Continua il dibattito sulla situazione politica di Palazzo Zanca in merito ai rapporti tra Buzzanca e la maggioranza che lo sostiene. L’ex consigliere comunale dice la sua attraverso una lettera aperta
L’ex- consigliere comunale del partito democratico Loris Foti interviene, attraverso una lettera aperta, nel dibattito apertosi sulla situazione politica di Palazzo Zanca che tiene banco in questi giorni di rientro dopo la pausa estiva. Una situazione di cui si palerà quasi certamente nell’odierna seduta del consiglio comunale, con la maggioranza che dovrà dare un segnale circa i propri rapporti con il sindaco Giuseppe Buzzanca.
“Nel corso di questo anno di nuova gestione amministrativa della città, tante sono state le occasioni in cui avrei voluto esprimere una opinione, un consiglio o semplicemente una riflessione rispetto ai principali temi affrontati dagli organi istituzionali cittadini. Ma altrettante volte ho ritenuto opportuno evitare qualsiasi intervento per il rispetto istituzionale che si deve ad ogni soggetto politico nell’espletamento (personalizzato) del proprio mandato – scrive Foti -. Ogni attività della nostra vita, sia essa lavorativa, sociale o di impegno politico, viene vissuta nel tempo in cui la stessa avviene e assume caratteristiche che non sempre possono essere efficacemente prese ad esempio con analoghe esperienze di altri. Su un tema però mi permetterò di consegnare al Sindaco della nostra città delle riflessioni che ritengo possano essere ancora attuali ed efficaci e cioè sul rapporto tra il ruolo che ricopre e i Consiglieri Comunali, considerazioni che traggono origine dalla personale esperienza maturata prima come consigliere di minoranza e successivamente nella qualità di capogruppo di maggioranza”.
Secondo Foti traspare in tutta evidenza, anche al più disattento dei cittadini messinesi, l’ incolmabile distacco relazionale, ancorché politico, che separa il Sindaco da ogni singolo consigliere della coalizione che lo ha sostenuto nella corsa alla sindacatura. “L’impressione che se ne trae – scrive – è quella che se dipendesse dal primo cittadino egli farebbe immediatamente emanare un decreto d’urgenza (ad personam) per cassare definitivamente dagli organi amministrativi quel fastidioso orpello che per lui appare il Consiglio Comunale. Su questa linea si ritroverebbe, non sempre a torto, quella parte di cittadini messinesi ormai logorata da continui conflitti improduttivi. Conflitti originati, oltre che da una volontaria carenza di interlocuzione diretta, che rischia di sfociare nella supponenza, anche da una mancata condivisione di obiettivi comuni nell’interesse della città. Non sfugge a nessuno che spesso il consigliere comunale (o Circoscrizionale) abbia a rappresentare singole e a volte forzate istanze provenienti da vari settori del territorio comunale, ma quand’anche così fosse, non mi sentirei di censurare a priori tali richieste se veramente finalizzate al bene comune. Per altra parte, non bisognerebbe mai dimenticare che la composizione del consiglio comunale di una città, altro non è, nel bene e nel male, che la rappresentazione politica di deleghe democraticamente affidate dai cittadini nel segreto dell’urna elettorale. E’ pertanto lo spaccato sociale della nostra comunità locale. Non aderire a talune richieste, quelle realmente finalizzate al raggiungimento di un interesse collettivo, significherebbe tradire al tempo stesso quella parte di cittadini che indirettamente lo hanno sostenuto. Ancor più grave, appare, negare quantomeno l’ascolto. Perché al Sindaco compete la selezione delle istanze socialmente sostenibili da qualunque parte politica esse provengano”.
Poi l’ex-consigliere comunale si rivolge direttamente al primo cittadino, proprio in merito ai rapporti con il civico consesso: “Bisognerà ammettere che non risulta compatibile con la funzione di Sindaco, l’andarivieni dai salotti della Regione Siciliana, poiché anche quando si riuscisse a strappare dalle grinfie delle città di Catania o Palermo una qualche elargizione, questa stessa rischierebbe di vanificarsi nel mancato confronto che è preliminarmente dovuto (anche per legge) con il consiglio comunale. Confronto che sarebbe dovuto, quantomeno, per credito arretrato nel rispetto del ruolo del consigliere comunale, che la legge regionale ha indissolubilmente legato alle sorti del Primo Cittadino, se è vero, come è vero, che in passato, i suoi errori personali sono irresponsabilmente ricaduti su incolpevoli rappresentanti cittadini. Confronto con un Consiglio Comunale che, nelle sue migliori rappresentazioni , spesso può costituire un autentico organo di controllo e un argine a difesa di derive gestionali esercitate dall’ Amministrazione a tutela di interessi di parte a volte manifesti , ma più spesso occulti. E’ il caso del Triennale delle opere Pubbliche? E’ il caso della Commissione Ponte? Al Sindaco, non si chieda (come ha invece fatto il suo predecessore) di esercitare un presidio produttivo quotidiano dalle 7 del mattino fino alle 8 di sera, né di aprire la propria ovattata stanza anche ai singoli cittadini, né di dialogare personalmente con ogni gruppo di persone desiderosi di manifestare un proprio disagio sociale – poiché questo attiene alle singole sensibilità personali – ma si pretenda – l’impegno costante per ristabilire le condizioni minime di continuità amministrativa nel rapporto con la sua coalizione. Ove in questo dovesse continuare a fallire, per il bene collettivo, ne tragga le dovute conseguenze”.
Foti dichiara infine di condividere appieno la provocazione politica formulata dai gruppi consiliari di opposizione, ai quali, secondo lo stesso esponente del Pd, avrebbero apposto il proprio sigillo anche alcuni intellettualmente onesti consiglieri di maggioranza. “Una opposizione che avrebbe potuto, ulteriormente strumentalizzare, le discrasie emerse in questo anno tra amministrazione attiva e consiglieri di coalizione – conclude – ma ha, invece, correttamente e responsabilmente scelto una linea di denuncia politica finalizzata al fare e non al distruggere. Adesso però, ampiamente finito il tempo del rodaggio, in assenza di segnali che manifestino delle reali inversioni di tendenza in ogni settore della vita sociale della città, corre l’obbligo di ricercare unitariamente le condizioni affinché l’ opposizione consiliare, il Partito Democratico e tutte le altre forze sociali disponibili, si attivino, con atti concreti, per risvegliare le tante coscienze cadute nell’oblio o rimaste temporaneamente sopite che aspettano solo un segnale credibile per una seria mobilitazione etica e morale”.
EDP-ER