La Procura insiste: rapporti tra politica e sanità provati. Le indagini, che partono da lontano
MESSINA – C’è attesa per la decisione del Tribunale del Riesame sulla richiesta della Procura di Messina, a margine dell’inchiesta su politica e nomine all’Asp di Messina, che insiste: l’ex commissario Bernardo Alagna e i tre medici dovevano essere sospesi. Il giudice per le indagini preliminari ha detto no alle misure cautelari, adesso tocca al Riesame giudicare quel rigetto; la decisione sarà nota nei prossimi giorni.
L’udienza
L’udienza è andata avanti a lungo ieri per sentire i difensori, tra loro gli avvocati Sandro Pruiti, Flavia Maria Buzzanca e Alessandro Cattafi. Nessuna “sorpresa” da parte dell’Accusa – titolare del caso è la sostituta Roberta La Speme – che non ha depositato ulteriori atti ma ha insistito sul fatto che i reati ipotizzati sono secondo gli inquirenti fondati, trovano riscontro negli atti di indagine, e quindi le misure vanno adottate.
L’inchiesta sulla politica
Agli atti ci sono due diverse inchieste, confluite a supporto di una unica richiesta del Pubblico Ministero. La prima risale al 2019 ed è in questo ambito che sono state intercettate alcune conversazioni dell’onorevole regionale Tommaso Calderone con conoscenti ed entourage. Al vaglio della Procura, nel fascicolo riunito, anche quelle del collaboratore Alessio Arlotta, intercettato anche a bordo di una “cimice” piazzata sulla Audi A6 adoperata per espletare le funzioni.
La guerra interna all’Asp Messina
Sotto la lente di Palazzo Piacentini sono andate anche la gestione della pandemia e la “guerra interna” all’Asp, scatenata dalla gestione dell’allora direttore Paolo La Paglia e culminate nella sospensione temporanea del direttore generale, nel febbraio 2021. Poco prima lo stesso direttore generale si era presentato in Procura per dire la sua sulle vicende relative ad appalti e affidamenti, al centro di un articolato esposto precedente. I finanzieri non tardarono a effettuare un blitz nella sede dell’azienda, tornandovi successivamente a più riprese per acquisire gli atti.
I bigliettini
Nel 2022 la discovery dei finanzieri e Procura non sembra arrivare a ipotesi di reato concrete, emerge dall’ordinanza di rigetto del giudice Ornella Pastore. Così il Pubblico Ministero chiede altri accertamenti, nuovi permessi per tenere attive le microspie e l’audizione di alcuni testimoni chiave. E’ così che a metà di quell’anno negli incartamenti entrano anche i “bigliettini” che qualche politico tramite i collaboratori fa recapitare all’Asp. La tesi della Procura è che sono bigliettini che contengono i desiderata su nomine e trasferimenti. E che secondo la segretaria interrogata sarebbero un costume comune in via La Farina, peraltro trasversali a molti partiti politici.
Politica e sanità
Un malcostume troppo generalizzato, scrive la giudice Pastore, che dovrebbe trovare un freno di contenimento in qualche riforma apposita, più che in indagini della magistratura. Il cuore dell’inchiesta sono quindi proprio le nomine, e lo stretto rapporto tra La Paglia e l’onorevole Calderone, che poi si riverbera, è questa la tesi, anche sulla nomina di Bernardino Alagna. “Il Gip sbaglia a non trovare traccia del do ut des tra politica e vertici Asp”, scrive in sostanza la Procura. Emblematica per gli inquirenti è la conversazione tra il direttore generale Asp e il politico per l’apertura di due posti letto sub intensiva covid al reparto di Barcellona. Il Dg fa presente che non ci sarebbe la necessità. Ma Calderone gli fa presente che potrebbero non servire, l’importante è che ci siano, che venga tagliato il nastro, così da poter diffondere il comunicato stampa e fare fronte alle tante richieste social e alle pressioni sindacali.
Da un dg all’altro
Anche la successione a La Paglia di Alagna, nominato ad agosto 2021, è vicenda che si inserisce nello stretto rapporto con Calderone, secondo la Procura, che porta a sostegno della propria tesi, oltre ai famosi “bigliettini”, un viaggio in auto di Calderone e Alagna, ad aprile 2021, alla volta di Palermo. Destinazione: l’abitazione del presidente dell’Ars Gianfranco Micciché, maggiorente siciliano del partito di Calderone. Al ritorno, in auto, è proprio Calderone che commenta: la serata è stata utile, c’erano tutti quelli che contano nel partito.
Ma che schifo uno deve leggere, che vergogna per la sanità.
Si spartiscono nomine ed indennità secondo una logica politica e clientelare. Scambi e piccoli favori a buon rendere e a volte è pure quasi legale. L’unica costante che non manca mai è la totale assenza di meritocrazia. Ormai è praticamente impossibile trovare qualcosa di legale. A volte ottengono un incarico per quel corso o quello stage spesso autentico ma basta fare un passo indietro per scoprire che avevano creato quel corso solo per pochi prescelti. Insieme alla condanna dovrebbero dare un punteggio che indica l’abilità nel saper trovare il vuoto legislativo che frega il compagno, un bel voto che tenga anche di quanto si è fortunati e miracolosamente assolti anche quando si è fortemente sospettati ma liberi di continuare con lo stesso lavoro e alla fine ci sono pure quelli come me che aspettano da anni perchè non hanno santi in paradiso o sono poco inclini a spartire una merenda tutta sudata e ciliegina sulla torta…provano pure quasi a segnalare e invocare un pizzico di correttezza in più…