimostrazioni di incapacità di pensare non diciamo in grande, ma quantomeno in modo adeguato al compito per il quale i nostri amministratori sono stati eletti o nominati.

Ci riferiamo, ancora una volta, alla opportunità di creare, in città, un terminal crocieristico degno di tale nome.

Un obiettivo che dovrebbe infiammare di orgoglio e stimolare la fantasia di tutti i soggetti politici più o meno stipendiati dai cittadini messinesi. Indipendentemente dagli schieramenti.

Un terminal che – se opportunamente collocato – potrebbe rappresentare la smagliante vetrina delle produzioni artigianali e gastronomiche locali, di reperti archeologici – oggi abbandonati nei cantinati del Museo – e di tante altre iniziative utili a generare nuovi posti di lavoro.

Compatibile con le richieste delle Compagnie di navigazione e le prescrizioni di legge, attualmente piuttosto trascurate.

E’ facile osservare, infatti, come l’attuale approdo si presti a obiettive critiche sul piano della sicurezza di navi e passeggeri a causa della insufficiente distanza tra i moli e corso Vittorio Emanuele: l’area interdetta al pubblico dovrebbe avere profondità ben maggiore rispetto a quella attuale.

Ebbene, la proposta di utilizzare la Cittadella Fieristica – pur essendo vista favorevolmente dall’Autorità Portuale e dall’Ente Fiera – viene sistematicamente ignorata da Comune, Provincia e Camera di Commercio che sembrano invece fare a gara per lanciare soluzioni di basso profilo, totalmente prive di prospettive e di un respiro economico adeguato alla potenzialità del traffico crocieristico.

Dopo la richiesta avanzata da Comune e Provincia di usare spazi della Cittadella come parcheggio (!!!) e un paio di capannoni come sala d’attesa, l’ultima trovata è quella di dedicare i Magazzini Generali accanto alla Dogana a terminal crocieristico che serva da terminal per l’aeroporto e per la metropolitana del mare, così da realizzare una struttura nella quale sarebbe altresì possibile esporre i nostri prodotti tipici, orientare i turisti nella scelta dei luoghi da visitare e, grazie allo spazio esterno, ospitare i pullman per il trasporto i provincia o oltre lo Stretto.

L’idea è valida nella sua ispirazione, ma viene da chiedersi perché immiserirla in una struttura chiusa, con spazi esterni e interni decisamente limitati, relegata nella parte più interna del porto e con una strada di grande traffico da attraversare quando è disponibile un’area infinitamente più adatta e prestigiosa come quella della Fiera. Con le sinergie derivante dall’apertura ai cittadini, a tutto vantaggio dei bilanci delle attività commerciali che vi si potrebbero ospitare.

Misteri messinesi! Intanto, tra proposte bislacche e annunci senza seguito, quell’area resta preclusa e lo sviluppo del crocierismo una chimera.

Questo cultura di piccolo cabotaggio, questo continuo rinviare decisioni relative a temi fondamentali per il futuro della nostra città – dal recupero delle Cittadelle a quello della zona falcata; dall’eliminazione del ghetto dei Rom alla gestione dell’ATM; dall’apertura del PalAntonello alla bonifica di Portella Arena; dalla sospensione del PRG alle comiche sull’individuazione dell’aeroporto cittadino, del nuovo Tribunale, di una discarica vicina; dalla morte e resurrezione dell’Ente Porto all’impossibilità di avviare la raccolta differenziata e a tanto altro -, questo sfuggire all’obbligo di dare risposte chiare, questo continuo sfornare soluzioni contrastanti e di basso profilo fanno sprofondare la città sempre più in basso. Sarà l’incapacità dei suoi amministratori o, peggio, il loro asservimento a oscuri interessi che contrastano con quelli della cittadinanza?

Poco importa, i Messinesi accettano tutto e non votano in base alla capacità della politica di risolvere queste sciochezzuole.

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