Continuano i lavori nella prima commissione consiliare della Provincia, mentre l'Amministrazione vuole proseguire sulla strada tracciata: lasciare tutte le partecipate inoperose e inutili. Intanto spuntano tre delibere del 1999, che prevedevano la nascita di altrettante società che dovevano costruire quattro porticcioli sul territorio messinese
La Prima commissione consiliare della Provincia Regionale si è riunita stamattina, con carattere d’urgenza, per discutere della proposta di deliberazione avente per oggetto la messa in liquidazione della ‘Società Nettuno S.p.a’. Un percorso che sancirà definitivamente il fallimento di un progetto lungo undici anni e legato a questa società mista nata con l’obiettivo di creare un mega porticciolo turistico nella riviera nord di Messina, ma che in realtà ha prodotto molto poco e speso invece parecchio, fino alla dichiarata erosione del proprio capitale sociale.
L’obiettivo è stato annunciato da tempo dal Comune di Messina e dalla Provincia Regionale: i due Enti hanno intenzione di lasciare la società, che andrà in liquidazione. Un percorso che però dovrà passare dai due consigli, chiamati a deliberare ‘cancellando’ ciò che avevano sposato (ovviamente attraverso rappresentanti diversi), ormai oltre un decennio fa. -Siamo in una fase di studio – ha dichiarato stamattina il presidente della prima commissione Roberto Gulotta. Aspettiamo di conoscere i numeri e vedere tutte le carte per capire fino in fondo l’utilità di potere chiudere questa società-. Il consigliere fa riferimento anche al nuovo piano regionale che prevede la costruzione di diversi porticcioli turistici sul territorio siciliano: -Bisognerà capire se potrà esserci un coinvolgimento degli Enti Locali – continua Gulotta – e soprattutto se la Nettuno potrebbe avere ancora un ruolo-. Se così fosse, liquidarla per crearne una nuova potrebbe risultare inutile. Oltre ad una questione di ‘utilità’, c’è l’aspetto economico da non ignorare. Il Comune di Messina, che detiene il 41% delle quota azionarie, ha sborsato lo scorso giugno oltre 29mila euro per ripianare le perdite della società, circa 51mila euro secondo il bilancio 2007, approvato nell’aprile del 2008. Dopo anni e anni di sprechi senza alcun risultato, tra i quali possiamo considerare anche i 12 mila annui per il presidente, i 3 mila euro per gli altri consiglieri, consulenze ed incarichi vari di progettazione, andrebbero aggiunti i ‘naturali’ costi di liquidazione e di chiusura dei conti (incarico commissario, saldo delle perdite, etc). Una responsabilità che difficilmente la commissione deciderà di assumersi, astenendosi e passando la palla al consiglio. Responsabilità di questo fallimento, che secondo diversi componenti della commissione stessa, dovrebbe essere ripartita tra coloro che hanno permesso per anni che questo carrozzone si mantenesse in vita attraverso finanziamenti e chi non è riuscito a produrre mai nulla di concreto.
Tra i componenti della commissione che appoggiano la scelta dell’Amministrazione provinciale, c’è il rappresentante del Pd Francesco Italiano, che ha però precisato: -Giusto lasciare tutte le società partecipate inutili come questa, che sono solo contenitori per poter ‘piazzare’ altre persone. La Provincia non ha nessuna competenza per ciò che concerne i porticcioli, segnale che negli anni questo tipo di politica è stata riproposta solo per gettare fumo davanti agli occhi della gente. Pensiamo invece a tutte le materie di nostra competenza, come ad esempio gli Ato rifiuti. E rendiamoci conto che nessuna delle sei società d’ambito riesce a fornire ai cittadini un servizio degno rispetto a quanto viene pagato-.
Intanto la Nettuno Spa va verso un futuro che appare scontato. Una barca in alto mare, è il caso di dirlo, che però potrebbe ancora nascondere sorprese. In questi giorni di lavori della commissione infatti, è saltato fuori un dettaglio non da poco, sconosciuto ai più, perfino a quasi tutti i consiglieri. Nel 1999, il Consiglio Provinciale, insieme alla delibera di costituzione della Nettuno Spa, ne approvo altre tre contenenti la nascita di altrettante società che dovevano costruire quattro porticcioli in provincia: l’Eureka per due progetti ad Alì e Sant’Alessio, la Eolo Spa per Patti e la Tyndaris per Tindari. Delibere che dopo avere ottenuto parere negativo dal Coreco (Comitato Regionale di Controllo), sono state messe da parte, differentemente da quanto accaduto per la Nettuno. La Provincia infatti, per riuscire a mettere in piedi questa società, presentò ricorso al Tar ottenendo una sentenza favorevole che diede il via libera alla sua nascita. Quello che fa riflettere, è che i motivi per i quali la Coreco diede parere negativo alle delibere furono uguali per tutte le quattro società, ma mentre le prime tre furono accantonate, sulla Nettuno si decise di insistere.