Politica migratoria del governo: la discontinuità tradita

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Autore Esterno

Politica migratoria del governo: la discontinuità tradita

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giovedì 06 Agosto 2020 - 13:22

Il governo Conte fa la voce grossa sui migranti con i Decreti sicurezza di Salvini ancora in vigore

Le navi dello Ong sotto sequestro penale o ammnistrativo, il Cara di Mineo perno del sistema nazionale di accoglienza chiuso, gli Sprar svuotati, i percorsi di protezione depotenziati, quelli di inclusione lasciati al caso. Sembra l’Italia di Salvini invece è quella di Zingaretti: sotto lo stesso orizzonte il sogno dell’uno e l’incubo dell’altro.

I Decreti sicurezza di Salvini

Caduto un anno fa l’esecutivo M5S-Lega, non senza riserve il segretario del Pd aveva accettato di subentrare a Salvini puntando le sue carte sulla “discontinuità”. Una parola difficile quando a un Conte succede lo stesso Conte e quando la posta della discontinuità viene giocata soprattutto sulla politica migratoria. I ministri del Pd, in altre parole, avrebbero dovuto mandare in soffitta i due Decreti sicurezza di Salvini che hanno distrutto il sistema nazionale dell’accoglienza in situazione di emergenza, nato nel 2011 all’esplodere delle Primavere arabe, su iniziativa del primo ministro Berlusconi e del titolare del ministero dell’Interno, Maroni. Dopo Monti, il meccanismo, che si reggeva sul Cara di Mineo, è stato stabilizzato e arricchito da progetti di inclusione, dai governi di centrosinistra che si sono succeduti nella scorsa legislatura. La scure annunciata da Salvini non si è fatta attendere: due decreti tramutati in legge dalla maggioranza gialloverde sono bastati per mettere il sistema in liquidazione e, per evitare il “fastidio” di fare in conti con la presenza di migranti in fuga, l’allora ministro dell’Interno ha inaugurato la politica dei porti chiusi, sfidando l’Onu, l’Unione Europea, il diritto degli esseri umani a essere trattati da esseri umani.

Dopo il giuramento del nuovo governo, l’intenzione di mettere mano in fretta alla questione dei migranti in fuga da guerre o alla ricerca di dignità e futuro, ai ministri dem e non solo, non è mancata: calendario alla mano c’era da superare la resistenza del grillismo di destra, ma bisognava prepararsi a una nuova, immancabile “emergenza umanitaria” e all’arrivo dell’estate, quando il mare calmo incoraggia i viaggi dalla Libia e dalla Tunisia, quest’anno più frequenti che mai.

Rimettere in moto la macchina dell’accoglienza

La doppia emergenza Covid – sanitaria e sociale – ha poi modificato le priorità, ma è possibile che abbia fatto dimenticare che l’estate, con il suo carico di speranze, barchini e barconi, bussava alle porte? Possibile che Zingaretti e i suoi ministri abbiano scordato che bisognava, e in tutta fretta, rimettere in piedi la macchina dell’accoglienza?

Il risultato è davanti a noi: una prevedibile emergenza umanitaria gestita senza strumenti oltre quelli repressivi (che, però, sembrano inefficaci a giudicare dal numero dei fuggitivi), mentre le decisioni prese dal ministero dell’Interno hanno il sapore dell’improvvisazione. Un esempio per tutti è la tendopoli che la Croce Rossa sta realizzando a Vizzini, nel deposito dismesso dell’Aeronautica militare. Imposto al territorio, il progetto ha incontrato l’opposizione di tutte le amministrazioni del Calatino e scatenato la reazione di Lega e Fratelli d’Italia che di fronte ai migranti. Come sempre puntano sull’effetto paura. E mentre il cattolicesimo sociale di Mcl spiega che la soluzione “rischia di non tutelare la dignità dei migranti e mortificare la vocazione produttiva dell’area”, le forze di centrosinistra non riescono a trovare argomenti per dialogare con il territorio.

Nino Arena

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