Sul piatto i temi caldi del Triennale opere pubbliche e il Consuntivo 2008. I sette capigruppo del Pd sparano: si uniscano a noi i consiglieri del centrodestra «di buona volontà»
Che a Palazzo Zanca la confusione regnasse sovrana, lo si sapeva già. Chi ci capisce è bravo, in quel consiglio comunale: esponenti della maggioranza che fanno opposizione, consiglieri del centrosinistra che fanno da sponda all’amministrazione. Un’insalata poco attenta alla classica divisione tra destra e sinistra che ha retto per anni sulla scena politica e che oggi non ha più senso di esistere. Così, alla vigilia della ripresa dei lavori del Consiglio, che vede all’ordine del giorno temi caldissimi quali il Piano triennale delle opere pubbliche (pronti 350 emendamenti del Pd) e il Bilancio consuntivo 2008, dai sette capigruppo (sette!) del Pd arriva una proposta che si può leggere come provocazione ma non solo.
Il documento firmato Tani Isaya, Felice Calabrò, Giorgio Caprì, Nicola Barbalace, Gaetano Gennaro, Elio Sauta, Antonio Barone si conclude così: «Per il bene della città si potrebbe, finanche, ipotizzare, nell’ottica di un’opposizione responsabile e costruttiva, una maggioranza di Consiglio alternativa al cartello partitico venuto fuori dalla consultazione elettorale del giugno 2008, formata dai consiglieri dell’attuale opposizione e da quelli di centrodestra di buona volontà ed onestà intellettuale, comunque contrapposta a questa inidonea Amministrazione. Peccato che anche in tale scenario la gestione amministrativa rimarrebbe in capo all’attuale compagine governativa, eccessivamente appiattita sulle posizioni del sindaco e dei suoi fedelissimi, alla quale, però, non può essere riconosciuta alcuna credibilità ed affidabilità».
Insomma, il Pd chiede, in sostanza, di riproporre il “golpe” politico riuscito qualche mese fa con i revisori dei conti (anche se poi l’amministrazione in qualche modo ha rimediato) in maniera permanente. Quella che in apparenza è solo una provocazione, nasconde anche delle difficoltà oggettive che il Pd ha riscontrato nel fare opposizione in questo primo anno di giunta Buzzanca: difficoltà dettate, in parole povere, da una linea di partito poco evidente, tanto da sembrare, a tratti, inesistente. Così il più delle volte il centrosinistra ha finito per accodarsi a questa o a quella iniziativa dei “dissidenti” del centrodestra, apparsi più agguerriti nel fare opposizione. Senza dimenticare che tante, troppe volte, dal centrosinistra sono arrivate sponde fondamentali senza le quali la maggioranza avrebbe “floppato” in aula. Oggi il Pd è rimasto a bocca asciutta anche lì dove sembrava poter incassare una posizione ritenuta degna di nota, ovvero la presidenza della commissione Ponte, e dunque dichiara guerra e provoca.
Rilanciando tempi sacrosanti ma che solo in pillole sono emersi in questi mesi. «Gli eventi susseguitisi durante questo primo anno di consiliatura – scrivono i capigruppo – hanno appalesato, a volte addirittura in maniera plateale, la totale assenza di un rapporto di fiducia tra l’Amministrazione in carica e la maggioranza consiliare sancita dalle urne. In più occasioni, grazie alla condivisione d’intenti tra opposizione e parte dei consiglieri di maggioranza abbiamo assistito alla bocciatura nel merito delle scelte operate dall’Amministrazione, scelte ritenute di nessun interesse per la città di Messina». Secondo il Pd «l’attuale maggioranza, frutto di un’alleanza di partiti squisitamente elettorale, è priva di qualsivoglia comunanza d’intenti. È proprio per tale obbrobrio politico che siamo costretti ad assistere a meschine lotte di potere, poste in essere per garantire i particolari interessi di bottega».