Le procedure “rimbalzano” tra Regione, Comune, Iacp e Urega: il risultato è che i progetti che hanno già decreti di finanziamento per 62 milioni sono fermi al palo. Il capogruppo del Pdl Capurro: «Si addebiteranno alla politica responsabilità che appartengono all’Iacp»
Il 2010 ha il potenziale per essere l’anno della svolta per il risanamento. Qualche giorno prima di Natale l’allora assessore regionale ai Lavori pubblici Nino Beninati, prima di venire “defenestrato” dal governatore Lombardo, aveva presentato il pacchetto di progetti per i quali erano stati sbloccati fondi per 62 milioni di euro (in approfondimento il dettaglio). Tutto, però, rischia di essere rallentato dall’elefantiaca macchina burocratica che sta dietro al risanamento. Troppi soggetti coinvolti possono rappresentare, il più delle volte, un ostacolo piuttosto che un vantaggio, e questo sembra uno di quei casi. Nel risanamento hanno competenze diverse Regione, Comune, Iacp e Urega. Proprio tra questi ultimi due soggetti è avvenuto un cortocircuito, che è stato oggetto di discussione dell’ultima seduta della commissione consiliare Risanamento di Palazzo Zanca.
Il punto, illustrato dal capogruppo del Pdl Pippo Capurro (nella foto), è il seguente: i progetti esecutivi e finanziati dalla Regione sono fermi agli uffici dell’Urega, in quanto quest’ultimo ha ricevuto dall’Iacp la documentazione propedeutica ai bandi di gara in maniera incompleta. In particolare, ha spiegato l’ing. Clemente D’Aveni dell’Urega, «l’Iacp ha inviato il 23 dicembre scorso le richieste di espletamento delle gare d’appalto per quegli interventi , incomplete però dei bandi di gara e dei relativi disciplinari. I progetti di gara d’appalto dovrebbero pervenire all’Urega una volta espletati i passaggi propedeutici, ultimo dei quali la determinazione del dirigente della stazione appaltante che attesta essere tutto pronto per procedere col bando e per assumere impegni col futuro contraente».
Secondo l’ing. Achille D’Arrigo dell’Iacp, però, «gli interventi in argomento non sono pronti per i bandi di gara, quindi non si può addebitare all’Iacp alcun ritardo. Si tratta di progetti finanziati ai sensi delle legge regionale n. 10 che non prevede procedure straordinarie, soprattutto per l’espropriazione dei terreni. E’ necessaria, infatti, la dichiarazione del direttore dei lavori sulla disponibilità delle aree. Riconosco di aver inviato all’Urega quelle note quasi “per errore”, perché la Regione non è riuscita a trasmettere in tempo i decreti di “spendibilità”. Ribadisco: aver ottenuto il finanziamento regionale non significa che il cantiere può partire, in altri casi è stato possibile solo perché non bisognava procedere all’espropriazione di terreni privati».
Il punto è che, ancora una volta, la “svolta” del risanamento dovrà essere rinviato per lungaggini burocratiche che, all’occhio della gente, risultano fastidiose e figlie di un sistema che troppo spesso si “arrovella” su se stesso generando pochi frutti alla comunità. «Il ritardo – afferma Capurro – inevitabilmente finirà per essere addebitato alla classe politica, magari da parte della stessa Regione Sicilia che lamenterà la mancata cantierizzazione di interventi già finanziati, quando invece le responsabilità sono da ricercarsi nell’Iacp».
(foto Sturiale)