La Procura appella il no del giudice alla sospensione, che bacchetta la "giungla" dei pizzini all'Asp di Messina
MESSINA – Il nome che spicca di più, iscritto nel registro degli indagati, è innegabilmente quello dell’onorevole regionale Tommaso Calderone. Ma non è certo l’unico politico che secondo la Procura di Messina “segnalava” i propri nomi all’ex manager dell’Asp Bernardino Alagna. Anzi, era una pratica diffusa e assolutamente “bipartisan”, quella di gestire attraverso “pizzini” che arrivavano al commissario, le richieste della politica. E’ questo lo spaccato che si intravede dagli atti dell’inchiesta del sostituto procuratore Roberta La Speme e della Guardia di Finanza sulla gestione dell’Asp di Messina, sfociata nei giorni scorsi nella richiesta di sospensione del commissario Alagna.
La sospensione rigettata
Richiesta rigettata dal giudice per le indagini preliminari Ornella Pastore che non intravede fondanti ipotesi di reato di corruzione, nella sua nomina e in quelle di altre vicende poi gestite da Alagna. Vede bene però il giudice, scrive lei stessa nel provvedimento di rigetto della richiesta di nomina, il malcostume dei “pizzini” dei politici recapitati brevi manu nell’ufficio di via La Farina, che lei stessa definisce una vera e propria “giungla”. Dopo l’interrogatorio di garanzia la Pastore ha detto no alla sospensione ma la Procura insiste e presenta appello.
Le cimici della finanza in via Geraci
Il calderone di indagine è però ampio e non riguarda soltanto i pizzini con le nomine in senso stretto ma l’ingerenza della politica in generale nel mondo della sanità, in particolare nell’era covid. Il fascicolo nasce infatti dalle dichiarazioni dell’ex direttore generale Paolo La Paglia, tre anni fa circa, e si allarga dopo le intercettazioni dei finanzieri che hanno piazzato le cimici all’Asp nel pieno della gestione della pandemia da covid 19.
L’ospedale di Barcellona e il Don Orione
Nel registro degli indagati insieme al parlamentare e agli ex vertici aziendali ci sono quindi anche i medici per i quali era stata chiesta la sospensione, poi accordata soltanto per uno di loro, il segretario particolare di Calderone Alessio Arlotta, dell’infermiere di Barcellona Felice Giunta e di Alessandro Amatori, dipendente di una ditta di forniture e servizi dell’ospedale di Barcellona.
Accanto alla tranche che riguarda l’ospedale della città del Longano, la Procura ha anche scandagliato e archiviato la vicenda del carteggio tra azienda sanitaria e Comune all’epoca della sindacatura di Renato Accorinti per consentire “l’accredito” del Don Orione. Senza, era l’ipotesi iniziale, il parere della Regione. Indagati e archiviati, insieme all’ex sindaco di Messina, anche l’allora dg Asp Gaetano Sirna e Marco Grossholz, all’epoca direttore sanitario della struttura di accoglienza del centro di Messina.
sinceramente……………..viene solo da ridere……..