Secondo la Ifa Consulting il danno subito dal Comune supera i 23 milioni di euro. L'inchiesta gestita dal sostituto procuratore Di Giorgio riguarda anche Taormina e Giardini e coinvolge sei bancari. Il commento dell'ex ragioniere generale Saja
Una storia iniziata nel 2002, che ha attraversato amministrazioni di diversi colori politici e commissariamenti, e che oggi finisce dritta tra i faldoni della magistratura. La storia è quella della finanza derivata (v. articolo correlato dell’11 dicembre scorso), una storia che ha causato una voragine nelle casse del Comune di Messina, ma non solo, nonostante il suo scopo originario fosse esattamente l’opposto, ovvero tutelare l’ente e dargli respiro. Adesso la vicenda segue due percorsi paralleli: il primo è quello avviato nell’ottobre scorso dalla giunta Buzzanca, la quale su proposta dell’attuale assessore al Bilancio Orazio Miloro (che ebbe idenitco incarico, seppur per pochi mesi, nel 2003), ha chiesto alla IFA Consulting s.r.l. una dettagliata relazione sullo stato di fatto; il secondo è quello intrapreso dal sostituto procuratore della Dda Vito Di Giorgio, il quale ha avviato un’inchiesta sulle manovre di finanza creativa dei comuni di Messina, Taormina e Giardini Naxos nell’arco temporale che va dal 2002 al 2007.
La relazione chiesta da Miloro è giunta a Palazzo Zanca il 27 febbraio scorso, e che il suo contenuto -scottasse- lo si era intuito subito, soprattutto dagli ostacoli che il solerte presidente della commissione Bilancio del Comune, Giuseppe Melazzo, trovava ogni qual volta tentava di entrarne in possesso. In sintesi, dalla relazione della IFA Consulting si evince che il danno subito da Palazzo Zanca è pari a 23 milioni 751mila 460euro. Ecco perché scottava. Tornando all’inchiesta, sul registro degli indagati sono iscritti anche sei funzionari di banca della Bnl che hanno gestito i rapporti di finanza derivata con i comuni di Messina, Taormina e Giardini Naxos, con l’ipotesi di reato di truffa aggravata ai danni di enti pubblici. Sotto la lente le cosiddette -clausole occulte-, ovvero conosciute solo a una parte.
Proprio su quest’ultimo punto, ma non solo, registriamo il commento di un ex ragioniere generale del Comune di Messina, Gaetano Saja, da sempre contrario al ricorso a strumenti di finanza derivata o -creativa-: «Parlare di -clausole occulte- lo ritengo offensivo alla intelligenza umana, in quanto sono da considerare legittimamente valide sole le clausole inserite, e quindi leggibili, nel documento contrattuale regolarmente approvato dall’organo competente (il consiglio comunale)». Saja va oltre: «Per convinzione personale – afferma – ho sempre sostenuto, rendendone partecipe gli organi di stampa on line nonché della carta stampata, della inopportunità di ricorrere alla finanza derivata o meglio a quella -creativa- targata Centorrino, assessore alle finanze della giunta Genovese, per risolvere i problemi finanziari del Comune di Messina. Non sono stato creduto, anzi denigrato da informatori della carta stampata che definirono -stucchevoli- le mie preoccupazioni sullo stato di salute della finanza comunale. Certamente l’operazione definita di -finanza creativa- ha consentito al nostro Comune un largo margine di respiro finanziario, dato che ha consentito un sostanzioso abbassamento dei margini relativi alla utilizzazione della anticipazioni di cassa, e quindi consentire all’amministrazione vigente di potere -tirare a campare- riversando, però, sui cittadini, un indebitamento da onorare ed oneroso da ammortizzare entro il 2036».
«Sono queste delle osservazioni – aggiunge Saja – che in precedenza ho avuto modo di esternare pubblicamente (nel 2006, da consulente del Comune di Milazzo, scongiurò che anche il sindaco Italiano facesse ricorso alla finanza derivata). Da oggi, necessariamente, cala il sipario sugli avvenimenti che riguardano il passato e se ne apre uno, molto più interessate che vede la -magistratura- protagonista. Non ci resta, pertanto, di attendere le conclusioni che, quali che siano, non potranno non vedere la nostra città, come al solito, soccombente alle bramosie ed alle aspettative personali dei politici di turno chiamati ad amministrarci».