Avviso di garanzia anche per l'allora esponente del governo regionale nell'ambito dell'inchiesta sulle nomine e la gestione del commissario Alagna
Messina – Era nell’aria e adesso è ufficiale: l’ex assessore Ruggero Razza è indagato a Messina nell’ambito dell’inchiesta sulle nomine e altri fatti gestionali all’Asp di Messina negli anni scorsi, quando era commissario di Asp Messina Bernardo Alagna.
Il ruolo della politica
L’esponente del governo regionale precedente, con la nomina alla sanità, compare nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari siglato dalle magistrate Roberta La Speme e Rosa Raffa, notificato recentemente dopo i vari “colpi di scena” che hanno caratterizzato gli accertamenti che coinvolgono, insieme a Razza e Alagna, anche il deputato Tommaso Calderone, il segretario Alessio Arlotta e il medico Domenico Sammataro, chiamato in causa per una ipotesi di truffa relativa alla gestione dell’emergenza da covid 19.
Razza indagato, i particolari
Indebita utilità a dare e promettere il reato ipotizzato dalla Procura nei confronti di Razza, per la nomina di Domenico Sindoni a direttore sanitario dell’Asp 5, nell’ambito delle “contrattazioni politiche” con il commissario Alagna.
Inchiesta complessa
La Procura aveva già considerato conclusi gli accertamenti, a gennaio scorso, notificando il relativo avviso a 10 dei 13 indagati iniziali. Successivamente Calderone aveva presentato una corposa documentazione al giudice per le indagini preliminari, chiedendo che l’inchiesta venisse “riaperta” per verificare la rilevanza di alcune intercettazioni, da lui indicate, che offrirebbero una diversa chiave di lettura degli eventi e che la Procura non avrebbe invece considerato nella giusta ottica. Istanza che il giudice ha accolto.
I colpi di scena
Non è il primo episodio di “dialogo” tra Procura e giudice sulla valutazione degli elementi che sono alla base delle ipotesi di reato. In precedenza il giudice, spiegando perché non aveva sospeso Bernardino Alagna come chiesto della Procura, aveva offerto una diversa interpretazione della ipotizzata corruzione nella nomina, puntando proprio a Palermo. Ecco perché il coinvolgimento dell’esponente del governo regionale negli accertamenti era in qualche modo probabile.
Nel nuovo atto di conclusione delle indagini preliminari che, spiega il giudice, sostituisce il precedente che contava 10 indagati, non compaiono gli altri nomi precedentemente avvisati. Ancora per loro non è stato adottato alcun provvedimento ma tecnicamente in questi casi si prefigura con molta probabilità uno stralcio e la successiva archiviazione.